Dal latino all’intelligenza artificiale, la visione di Valditara: “Se non sappiamo da dove veniamo non potremo costruire un futuro solido”

“Il segreto è guardare indietro per andare verso il futuro: e se non abbiamo la consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo, quali sono i valori elaborati dalla civiltà occidentale non potremo costruirci un futuro solido, rischiamo il porto delle nebbie”.
Sono le parole del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ai microfoni di ‘Radio Libertà’. Nel suo intervento il capo del dicastero di Viale Trastevere parla prima del latino, balzato agli oneri delle cronache dopo l’annuncio che nelle nuove indicazioni nazionali si lavora per inserirlo già alle scuole secondarie di primo grado, e poi si concentra sull’intelligenza artificiale.
L’importanza del latino
“Noi abbiamo investito risorse importanti nella digitalizzazione e nell’intelligenza artificiale, nel 2023 abbiamo approvato le nuove linee guida sulle materie Stem“, ricorda il Ministro
“Ma in una società dove l’intelligenza artificiale sta diventando così centrale – osserva – se non si ha la consapevolezza dei grandi valori dell’umanesimo rischiamo l’anonimizzazione: non sarà certo il robot a ispirare le grandi scelte strategiche e la convivenza tra le persone”.
A sostegno di questa tesi, Valditara spiega: “aver studiato bene il latino mi ha dato tante cose, innanzitutto una capacità di ragionamento logico. Se sono riuscito a diventare professore di diritto romano, credo che quella logica che ti insegni il latino in qualche modo l’abbia esercitata poi anche la consapevolezza dei grandi valori della nostra tradizione, della nostra civiltà e senza questa consapevolezza io credo che sia difficile poter avere anche talvolta quel distacco dagli affanni dai problemi“.
L’intelligenza artificiale
Sulla sperimentazione dell’intelligenza artificiale a scuola, il Ministro ricorda: “siamo fra i primi paesi che hanno deciso di avviare questa applicazione dell’intelligenza artificiale nella didattica utilizzando questi assistenti virtuali che poi sono dei programmi che presuppongono l’utilizzo del computer che servono sia al docente sia allo studente per personalizzare la didattica sia al docente per verificare lo stato dell’apprendimento lo studente e per programmare esercizi per individuare modalità di studio sempre più efficaci che portino ad un miglioramento costante degli apprendimenti”.
“Tutto questo però – avverte Valditara – deve essere chiaro deve svolgersi sotto la guida sotto la direzione del docente che risulta un elemento all’interno della comunità scolastica decisivo strutturale“.
Come funziona l’assistente virtuale
La sperimentazione dell’intelligenza artificiale a scuola, che durerà due anni, prevede l’utilizzo di un software che si può installare su Google Workspace, inizialmente focalizzato sulle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e sulle lingue straniere.
L’intelligenza artificiale, sotto forma di assistente virtuale, sarà in grado di individuare le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti e di segnalarle sia al docente che all’alunno stesso. A quel punto, il docente, adeguatamente formato, potrà intervenire in modo mirato per aiutare lo studente a superare le difficoltà.