Covid, cinque regioni rischiano la zona arancione: avanza lo spettro della Dad, prevista solo con le zone rosse

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Cinque Regioni sono a rischio di passaggio in zona arancione già con il monitoraggio Iss-Ministero della Salute di venerdì prossimo.

Si passa dalla zona gialla alla zona arancione con il superamento simultaneo dei tre indicatori considerati cruciali per la gestione pandemica dei territori: il 20% dei posti letto occupati in terapia intensiva, il 30% di occupazione nelle aree mediche e l’incidenza settimanale che sfora i 150 casi Covid ogni 100mila abitanti.

La situazione attuale è la seguente: da ieri sono 15 i territori italiani in zona gialla. Ancora in zona bianca Sardegna, Basilicata, Umbria, Puglia, Molise e Campania. Nessuna zona per ora è in fascia arancione.

Le Regioni che rischiano la zona Arancione

Lunedì prossimo potrebbero essere ben 5 quelle a passare in questa fascia di rischio. Le soglie stabilite per il passaggio da giallo ad arancione sono già state superate dal Piemonte, che ha rispettivamente il 22% e il 32% di occupazione, mentre la Liguria è sul filo delle terapie intensive, al 20%, mentre i reparti ordinari sono occupati al 39%.

Nei prossimi giorni, se i ricoveri dovessero ancora aumentare, rischiano anche la Calabria, ancora leggermente indietro per le terapie intensive (al 18%) ma ampiamente sopra per l’occupazione dei posti ordinari, al 36%, la Valle d’Aosta, anche qui con le intensive al 18% mentre i ricoveri ordinari sono addirittura al 46%, e il Friuli Venezia Giulia, che ha il 23% di intensive e si avvicina alla soglia dei ricoveri ordinari con il 28%.

Tra le grandi Regioni, la Lombardia ha il 16% di terapie intensive occupate e il 29% di posti letto in area non critica, vicina quindi alla soglia, mentre il Lazio ha rispettivamente il 21% (soglia superata) e il 24%, e la Campania l’11% e il 25%.

Resistono ancora per questa settimana in zona bianca: Umbria, Molise, Puglia, Sardegna, Basilicata e Campania, ma le ultime due sono a forte rischio di passare in zona gialla dal 17 gennaio.

Le Regioni a rischio Dad

Chi ha il Green pass in zona arancione può spostarsi liberamente tra Comuni della sua Regioni o anche andare in altri territori. Chi non lo ha, può muoversi solo per motivi di lavoro, salute o necessità. Serve inoltre il Super Green pass per accedere ai negozi nei centri commerciali, nei giorni festivi e prefestivi e per partecipare ad attività sportive di contatto, anche all’aperto. Tutte le altre attività sono disciplinate dagli ultimi decreti Covid, a prescindere dai colori delle regioni.

Cosa succede per la scuola? Le Regioni non possono più decidere autonomamente sulla chiusura degli istituti scolastici, a meno che non si sia in presenza di situazioni “di eccezionale e straordinaria necessità” o in zona rossa così come stabilisce la legge n.133/2021 che, all’articolo 1 comma 4, chiarisce in quali precisi ed eccezionali casi i presidenti di Regione, i sindaci o comunque gli amministratori locali possono derogare al vincolo della scuola in presenza ricorrendo alla DaD generalizzata in interi territori.

Citiamo testualmente: “I presidenti delle Regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e i sindaci possono derogare alle attività in presenza, per specifiche aree del territorio o per singoli istituti, esclusivamente in zona rossa e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”.

Inizialmente il decreto legge prevedeva la possibilità di intervento delle Regioni anche in zona arancione, ma in fase di conversione in legge del provvedimento, il riferimento alla zona arancione è stato soppresso. 

Il decreto Natale, decreto legge 24 dicembre 2021 n. 221, conferma la scuola in presenza fino al termine dello stato di emergenza, prorogato al 31 marzo 2022.

Per consentire lo svolgimento in presenza dei servizi e delle attività didattiche in presenza e per prevenire la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2, fino al 31 marzo 2022, termine di cessazione dello stato di emergenza, sono adottate, in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione, e nelle università, le seguenti misure minime di sicurezza:

  • è fatto obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, fatta eccezione per i bambini di età inferiore ai sei anni, per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso dei dispositivi e per lo svolgimento delle attività sportive;
  • è raccomandato il rispetto di una distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro salvo che le condizioni strutturali-logistiche degli edifici non lo consentano;
  • è fatto divieto di accedere o permanere nei locali scolastici e universitari ai soggetti con sintomatologia respiratoria o temperatura corporea superiore a 37,5°.

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