Covid, paura contagi a scuola ma niente lockdown: a chiudere ci pensano i Governatori e sindaci

La chiusura totale delle scuole non sembra essere la via da percorrere a livello nazionale, nonostante la paura dei contagi covid negli istituti scolastici sia in aumento. Ecco perchè a sospendere le attività didattiche in presenza per il momento sono i Governatori o i sindaci, che in presenza di situazioni critiche stanno adottando misure restrittive che mandano in DaD gli studenti, spesso di tutti gli ordini e gradi.
Nelle ultime ore la Campania ha disposto la chiusura delle scuola: studenti in Dad fino al 14 marzo. In arrivo anche un’ordinanza nella Regione Basilicata e, come annunciato dal presidente Spirlì, anche in Calabria si va verso una proroga della Dad a causa delle varianti covid che preoccupano. Anche il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini ha avvisato: “Se serve chiuderemo le scuole“.
“L’autonomia scolastica è legata a programmazione e organizzazione, ma se c’è necessità di chiudere, perché si riesce a dimostrare che la catena del contagio aumenta tenendo aperte le scuole, è chiaro che si fanno valutazioni diverse”, ha invece detto il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro.
Nel frattempo, però, è in corso una valutazione da parte del Comitato Tecnico Scientifico: secondo gli esperti c’è un impatto dei nuovi contagi nelle scuole, ma differenziato. Per questo sarebbe auspicabile una modulazione delle misure a seconda delle zone, variabile in base a Comuni o Province e non soltanto su base regionale.
Secondo il Cts, con la stabilità dei contagi in zona gialla per 3 settimane consecutive, le attuali disposizioni sulle lezioni in presenza non dovrebbero cambiare. Al verbale sarà allegato uno studio Iss, sul quadro contagi-scuole. Tali indicazioni finiranno con ogni probabilità nel nuovo Dpcm di prossima emanazione, il primo dell’era Draghi.
A proposito di territori: il matematico Sebastiani ha riferito i risultati di una sua analisi che evidenzia il rapporto fra la riapertura delle scuole post-natalizia e l’aumento delle terapie intensive: secondo il matematico dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) “l’aumento percentuale dei ricoveri in una settimana diminuisce in modo lineare al ritardare dell’inizio dell’attività didattica“. Il risultato, rileva Sebastiani “fornisce una chiara evidenza a supporto dell’ipotesi che l’attività didattica in presenza stia veicolando l’attuale aumento della diffusione del coronavirus nel nostro Paese”.
D’altronde, anche Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, nell’analisi settimanale dell’andamento di Covid-19 in Italia, ammette che “chiudere le scuole è doloroso e tenerle aperte se le condizioni lo consentono deve restare la priorità”, tuttavia, “dove ci sono focolai con varianti virali ad alta trasmissibilità dell’infezione la chiusura va considerata con pragmatismo”.
Anche altri esperti non nascondono il fatto che la scuola in questo momento sia a rischio: “Al di là di tutte le posizioni per garantire la scuola in presenza, sacrosante per carità, ma è sempre stata un elemento di rischio. Magari non proprio dentro le scuole ma quello che accade fuori, trasporti, movimenti di persone”, ha detto Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano.
Per Fabrizio Pregliasco, la soluzione sarebbe “fare tamponi rapidi a tappeto in tutti gli istituti e accelerare sulla vaccinazione degli insegnanti”.
Invece, la microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo dice: “Non chiuderei mai le scuole e i luoghi di cultura – spiega all’Adnkronos Salute – O li chiuderei come ultima possibile chance contro il virus”.
Categorico invece il pediatra Italo Farnetani che suggerisce un ‘lockdown lampo’ per le scuole, asili inclusi, parlando delle possibili soluzioni per contrastare l’aumento dei focolai nelle scuole: “Ribadisco l’utilità della chiusura delle scuole per 3 settimane. Ritengo che le misure di prevenzione vadano aumentate almeno del 40%, cioè rafforzate. Vanno chiusi anche gli asili, compresi i nidi, perché proprio questi piccoli che non portano la mascherina sono a maggior rischio. E in effetti nei mesi scorsi abbiamo visto che sotto i 6 anni i bambini si sono ammalati come gli altri anni, mentre quelli della scuola primaria grazie alla mascherina si sono ammalati meno“.