Covid, “stop a bollettini terrorizzanti e obbligo mascherine. La tamponite scolastica deve finire”. INTERVISTA a Matteo Bassetti
“È l’ora di dire basta al terrorismo Covid, ci abbiamo messo tre anni per liberarci del bollettino sui positivi e delle mascherine, ci vogliamo ritornare? Io credo sia bene evitarlo”. E’ caustico l’infettivologo genovese Matteo Bassetti. Secondo Bassetti, che è Direttore della Clinica Malattie infettive dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Genova e Direttore della scuola di specializzazione in Malattie infettive dell’Università del capoluogo ligure, “va evitato di fare bollettini terrorizzanti sui contagi Covid, così come per l’obbligo delle mascherine, cerchiamo di evitare di tornare ai momenti brutti. Di errori di comunicazione sul Covid se ne sono fatti tanti, nella scuola è dove ne hanno commessi di più. Ho sentito qualcuno parlare di reintrodurre le misure di distanziamento, evitiamolo”.
E’ iniziata la scuola, più di 8 milioni di studenti e un milione circa di lavoratori della scuola hanno ripreso l’attività scolastica a pieno regime. Tanto è bastato a farci ricordare che ci siamo lasciati alle spalle una pandemia, con tutti i problemi e i disagi provocati alla comunità scolastica e da qualche parte sono stati sottolineati i rischi per nuovi contagi e infine l’opportunità di correre ai ripari. Alcune associazioni di dirigenti scolastici si dicono pronte e annunciano la distribuzione di mascherine e del gel disinfettante.
Ma se da un lato il direttore generale della programmazione del ministero della Salute, Francesco Vaia, invita a “evitare allarmismi, noi adesso abbiamo gli strumenti per la tutela e in questo momento sono sufficienti”, il ministro della Salute Orazio Schillaci da parte sua ammette che “i numeri dei contagi Covid in assoluto sono aumentati ed era prevedibile, veniamo dal periodo estivo dove c’è movimento di persone”.
Un dato “in linea – precisa Schillaci – e che potrebbe crescere vista l’apertura delle scuole”. Ma, aggiunge, “non c’è allarmismo: i dati che ci interessano sono i ricoveri e gli accessi nelle terapie intensive e sono dati trascurabili e siamo fiduciosi”.
Matteo Bassetti, che fu tra i protagonisti della comunicazione sul Covid, nel periodo della pandemia, richiama oggi al senso di responsabilità e invita a non creare inutili allarmismi sul Covid a scuola.
Professor Matteo Bassetti, la scuola ha pagato il prezzo forse più alto, in termini di restrizioni per la pandemia e di danni che ne sono derivati. Non è che si riparte punto e a capo?
“Io credo che l’ultimo posto dove nel 2023 il Covid possa colpire sia la scuola. E’ per questo che sono rimasto un po’ colpito dopo avere ascoltato associazioni di presidi e insegnanti parlare di Covid a scuola. Pensavo fosse un argomento passato. Neppure nel 2022 ne avevamo parlato, nonostante i contagi fossero dieci volte maggiori, eppure l’impatto era significativo. Sono quindi rimasto colpito nel sentir parlare di mascherine obbligatorie o distanziamento. Mi auguravo che questo tipo di termini fosse ormai lontano. No assembramenti, tamponi nelle scuole e mascherine sono tutta roba che appartiene al passato. Se il Covid ci sarà, sarà un problema solo per fragili e anziani”
Anche scuola ci sono persone fragili
“A scuola ci sono fragili, certo, e allora indirizziamoci su quelli. Se ci sono ragazzi fragili o lavoratori fragili o con problemi di salute, queste persone rientrano nelle categorie a rischio che devono ricevere la vaccinazione. Ma se nel 2023 si dicesse che il Covid è un problema per la scuola, sarebbe una cretinata”
I contagi però ci sono. Dunque, cosa bisogna fare?
“Dobbiamo tornare alle regole che avevamo e che seguivamo da bambini. Allora cosa si faceva? Si produceva un certificato medico che stabiliva che non c’era o non c’era più una malattia contagiosa. Applichiamo dunque queste regole. Se hanno la febbre, se hanno mal di gola, se hanno la tosse, sarebbe meglio che quell’alunno o quell’alunna stessero a casa. Certo, sappiamo che la scuola ha un ruolo sociale e tante volte, per vari motivi, deve accogliere l’alunno in aula. L’unica raccomandazione importante è che, se è raffreddato o ha problemi respiratori, in quel caso sarebbe opportuno che l’alunno indossasse la mascherina”.
E si sente già parlare di tamponi
“Sì, sento dire che in caso di tampone positivo su soggetto asintomatico occorra mettere la mascherina. Ma questo significherebbe tornare a fare tamponi. E invece dico No! I tamponi non si devono fare. La devono finire con i tamponi. La tamponite scolastica deve finire”.
Evitiamo i tamponi e torniamo dunque alle regole di normale profilassi a scuola. Che cosa consiglia di fare?
