Dal Regno d’Italia alla Repubblica, il Testo Unico che seppellisce leggi fasciste e decreti antichi: via 30.000 atti in un colpo solo

Il Parlamento è alle prese con una delle più imponenti operazioni di semplificazione legislativa della storia repubblicana. Il Testo Unico in esame al Senato, già approvato dalla Camera, abroga in un colpo solo oltre 30.000 atti normativi emanati tra il 1861 e il 1946. Si tratta di un vero e proprio scavo archeologico giuridico che cancella regi decreti, leggi fasciste, decreti luogotenenziali e altre disposizioni ormai obsolete.
Come segnala Adnkronos, l’importanza dell’intervento emerge dai numeri: secondo l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, dal 1861 al 2023 sono stati adottati 204.272 atti normativi, di cui solo 94.062 erano stati finora abrogati. Tra le norme che scompariranno ci sono:
- La tassa sul bestiame nella provincia di Roma
- Il dazio sulle bevande vinose a Vicenza
- La tassa sui cani a Codigoro
- Il pedaggio per il trasporto dei marmi a Massa
Dagli stipendi dei bidelli alle deroghe sul lavoro minorile: le curiosità storiche
L’abrogazione fa emergere un patrimonio storico-giuridico di straordinario interesse. Alcune norme raccontano l’Italia di un tempo:
- Il regio decreto del 1863 che fissava gli stipendi dei bidelli dell’Università di Siena
- La disposizione del 1882 che autorizzava Porretta a chiamarsi “Bagni della Porretta”
- Il decreto luogotenenziale del 1915 che introduceva deroghe al lavoro minorile durante la Grande Guerra
Particolarmente significativi i decreti luogotenenziali del periodo 1944-1946, quando Umberto II esercitava i poteri per conto del padre Vittorio Emanuele III. Gli atti rappresentano una testimonianza unica del passaggio dal Regno alla Repubblica.
I precedenti e ciò che resta da fare
L’operazione attuale non è la prima del genere:
- Nel 2008 furono abrogati 3.370 atti primari
- Nel 2009 il decreto “salva leggi” ne preservò 3.300 ritenuti ancora necessari
- Tra il 2009 e il 2010 si procedette all’abrogazione di oltre 150.000 atti tra primari e secondari
Tuttavia, rimangono fuori dal provvedimento:
- Gli atti di “difficile abrogazione”
- Le norme che potrebbero creare lacune nell’ordinamento
- I provvedimenti che richiedono ulteriori verifiche
Il lavoro di semplificazione normativa appare dunque ancora incompleto, ma l’intervento rappresenta un passo verso un ordinamento più snello e moderno. Con una curiosità: alcune di queste leggi “antiche” erano ancora teoricamente applicabili, dimostrando quanto sia complesso liberarsi del passato giuridico del nostro Paese.