Crepet: “A Berlino hanno organizzato turni a scuola per i genitori che vanno ad asciugare i capelli ai loro ragazzi col phon”

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Paolo Crepet torna a Bologna con il suo nuovo spettacolo “Mordere il cielo”, registrando un altro tutto esaurito. In un’intervista al Corriere di Bologna, Crepet esplora i motivi del suo successo e discute temi cruciali come la politica dei diritti, le contraddizioni della tecnologia moderna e l’importanza di una rivoluzione culturale guidata dai giovani.

Dopo il successo di “Prendetevi la luna”, Crepet si esibisce nuovamente a Bologna, questa volta all’EuropAuditorium. Il suo approccio diretto e privo di fronzoli sembra essere la chiave del suo successo. “La gente vuol sentire qualcuno che parla, ma non a vanvera”, afferma Crepet. Il pubblico, variegato e di tutte le età, apprezza la sua capacità di affrontare argomenti complessi con chiarezza e passione. “Non parlo mai per partito preso”, sottolinea, evidenziando la sua indipendenza da movimenti politici specifici.

Crepet non si definisce un politico tradizionale, ma le sue conferenze-spettacolo hanno una forte componente politica, incentrata sui diritti. Esprime dubbi sul futuro tecnologico, criticando l’impatto sociale della chiusura delle fabbriche di motori diesel e l’estetica delle pale eoliche. “Se le mettono in mezzo alla tundra va anche bene, ma vicino a una cattedrale o circondando la Sardegna mi sembra un eccesso”, afferma, sollevando questioni di rispetto per la storia e il paesaggio.

Crepet lancia un appello ai giovani, invitandoli a proporre idee rivoluzionarie per il futuro. Sottolinea l’incompatibilità tra consumismo e ambientalismo, suggerendo che le nuove generazioni potrebbero iniziare a cambiare le cose evitando acquisti che alimentano lo sfruttamento. “Non si può essere consumisti e ambientalisti insieme”, dichiara, esortando a un ripensamento globale che vada oltre le manifestazioni simboliche come i Green Friday.

Un altro tema centrale per Crepet è la relazione tra genitori e figli, e l’importanza di uscire dalla “comfort zone”. Critica la tendenza dei genitori a proteggere eccessivamente i figli, citando l’esempio di Berlino dove i genitori si alternano per asciugare i capelli ai ragazzi. “La vita non è confortevole”, afferma, invitando a una maggiore autonomia e resilienza.

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