Crisi indirizzi professionali; non favoriscono lavoro, ma Italia è fatta di Pmi

Gli istituti professionali e quelli tecnici sarebbero la Cenerentola nella scelta di indirizzo scolastico da parte degli studenti.
Eppure, il sistema economico italiano si poggia sulla piccola e media impresa.
A mettere a confronto questi due dati di fatto è stato il quotidiano La Repubblica che è andato a spulciare la tendenza dell’orientamento formativo degli alunni dopo la terza media.
Nel corso degli anni, quindici per la precisione, gli iscritti ai professionali sono diventati la metà, senza che il ministero dell’Istruzione rilevasse come questo fenomeno possa rappresentare un problema.
Prendendo spunto dagli ultimi dati pubblicati proprio dal Miur, la Repubblica ha notato come i licei (classico, scientifico, linguistico) siano state la scelta preferita (54,6%; i dati percentuali si riferiscono alle iscrizioni 2019/2020) soprattutto nell’ultimo lustro. Le scuole tecniche sono in leggera ripresa (31%), ma gli istituti professionali sono in forte calo, scelti solo dal 14% dei ragazzi.
Nel confrontare i dati sulle iscrizioni degli studenti va però tenuto conto del fatto che gli indirizzi scolastici erano suddivisi in cinque tipologie. E spesso gli istituti professionali erano frequentati da chi cercava un lavoro immediatamente dopo la maturità. Non fa eccezione neanche l’indirizzo di “Enogastronomia“, quello che ancora oggi consente uno sbocco professionale diretto, tanto che a livello universitario si registra invece il fenomeno opposto e crescono i corsi in Scienze alimentari.
Secondo la Fondazione Agnelli la spiegazione consiste nel fatto che – a parer delle famiglie – gli istituti professionali e tecnici non garantiscono più quella linea diretta con il mondo del lavoro, men che meno a tempo indeterminato.
Nessuna delle recenti riforme della scuola dei Governi delle ultime legislature ha toccato il tema del rilancio degli istituti professionali. Secondo la lettura del quotidiano Repubblica, anche l’alternanza scuola lavoro rivista al ribasso confermerebbe la crisi delle scelte verso gli indirizzi professionali, nonostante il Nord ricco di imprenditori, sia uno dei bacini elettorali più forti dell’attuale Governo.