Crepet sui social: “Sembrerebbero una democrazia ma non è così. Prima di tutto vengono le competenze”

“Io non pettino le persone per il verso del pelo, non le consolo. Mi sbalordisco dell’imbecillità della gente quando pensa che se i figli non hanno fatto le 7 di mattina ubriachi non sono “à la page“, che costruirsi un futuro è faticoso, come se l’unica cosa sensata della vita fosse dilapidare un capitare ereditato. Tutto questo non ha un senso. E a questo mi ribello, come uomo, professionista, intellettuale”.
Lo dice lo psichiatra Paolo Crepet a La Nazione, ribadendo alcuni concetti già espressi in precedenza.
Sui bulli, Crepet dice: “Sono degli impotenti. Ogni bullo è un impotente nel senso che, non avendo altri strumenti di idee, comportamenti o di interessante nella vita, si adatta a demolire l’altro. E’ nella demolizione degli altri ha una qualche ipotesi di crescita di sé, che puntualmente naufraga. Che tu abbia 25 anni o 15 non cambia“.
Lo psichiatra tocca anche il tema dei social: “Con i social tutti possono avere voce. Sembrerebbe una vera democrazia. Ma la democrazia è davvero far parlare tutti? In parte sì. Ma allora vuol dire che tutti hanno le stesse competenze? Evidentemente no. Allora si arriva alla parresia e bisogna andare a scomodare Socrate, Platone, Aristotele. Insomma, non funziona così: se tutti dicono la verità c’è confusione. E’ un qualcosa su cui oggi ci dobbiamo interrogare, all’alba di una nuova trasformazione digitale che è l’intelligenza artificiale. D’ora in poi, chi dirà la verità, un algoritmo? Io credo che, prima di tutto, si debba tener fermo il principio delle competenze“.