DAD: futuro della scuola o fallimento? Lettera

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di Giovanna Romano, portavoce nazionale di Realtà Popolare –  Era nata come strumento di emergenza ma sta diventando sempre di più il modello da adottare nonostante il parere contrario dello stesso ministro dell’Istruzione. Insomma, Dad si o Dad no? Strumento utile o fallimento? Senza alcuna pretesa, riportando i pareri degli esperti, proveremo a fare un po’di chiarezza.

Nata appunto come didattica d’emergenza, la Dad, durante la fase più difficile della pandemia, ha sicuramente rappresentato quel “quid” che ha permesso di portare avanti i programmi che altrimenti sarebbero rimasti sospesi. Attraverso un computer i ragazzi hanno potuto così continuare a studiare, confrontandosi con i compagni di classe, con i professori e restando alla pari con gli altri “colleghi europei”. Era stata osannata anche come àncora di salvezza a tal punto che, da più parti, si era detto che, se fosse esistita ai tempi di altre emergenze, sicuramente ne avrebbero tratto vantaggio tante categorie.

Non solo. La fase emergenziale in Dad ha anche permesso di continuare a tenere vivi i contatti con amici ed insegnanti e in un momento tanto difficile, era meno pesante per tutti sapere di trovare, al di là dello schermo, un prof o un compagno di scuola.

I programmi hanno potuto così essere portati a compimento, i ragazzi dell’ultimo anno hanno potuto fare gli esami di Stato e perfino l’università non si è fermata.

Ma veniamo alle “dolenti note”. Quella che doveva essere, appunto, una didattica di emergenza, è diventata con il trascorrere dei mesi la normalità, è stata guardata come la prospettiva di un futuro peggiore del passato fino al punto da farla letteralmente “osannare” da chi vede in essa la possibilità di una vita più comoda, magari dal divano di casa, magari mentre si prepara il pranzo, magari semplicemente per risparmiare un affitto di casa, magari per non andare al lavoro utilizzando i congedi parentali per restare vicino ad un figlio, magari per evitarsi uscite di casa la mattina e lunghe ore nel traffico.

Come sottolinea lo psichiatra Paolo Crepet in una recente intervista ( qui il link: https://www.lasicilia.it/news/cultura/387320/dad-intervista-a-paolo-crepet-esperimento-di-massa-fallito-crea-insicurezza.html) nel corso dei mesi sono emersi grossi problemi : dalla questione connessione fino alla mancata socializzazione.

Nel nostro Paese infatti la connessione internet non è assolutamente omogenea e non ha garantito a tutti la stessa possibilità di accedere ai servizi internet. Ma non solo. La disparità sociale ha inoltre fatto in modo che non tutti disponessero di un computer e, nonostante gli sforzi messi in atto dalle singole scuole e l’iniziativa dei sindaci, qualcuno è rimasto fuori con ovvie conseguenze sul piano didattico.

Ulteriore problema la dispersione scolastica. Stando alle statistiche, l’Italia è tra i primi Paesi europei per dispersione scolastica. E in base a studi recenti, già circa 34mila studenti hanno smesso di frequentare le lezioni in dad e laddove la presenza di criminalità è più accentuata, è facile capire che fine abbiano fatto molti ragazzi.

Per quanto riguarda invece la socializzazione, è opinione diffusa che pediatri, medici, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti hanno sempre invitato i genitori a non fare passare troppo tempo i ragazzi davanti agli schermi, cosa, purtroppo, inevitabile in questa fase. Ebbene, 6/8 ore al giorno (e forse di più) davanti ad un computer, un tablet o un telefono non sono deleteri?
Inoltre la scuola, da sempre, è il luogo della socializzazione per eccellenza, dove nascono amicizie che durano una vita, a volte anche gli amori, è il luogo dove si piange, si litiga, si impara. E tutto questo ai ragazzi è stato tolto.

“Il mondo della scuola – ha detto Fiorella Virgilio, docente e vice presidente di Realtà Popolare- ha saputo adeguarsi all’emergenza sanitaria avvalendosi della didattica a distanza per cercare di proseguire l’iter formativo. I docenti hanno cercato di fare l’impossibile per un servizio pubblico essenziale, con una didattica non sperimentata.
Purtroppo i limiti della DAD emergono anche con la mancanza di rapporti interpersonali, fondamentali , per gli alunni, per affrontare le future difficoltà.
La DAD, definita giustamente, didattica di emergenza, necessita di un’attenta valutazione dei risultati, per ammetterne la validità”

Insomma, la scuola è cultura, è libertà, è futuro, è garanzia di legalità, è storia, è passato ed è presente. E noi di Realtà Popolare saremo sempre in prima linea a difendere, su tutti, i diritti dei ragazzi

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