Da domani il Governo inizia a scoprire le carte, Anief: per la Scuola cosa si prevede? Organici aggiuntivi e indennità stipendiali non possono attendere

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Con l’arrivo dell’autunno, sulla Legge di Bilancio 2024 il Governo non potrà più nascondersi: domani è prevista in Consiglio dei Ministri l’approvazione per decreto di un pacchetto di misure contro l’incremento dei costi di elettricità e carburanti con l’introduzione di bonus destinati a chi è collocato in fasce di reddito basse; pochi giorni dopo, venerdì 29 settembre, sarà resa pubblica la Nota di Aggiornamento al Def, la cosiddetta “Nadef”.

Su quest’ultima operazione non si nasconde la preoccupazione: c’è il timore di una revisione al ribasso delle previsioni sul Pil, dovuto, ricorda la stampa specialistica, al “rallentamento dei consumi e degli investimenti pesano sulle stime, così come a fattori esterni quali l’aumento dei tassi da parte della BCE e il rallentamento dell’economia europea”. Inoltre, “per la stesura della manovra, il governo ha bisogno di trovare coperture per circa 30 miliardi di euro, mentre al momento ne sono certi solo 5,5 miliardi. Tra le spese previste, 9 miliardi sono necessari per il taglio del cuneo fiscale, 4 miliardi per la sanità, e 2 miliardi per il pacchetto pensioni, mentre la conferma della tassazione agevolata sui premi di produttività costerebbe ulteriori 2 miliardi”.

 

Nulla, al momento, sembrerebbe arrivare per l’Istruzione. “Ma la scuola ha bisogno almeno di un miliardo in più da stanziare con la prossima Legge di bilancio – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché ci sono diversi ambiti su cui intervenire d’urgenza, a partire dagli organici aggiuntivi, indispensabili per attuare nei prossimi tre anni il Pnrr come pure per dare supporto all’autonomia scolastica, che non possono certamente limitarsi ad un pugno di unità di personale Ata da contrattualizzare fino a dicembre 2023”.

 

“Se il Governo vuole davvero abbattere le percentuali altissime di dispersione scolastica presenti in certe province, soprattutto del Meridione e delle grandi isole, non basta agire sulle infrastrutture e nelle tecnologie, ma occorre investire nelle risorse umane che portano avanti il sistema. Come pure sui loro stipendi, che ad oggi rimangono privi anche dell’indennità di vacanza contrattuale: si tratta di fare avere subito 100 euro medi al mese, più quasi 2mila di arretrati dell’ultimo anno e mezze, sempre in attesa del rinnovo del nuovo contratto. È una mancanza grave, che ci ha portato a proporre un modello di ricorso per sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale. Riteniamo – conclude Pacifico – che per il Governo si tratti di una priorità assoluta”.

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