Crepet: “Vuoi essere un vero ‘maestro’? Non limitarti a trasmettere contenuti. Ecco cosa devi fare e chi sono stati i miei modelli”

Paolo Crepet, ospite del podcast Basement condotto da Gianluca Gazzoli, ha condiviso la propria visione del maestro come figura fondamentale non soltanto nel contesto educativo, ma anche nella formazione personale. Il maestro, per lo psichiatra, non si limita a trasmettere contenuti, ma incarna un modello da cui apprendere comportamenti, valori e orientamenti di vita.
Crepet ha dichiarato: “A me ha salvato tanto avere maestri autorevoli, non autoritari, un termine che detesto”. Il riferimento è a persone che, nella sua esperienza, hanno saputo esercitare una guida riconosciuta, non imposta.
L’incontro con Oliviero Toscani
Tra i riferimenti significativi del suo percorso, Crepet ha citato Oliviero Toscani, con cui ha avuto modo di collaborare nel contesto di Fabrica, la residenza artistica fondata dal fotografo. Di Toscani ha ricordato la rigorosità professionale, affiancata a momenti di leggerezza: “Lui era severissimo, poi era dolce alla sera e ti facevi quattro risate insieme. Ma se facevi una ca**ata eri morto lì per lì, cioè non te la dava per buona”.
In questa descrizione, Crepet ha evidenziato l’equilibrio tra disciplina e umanità, che per lui caratterizza una vera figura maestra.
L’insegnamento di Maurizio Costanzo
Un altro maestro riconosciuto da Crepet è stato Maurizio Costanzo, che lo ha avvicinato al mondo televisivo. L’incontro con il giornalista si è rivelato decisivo: “Diversifica, mi disse. Non parlare solo di quello (ovvero di psicologia)”. Questo suggerimento ha avuto un impatto duraturo, perché ha spinto Crepet a esplorare altri ambiti, superando i confini della sua formazione specialistica: “Questo è il grande maestro, quello che ti dice che sai parlare anche di altro, che ti dice: ‘Apri la mente, lo sai fare’. E tu ci credi e lo fai”.
Il metodo di Julio Velasco
Nel percorso personale di Crepet c’è spazio anche per figure fuori dal contesto accademico, come Julio Velasco, allenatore della nazionale di pallavolo. Con lui, ha raccontato Crepet, si è instaurato un rapporto vivace, ricco di aneddoti: “Mi raccontò che la prima volta che andava a un mondiale, in Giappone, a Fiumicino fece aprire le valigie dei ragazzi e ci trovò di tutto: dal grana agli spaghetti. In una trovò anche la moka”.
Velasco, ha spiegato Crepet, si oppose a quei comportamenti, per trasmettere un messaggio chiaro: “Se vai a giocare al mondiale, allora devi partire che sei già campione del mondo. E se hai già nella testa che sei campione del mondo, non hai bisogno del grana o della mamma”. In questa visione, Crepet ha riconosciuto una forma di leadership educativa che mette al centro la responsabilità e la consapevolezza.