Dalla fase transitoria per i precari alle 70 mila assunzioni da attuare entro il 2024: i temi caldi del reclutamento docenti

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Oggi, martedì 17 gennaio alle ore 17,30, è previsto un incontro importante fra il capo gabinetto del Ministero dell’Istruzione e del Merito e le organizzazioni sindacali sul tema del reclutamento, che come sappiamo occupa un posto rilevante all’interno delle riforme del Pnrr già approvate.

Nonostante si tratti di un incontro di natura tecnica e non politica, data l’assenza del Ministro Valditara, c’è grande attesa per conoscere i piani di Viale Trastevere che sicuramente ha una riforma da cui partire, contenuta nella legge 79/2022 ma che già dalle prime settimane di lavoro di Valditara si ragiona su come attuarla nel concreto e come superare alcuni ostacoli.

Partiamo da quello che sappiamo: il capo del dicastero di Viale Trastevere vuole completare il percorso avviato dal suo predecessore, Patrizio Bianchi, ma se possibile apportando alcune modifiche.

Fase transitoria per i precari

In primis, Valditara ha più volte fatto riferimento, seppur in maniera non approfondita, alla risoluzione del precariato: “Il reclutamento del personale docente rappresenta uno dei passaggi più difficili di tutta la gestione amministrativa. L’Alto numero di aspiranti rappresenta l’attrattività della professione ma è anche il sintomo della presenza di elementi patologici da un lato del problema del precariato e dall’altro al fatto che da tempo non vengono espletate procedure certe, stabili e ricorrenti”, ha detto recentemente il Ministro, aggiungendo infatti come siano necessarie “alcune migliorie anche in relazione alla riduzione del precariato e i percorsi transitori necessari“.

L’obiettivo è preciso – spiega Valditara: realizzare un quadro transitorio che a regime sia in grado di garantire la qualità del profilo docente e di attrarre quanti vogliano affacciarsi alla professione, garantendo il necessario rinnovamento generazionale“.

Fase transitoria che in realtà è già prevista dalla legge 79/2022 ma che evidentemente secondo Valditara (e i sindacati) non corrisponde alle reali necessità.

Il quadro a regime del reclutamento, come previsto dal Pnrr, si compone in questo modo:

  1. I percorsi abilitanti da 60 CFU, con prova scritta e lezione simulata. La prova scritta sarà costituita da un’analisi critica del tirocinio scolastico effettuato durante il percorso.
  2. Procedura concorsuale. L’accesso al concorso avviene o con l’abilitazione o con il requisito di 3 anni di servizio nella scuola statale, nei cinque anni precedenti, di cui almeno 1 nella classe di concorso. Per chi partecipa al concorso con l’abilitazione e lo vince c’è l’assunzione a tempo indeterminato. Per chi partecipa senza abilitazione (con il requisito di servizio) è prevista la sottoscrizione di un contratto annuale di supplenza (31 agosto) durante il quale il docente sostiene un percorso formativo da 30 CFU, che se superato positivamente da diritto all’assunzione con contratto a tempo indeterminato.
  3. Il docente, una volta sottoscritto il contratto a TI, sostiene il periodo di prova con test finale, come da DM 226/2022 e in caso di esito positivo è definitivamente confermato in ruolo.

Prevista, come accenavamo, una fase transitoria, valida fino al 31 dicembre 2024 che prevede:

  1. Attivazione di percorsi formativi da 30 CFU che danno accesso ai concorsi fino al 31 dicembre 2024, oppure accesso con i 24 CFU, purché acquisiti entro il 31 ottobre 2022.
  2. Procedura concorsuale. Per chi risulta vincitore sottoscrizione di un contratto annuale (31 agosto), completamento del percorso universitario e accademico di formazione iniziale per 30 CFU, che in caso di esito positivo da diritto all’assunzione a tempo indeterminato.
  3. Il docente, una volta sottoscritto il contratto a TI, sostiene il periodo di prova con test finale, come da DM 226/2022 e in caso di esito positivo è definitivamente confermato in ruolo.

Sono inoltre previsti corsi da 30 CFU rivolti ai docenti già abilitati in altra classe di concorso o altro grado e per i docenti specializzati e assunti su sostegno, ma privi dell’abilitazione sulla disciplina.

