Crepet: “I giovani? Figli di genitori troppo accondiscendenti e di una società che vuole tutto facile”
Paolo Crepet non è un accademico da cattedra, ma un viaggiatore instancabile che gira il mondo per studiare traumi e ferite dell’animo umano.
In un’intervista a La Repubblica, Crepet analizza il disagio giovanile, un tema che lo ha coinvolto profondamente fin dal caso di Erika e Omar. “Alla vigilia di quella tragedia – ricorda – ero a Novi Ligure per una conferenza. Il giorno prima ero stato alla Bbc per un documentario sul caso di Chiavenna. Dopo Novi Ligure, gli organizzatori volevano annullare l’incontro, ma io ho insistito. C’era un grande bisogno di capire l’incomprensibile”.
Secondo Crepet, la violenza giovanile odierna è figlia di genitori troppo permissivi, forse per il senso di colpa delle madri lavoratrici o per l’età avanzata in cui si diventa genitori. “I giovani di oggi – spiega – sono figli della frammentazione familiare, delle separazioni. Non dobbiamo temere questi cambiamenti sociali, ma imparare a gestirne le conseguenze”. Il consumismo e la tecnologia, poi, non aiutano. “I ragazzi non apprezzano ciò che hanno – osserva Crepet –. Tutto deve essere facile, come il trolley, la più grande rivoluzione del nuovo secolo secondo Oliviero Toscani. L’Intelligenza Artificiale semplifica ulteriormente le cose. Google ha sostituito l’enciclopedia di papà e la memoria non si allena più. Siamo sicuri che sia la strada giusta?”. Crepet conclude con una proposta: “In Alto Adige alcune scuole fanno depositare gli smartphone all’ingresso la mattina e li restituiscono la sera. E i ragazzi, a quanto pare, sono contenti”. La vita, secondo lo psichiatra, non è lineare e l’imprevisto va accettato. “Cercare il nuovo – dice – è il nostro compito”.