Crepet: “Tutto quello che è comodo è stupido. No alla cultura che premia la scorciatoia e disincentiva lo sforzo”

“Tutto quello che è comodo è stupido. Con questa affermazione diretta, lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet torna a sollecitare una riflessione profonda sul senso dell’impegno, criticando apertamente la cultura del “tutto facile” che, a suo avviso, caratterizza sempre più spesso la nostra società e l’educazione delle nuove generazioni.
Contro la cultura della comodità
Crepet individua in una diffusa ricerca di comodità uno dei grandi limiti dell’attuale modello educativo. Secondo lui, scegliere il percorso più semplice, come ad esempio “scegliere la facoltà più vicina a casa”, è un approccio che non produce valore né crescita.
“Le cose belle sono difficili, non comode. E se sono comode, allora non sono belle”. La fatica, per Crepet, non è un ostacolo ma una condizione essenziale per dare significato a ciò che si ottiene. Quello che ti regalano è la banalità, la mediocrità. Quella è gratis.
Utilizza anche un’immagine concreta per rendere il concetto accessibile: “La vita non è andare in un supermercato dove il nonno ha già pagato e tu nemmeno spingi il carrello. La vita è scegliere, spingere e pagare. È responsabilità”.
Idee, non raccomandazioni
Nei suoi numerosi incontri con studenti e giovani, Crepet sottolinea come le risposte più frequenti alla domanda “cosa serve per avere successo?” siano sempre più disilluse: “soldi, raccomandazioni, fortuna”. Ma, osserva, “questa cosa qua non è farina del vostro sacco”.
Secondo Crepet, questi pensieri derivano da un messaggio trasmesso da adulti disillusi, e il problema è che “non è vero. I soldi non fanno venire idee. Sono le idee che fanno venire i soldi”. Il rischio è creare una generazione convinta che ciò che conta nella vita sia ciò che si ha, non ciò che si è capaci di costruire.
Responsabilità, fatica, talento
Per Crepet, il compito dell’educazione – sia scolastica che familiare – è restituire valore alla fatica, al limite, all’errore. “Un ragazzo che non ha mai fatto fatica, che non ha mai sbagliato, che non ha mai perso, non sarà mai libero. Perché non saprà mai affrontare la realtà”.
L’educazione deve quindi tornare a essere uno spazio in cui si cresce davvero, non in cui si viene protetti da ogni rischio. “La frustrazione è una palestra: è lì che si formano la resilienza, la tenacia, l’iniziativa.”
Contro il vittimismo generazionale
Un’altra critica che Crepet rivolge al contesto attuale è l’eccesso di narrazione vittimistica che riguarda i giovani. Ritiene che la fragilità di molti adolescenti non sia innata, ma conseguenza di un’educazione che ha rimosso le difficoltà.
“I ragazzi non sono fragili per natura, ma perché non gli abbiamo insegnato a essere forti. Hanno tutto, ma spesso manca il senso.”
Educare alla complessità, non alla scorciatoia
Crepet invita a un cambio di paradigma: “la felicità non è nella comodità, ma nella conquista”. Le cose belle si ottengono con impegno, dedizione e sforzo. È tempo che la scuola, le famiglie e la società tutta tornino ad accompagnare i giovani in un percorso autentico, fatto anche di errori, sacrifici e domande scomode.
“Non abbiate paura della fatica. È l’unico modo per rendere la vostra vita vostra, e non un regalo incartato da qualcun altro.”