Dal 5 gennaio al 15 gennaio il silenzio. Non era così importante la scuola? Lettera

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Inviata da Maria Giuliana Anelli – “ Avanti con la scuola in presenza e in sicurezza”. Afferma il ministro Bianchi. Dirigenti, docenti , allievi e famiglie ad aspettare sino alla sera del 5 gennaio le decisioni. Da due anni dirigenti, docenti, allievi e famiglie fanno come l’asinello di oraziana memoria che abbassa le orecchie e si rassegna. E va avanti. Fa quello che può. Sconsolato si trascina, sempre più stanco, tra i meandri di decisioni politiche dell’ultima ora e poco consapevoli ( ? ) della realtà.

Spero davvero con poca contezza della ordinaria quotidianità della scuola. La scuola di tutti i giorni. Lo spero perché allora ci sarebbe almeno una giustificazione, non tanto consolante, a tanta mancanza di responsabilità e di condivisione.
Che la scuola in presenza sia la cosa migliore è un dato di fatto. Che la si voglia tale per miope ostinazione politica è un’altra cosa. Ognuno si vada a vedere le misure prese. Ma si vada a vedere, solo per fare un esempio, anche i numeri dei contagi e le situazioni delle ASL ( già in crisi un mese fa per i tracciamenti ).

Gli asinelli oraziani tornano in classe, in aule semivuote, alla ricerca di mascherine FFP2/FFP3, contando se i ragazzi positivi a casa sono 2 o 3 o 4, collegando il PC per la DDI o DAD, verificando se quelli che sono in classe sono vaccinati o guariti da più di 120 giorni.
Nelle consultazioni ministeriali, quanto sono stati ascoltati i Dirigenti delle scuole o gli insegnanti ? Torniamo, dunque , in presenza, in sicurezza e in serenità. Con le orecchie sempre più basse.

Conferenza stampa del Ministro Bianchi e del Premier Draghi del 10 gennaio, dove, con una calma olimpica, sia l’uno che l’altro evidenziano la possibilità di aprire le scuole in sicurezza ( numeri alla mano) e il valore della scuola come caposaldo della democrazia.

Non rispondenti alla realtà i numeri. Anche altro non corrisponde alla realtà. Piccolo particolare in merito alle affermazioni pubbliche fatte in quella occasione: i dirigenti stanno cercando ancora adesso supplenti per coprire cattedre scoperte.

Lo sappiamo, caro Premier Draghi, che la scuola è fondamentale per la nostra società, per i nostri ragazzi
e per le loro famiglie.
Lo “viviamo” tutti i giorni . Lei? Certo le sue priorità e il suo mestiere sono altra cosa e ci sta. Non ci prenda in giro , però.

Mi scusi, ma alla domanda della giornalista che le chiedeva, in quella conferenza del 10 gennaio, quali misure il governo aveva preso in vista della riapertura delle scuole lei non ha risposto.
Il vostro invito alla unità e alla responsabilità lascia un po’ perplessi , confusi, se non sconfortati.
E, permettetemi, vi rende poco credibili. Dopo il 5 gennaio, sulla scia delle inevitabili polemiche , le prime pagine dei quotidiani traboccano di Dad non Dad, contagi, protocolli, tracciamenti.
In questi giorni il silenzio. Domanda al ministro e al premier. Ma anche ai giornalisti. Non era così importante la scuola? Non era al centro dei vostri pensieri? Avete verificato se tutto funziona, come prospettato dalle vostre parole? Siete andati, invitati più volte dai docenti e dai Dirigenti, in qualche scuola a vedere cosa succede ogni giorno? Una scuola qualsiasi, un giorno qualsiasi.
Giovedì 14 gennaio sciopero in Francia di docenti e dirigenti. Sostenuti anche da molte associazioni dei genitori. La situazione è la stessa. “ Il Governo annuncia le cose, ma è infernale quello che ci viene chiesto” , afferma Olivier Flipo, direttore di una scuola parigina.

Un déjà – vu?
Gli asinelli di oraziana memoria tornano a scuola. E la scuola va avanti.

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