“Occorre continuare a dare la possibilità agli alunni di lavarsi le mani ma questo sarebbe di per sé importante al di là del Covid. Ci sono misure che avrebbero dovuto essere insegnate fin dalla scuola dell’infanzia e indipendentemente dal Covid. Sono misure molto semplici come appunto lavarsi le mani, stare a casa in caso di febbre, vaccinarsi se ci sono fasce a rischio. Si tratta di norme di buon senso e di rispetto del prossimo”.
Quanto alla vaccinazione, sia degli alunni sia degli insegnanti, cosa ne pensa oggi?
“I ragazzi non li vaccinerei. Se ci sono ragazzi con problemi oncologici o respiratori, allora si vaccina. Avevo raccomandato la vaccinazione nei ragazzi nel 2021 ma oggi che il virus ha circolato sono stati prodotti gli anticorpi e i ragazzi si son quasi tutti vaccinati. Oggi non ha più senso, abbiamo già fatto la vaccinazione di massa, quindi la vaccinazione va indirizzata solo agli ultrasettantenni. Anche il corpo docente, io non lo vaccinerei, a meno che non abbia problemi di salute”.
E non sentiremo parlare più di green pass?
“Non se ne parla neanche E’ stata una misura che ha diviso molto, ma ha aiutato a raggiungere l’80 per cento di popolazione vaccinata”.
I danni che il Covid e le restrizioni hanno prodotto alla scuola non si possono dimenticare.
“Io sono stato uno dei primi ad essere contrario alla chiusura della scuola. Si disse che per proteggere gli anziani dovessimo chiudere le scuole. E abbiamo chiuso le scuole. Il problema è stato rappresentato dalla non capacità di farli tornare a scuola. A maggio 2020 la Francia ha aperto le scuole, noi le abbiamo riaperte nel settembre del 2021. Si rende conto? Vuol dire che siamo rimasti chiusi un anno e mezzo: per un quadrimestre nell’anno scolastico 2019-2020, per due quadrimestri nell’anno scolastico 2020-2021. Poi abbiamo avuto la DAD, che ho definito un surrogato dell’istruzione, e la mascherina: allucinante. A scuola sono stati fatti dei danni enormi da parte di chi ha gestito la scuola”.
Qual è stata la sua posizione?
“Io ero d’accordo con la vaccinazione dei ragazzi a scuola e anche oggi lo sono, ma non sono mai stato d’accordo con buona parte delle misure prese a scuola”
Però molti ce l’hanno con lei
“Si tratta di alcuni Novax. E tutto questo perché io ho detto che senza le vaccinazioni non ne saremmo usciti. E sono convinto ancora oggi che grazie ai vaccini abbiamo salvato più di 20 milioni di persone nel mondo”.
Si obietta che sarebbe stato meglio non vaccinare i ragazzi
“Non è vero, qualcuno che è stato male per il Covid c’è stato e dunque in quel momento era giusto vaccinare tutti. Non cambierei nulla di una virgola”.
Lei oggi lo vaccinerebbe un figlio di 16 anni?
“No, hanno fatto tre dosi e bastano”.
Non sarà diventato Novax?
“No, non sono diventato un Novax, semplicemente dico che oggi la vaccinazione va riservata solo alle persone più anziane e fragili.
Cosa risponde ai tanti che sui social e non solo sui social sostengono che tantissime persone dello spettacolo e dello sport stanno accusando improvvisi problemi di salute? Si allude esplicitamente a possibili effetti collaterali della vaccinazione per il Covid.
“Non c’è nessun dato statistico e scientifico che dimostri la fondatezza di questa affermazione. Sono illazioni, fake news, un modo di fare comunicazione che è contro la medicina e la scienza. Non c’è nessun elemento che supporti l’affermazione che ci sia stato un aumento nelle morti nei giovani, né riguardo agli effetti che i Novax attribuiscono ai vaccini. Occorre essere cauti su queste cose perché si rischia di propagandare fake news”
Sta facendo scalpore lo studio condotto in Lombardia e che ha dimostrato il coinvolgimento dei geni dei Neanderthal nelle morti di Bergamo per il Covid.
“Quello sui Neandertal è un bellissimo lavoro scientifico che però è stato venduto male al grande pubblico”
In che senso?
“Nel senso che non è che la gente sia morta di più in Lombardia. Se lo studio condotto dal professor Remuzzi fosse stato condotto in Calabria o in un altro posto si sarebbe giunti agli stessi risultati. Se quello studio lo avessero fatto in Australia avrebbero trovato le stesse evidenze”.
Torniamo a scuola e alle mascherine. Posto che le debbano indossare le persone fragili, sono davvero efficaci nel contenere la diffusione del virus?
“Nell’uso delle mascherine a scuola non c’è nessun razionale. Alcune ricerche dicono che non hanno ridotto la diffusione del Covid 19. Non sarei dunque più per l’obbligatorietà ma sarei d’accordo a farle indossare solo se serve, ma a patto che siano FFP2, che siano indossate bene, e che vengano cambiate spesso”
Rimane una buona pratica, che lei consiglia, quella di tenere le finestre aperte per aerare le aule?
“Sicuramente questa è una pratica utile contro qualunque tipo di organismo. Spero però che non si torni a una situazione per cui spalanchiamo le finestre a scuola il 10 gennaio, quando abbiamo 12 gradi, perché così sarebbe peggio che avere qualche microbo che gira nell’aula”