Crepet: “I genitori vogliono essere più giovani dei figli. La scuola educava anche a conoscere le sconfitte, ora non più”

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Paolo Crepet, attento analista della condizione giovanile, presenta nel suo nuovo libro ‘Prendetevi la luna’ (Mondadori), due tendenze prevalenti tra i giovani: l’autoisolamento e la perdita di speranze, insieme a sentimenti di rabbia e violenza.

Un panorama complesso che evidenzia un serio disagio giovanile, paragonabile alle crisi del passato, come l’epidemia di eroina degli anni ’70 e il terrorismo.

Secondo Crepet, in un’intervista al Corriere della Sera, la pandemia ha aggravato queste condizioni. Le misure adottate, tra cui la didattica a distanza e l’isolamento sociale, hanno causato stress e disorientamento, privando i giovani di esperienze cruciali di socializzazione.

La continua evoluzione della tecnologia e l’avvento di dispositivi come il visore Apple potrebbero ulteriormente isolare i giovani, relegandoli in un mondo prevalentemente virtuale. Crepet paragona questo scenario alla ‘follia’, citando la propensione a fuggire dalla realtà attraverso mondi virtuali costruiti.

Crepet solleva la questione se la crescente dipendenza dalla tecnologia e la mancanza di interazioni umane reali possano portare alla nostra infelicità. La connessione virtuale tramite piattaforme come Facebook o metaversi potrebbe non equivalere alla vera ‘fraternità’ o ‘libertà’, portando invece a dipendenza e appiattimento delle relazioni umane.

L’analista nota anche come il tradizionale conflitto generazionale sembri essere scomparso, sostituito da un rapporto appiattito e amicale, che può inibire l’individuazione e l’affermazione dell’identità dei giovani.

Infine, Crepet parla di come il desiderio, sia sessuale che di cambiare il mondo, sembra essere in declino. L’uso diffuso dei cellulari e la facilità di accesso a contenuti come la pornografia possono banalizzare e depotenziare l’esperienza dell’erotismo e il desiderio di innovazione.

Crepet sostiene che sia necessario un nuovo approccio all’educazione e alla relazione con i giovani, che incoraggi la voglia di conoscenza e di relazione reale, piuttosto che l’uso parossistico della tecnologia.

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