Le organizzazioni sindacali, piuttosto perplessi dalla riforma Bianchi, invece puntano da un lato su concorsi regolari da bandire e dall’altro, per assorbire il precariato, e dall’altro sulle assunzioni in ruolo da GPS.

70 mila nuovi insegnanti da assumere entro il 2024: mission impossible

La fase transitoria ha una data di scadenza: 31 dicembre 2024. Data che, molto probabilmente, come abbiamo riportato in precedenza, non potrà essere rispettata. Gli accordi con l’UE prevedono infatti che entro quel termine si riescano ad assumere 70 mila nuovi insegnanti proprio con le nuove regole. Un obiettivo al momento altamente improbabile.

Per raggiungere il target di 70 mila assunti entro il 2024 come prevede la riforma del Pnrr, non ci sarebbero i tempi tecnici dato che ancora manca il Dpcm che regola la formazione e abilitazione dei nuovi insegnanti. Per questo, una delle informazioni che potrebbero già trapelare nell’incontro odierno, potrebbe essere proprio questa, di una richiesta già effettuata o da effettuare a breve di prorogare la scadenza.

Senza il DPCM formazione iniziale resta tutto fermo

Senza i decreti attuativi che diano seguito alla formazione iniziale, non si potranno avere nuovi assunti, anche con la fase transitoria. L’ipotesi è lo slittamento di 1 o 2 anni dell’obiettivo richiesto.

Recentemente, le parole della Ministra dell’Università Anna Maria Bernini, hanno iniziato a far luce su alcuni aspetti in merito che possono aiutare a comprendere la tempistica da impotizzare: “Condividiamo – ha proseguito il ministro – la finalità di definire i contenuti del Dpcm in tempi brevi, auspicabilmente entro il mese di dicembre, permettendo così di confermare l’obiettivo temporale di avere la finestra di accreditamento nella prossima primavera, e quindi l’erogazione dei percorsi formativi nell’anno accademico 2023/2024″.

Al momento manca il Dpcm ma già si intuisce che se dovessero partire realmente i primi corsi di formazione nell’anno accademico 2023/2024 non ci sarebbe il tempo di fornire i nuovi insegnanti entro il 31 dicembre 2024.

Cosa dovrà contenere il Dpcm?

  • i contenuti e la strutturazione dell’offerta formativa corrispondente a 60 CFU/CFA, di cui almeno 10 di area pedagogica, comprendente attività di tirocinio diretto e indiretto non inferiore a 20 CFU/CFA. Per ogni CFU/CFA di tirocinio, l’impegno in presenza nelle classi non può essere inferiore a 12 ore. I
  • il numero di crediti universitari o accademici riservati alla formazione inclusiva delle persone con disabilità
  • la percentuale di presenza alle attività formative necessarie per l’accesso alla prova finale
  • le modalità di svolgimento della prova finale del percorso universitario e accademico, comprendente la prova scritta e orale.

Nell’ambito dei 60 CFU sarà comunque riconosciuta la validità dei 24 CFU/CFA già conseguiti quale requisito di accesso al concorso secondo il previgente ordinamento.

Il decreto stabilirà poi i criteri per il riconoscimento degli eventuali altri crediti maturati nel corso degli studi universitari o accademici, purché strettamente coerenti con gli obiettivi formativi.

Il costo di partecipazione al corso è interamente attribuito ai corsisti ma vi sarà un prezzo “calmierato” ossia la proposta di un tetto massimo che le Università potranno proporre.

Modifiche ai concorsi

C’è poi il capitolo concorsi. Valditara ha detto chiaramente di voler mettere mano anche sulle procedure concorsuali, al centro di polemiche negli ultimi anni.

Il comma 10 all’articolo 46, alla lettera a della legge 79/22 dice infatti, a proposito dei concorsi, che saranno banditi ogni anno e che ci sarà il “sostenimento di una prova scritta con più quesiti a risposta aperta per i concorsi banditi a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato sulla disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipa, nonché sulle metodologie e le tecniche della didattica generale e disciplinare, sull’informatica e sulla lingua inglese“. 

Dunque già spariscono le contestate prove a crocette, al centro delle polemiche degli ultimi concorsi ordinari. A partire da ciò al momento non conosciamo le reali intenzioni del Ministro. Chissà se già arriverà qualche anticipazione dall’incontro del 17 gennaio…

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