Crisi di governo, per Draghi avventura ai titoli di coda: cosa accade adesso e le possibili ripercussioni sulla scuola
Il patatrac è vicino. La crisi di governo è ormai conclamata e dopo lo strappo del M5S che non voterà la fiducia al Senato sul Decreto Aiuti, sarà formalizzata nel pomeriggio quando il premier Mario Draghi salirà al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per rimettere il mandato.
Cosa succederà, dunque? Secondo più indiscrezioni il Capo dello Stato potrebbe rimandare in Parlamento il premier: potrebbe nascere un Draghi bis fino a maggio 2023. Secondo il presidente, infatti, il governo non è caduto con un voto d’aula e, anzi, il Senato oggi darà la fiducia senza però i voti del M5S. La maggioranza che sostiene il governo, però, non c’è più e il premier deve prenderne atto. Per Mattarella, però, potrebbe non essere necessario tornare alle urne: non è una crisi parlamentare, non mancano i numeri per governare (infatti oggi il governo otterrà comunque la via libera sul Decreto Aiuti anche senza il M5S). Il Capo dello Stato potrebbe rimandare alle Camere il premier, magari con un rimpasto di governo, (con la sostituzione dei ministri e dei sottosegretari pentastellati) per poi far continuare l’azione governativa fino alle elezioni a scadenza naturale.
Se il quadro, invece, dovesse precipitare, le elezioni si terrebbero in autunno tra settembre e ottobre (ipotesi 9 ottobre sale di quota nelle ultime ore) con il governo impegnato, da una parte nell’esecuzione dei progetti del PNRR, dall’altra nella gestione della crisi economica e del varo della legge di Bilancio.
Partito Democratico e Lega spingono per il voto così come Fratelli d’Italia. Più possibilista Forza Italia con Berlusconi che ritiene probabile un nuovo esecutivo con Mario Draghi di nuovo premier.
Cosa può accadere per la scuola
Quali possono essere i risvolti per l’attualità scolastica? I sindacati sono sul piede di guerra dopo l’approvazione della contestata legge sul reclutamento degli insegnanti (anche in quel caso non è mancato il ricorso al voto di fiducia). In ballo c’è anche il rinnovo contrattuale con 50 euro di aumento che sono considerati insufficienti da più parti.
Con un governo in crisi o indebolito dalla bagarre pre-elettorale, non si mette bene per il mondo della scuola anche alla luce della Legge di Bilancio che potrebbe prevedere dei provvedimenti economici importanti in ambito scolastico (dalle assunzioni fino al rifinanziamento delle attuali misure previste). Sullo sfondo, poi, c’è la questione del ritorno in classe con il nuovo protocollo di sicurezza da approvare e le disposizioni collaterali in vista del nuovo anno scolastico (ad esempio le mascherine da utilizzare in classe).