Covid, quali categorie di lavoratori possono mandare i figli a scuola? Le famiglie: “Il Governo chiarisca”. Tiene banco anche la questione congedi
Mentre le zone rosse e arancione scuro aumentano e le chiusure delle scuole di conseguenza, lascia molto perplessi la circolare del Ministero dell’istruzione dello scorso 4 marzo in cui viene specificato che i figli dei lavoratori del personale sanitario possono frequentare in presenza. Ma è scoppiata una polemica da parte dei genitori: la nota specifica che potranno frequentare in presenza anche i figli di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione, nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e anche in ragione dell’età anagrafica.
LA NOTA DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE
Regioni come l’Emilia Romagna, si stanno attivando per chiedere chiarimenti: serve infatti prima di tutto una specifica integrazione del Dpcm che estenda questa deroga o quanto meno un chiarimento di interpretazione autentica, rispetto a come integrare due disposizioni apparentemente confliggenti, ovvero il Dpcm e la nota ministeriale.
Nel frattempo, in serata, è arrivata una nuova nota del Ministero dell’Istruzione
Partiamo però dal presupposto che la nota ministeriale non supera il Dpcm. Resta tuttavia necessario un quadro di chiarimento: in primis dal Governo per specificare l’efficacia delle misura e una chiara interpretazione. E soprattutto: quali sono queste altre categorie di lavoratori che prestano attività essenziali? Non si evince infatti una lista di attività definite essenziali i cui lavoratori possono dunque decidere di mandare i propri figli a scuola, in presenza.
Anche la Regione Piemonte, tramite una lettera a firma del presidente Cirio, chiede chiarimenti in proposito: “Sono numerose, però, le richieste di chiarimento ricevute al proposito della Circolare prot. U.0000343 del 4 marzo scorso del Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione del Ministero dell’Istruzione, analoga a una precedente di novembre 2020, nella quale si davano indicazioni affinché si ponesse attenzione agli alunni figli di personale sanitario direttamente impegnato nel contenimento della pandemia e anche ai figli del personale impiegato presso altri, non meglio specificati, servizi pubblici essenziali. Con la presente, al fine di fornire dettagliate informazioni alle Famiglie ed alle Autonomie Scolastiche, sono a richiedere quali siano il fondamento giuridico e le indicazioni operative alla base della richiamata Circolare, oltre che l’elenco delle categorie professionali i cui figli potrebbero richiedere la frequenza scolastica in presenza“.
Congedi parentali e bonus babysitter
L’altro tasto dolente segnalato dai genitori soni i congedi: sarebbero oltre 6 i milioni di studenti che si ritroverebbero da lunedì 8 marzo a seguire le lezioni a distanza. E questo significa: “Chi potrà restare a casa con i propri figli, se non si hanno più congedi?
E’ vero che è la bozza del nuovo decreto Sostegno, ancora in via di definizione, prevede fra le altre misure anche congedi parentali. Lo ha confermato la Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti nel suo intervento al Gr1: “Nel decreto Sostegno ho voluto reintrodurre i congedi parentali, il sostegno economico alle lavoratrici e ai lavoratori autonomi, il diritto allo smart working che permettano alle famiglie di poter rimanere a casa con i figli che sono in didattica a distanza“.
Il potenziamento degli istituti dei congedi parentali e dei bonus babysitter sarà peraltro affrontata proprio nella giornata di lunedì 8 marzo in un confronto già programmato tra Governo, Conferenza delle Regioni, Anci e Upi.
Docenti-genitori: anche per loro serve una risposta
Peraltro, bisogna considerare un altro aspetto: il Nuovo Dpcm prevede “Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali“.
Ciò significa che gli insegnanti, come hanno fatto fino a questo momento, dovranno recarsi a scuola necessariamente. Ma come faranno con i propri figli che saranno a casa? Si tratta di un altro punto dolente che in molti hanno segnalato alla nostra redazione.