Nuovo decreto Covid-19 approvato: elementari e medie riaprono il 7 gennaio, superiori (al 50%) l’11 gennaio. Weekend in zona arancione

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Scuole superiori riaperte dall’11 gennaio, weekend del 9-10 “arancione” per tutta l’Italia mentre negli altri giorni vigerà una fascia “gialla rafforzata” con lo stop, quindi, agli spostamenti tra le Regioni. Sono queste le misure, in vigore dal 7 al 15 gennaio, alle quali il governo ha dato il via libera nella notte

Il resoconto

Il governo ha approvato il decreto legge con le nuove misure che entreranno in vigore dal giorno in cui verranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale, dunque verosimilmente già oggi, martedì 5 gennaio, fino al 15 gennaio, salvo per la riaperture delle scuole superiori. La riapertura degli istituti secondari di secondo grado (al 50% in presenza, il restante 50% con la didattica digitale), infatti, slitta all’11 gennaio. Questa è il risultato raggiunto in Consiglio dei Ministri, dove il Pd era favorevole al ritorno nelle classi dopo il 15 gennaio e il M5S e Iv fermamente contrarie, pronte a confermare la data del 7. Alla fine una mediazione è stato raggiunta fissando la riapertura per lunedì 11.

A trovare un punto di incontro, in un Consiglio dei Ministri infuocato, il premier Giuseppe Conte, che avrebbe invitato Pd, M5S e Iv a trovare una data che mettesse d’accordo tutti, superando, almeno per il momento, tutte le perplessità.

Da precisare che le scuole elementari e medie riapriranno regolarmente giovedì 7 gennaio, anche se alcune Regioni stanno decidendo in autonomia.

Attenzione, però, così come segnala il Corriere della Sera, stando ai dati attuali infatti (quelli definitivi verranno valutati venerdì 8) potrebbero non poter tornare in classe, lunedì 11 gennaio, gli studenti delle superiori in Lombardia, Veneto, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, regioni nelle quali l’Rt è già attorno all’1 (se passano in zona arancione o rossa, la didattica in presenza non si può svolgere). Nelle altre si potrebbe invece partire con la metà delle presenze.

Sabato 9 e domenica 10 gennaio l’Italia sarà tutta in zona arancione. Stop allo spostamento tra Regioni fino al 15 gennaio, mentre il weekend del 9 e 10 gennaio vedrà in tutta Italia bar e ristoranti chiusi.

Il provvedimento prevede anche l’inasprimento delle soglie per far scattare misure più restrittive, decretando nuove zone arancione o rosse.

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Nuovo decreto, cosa è previsto

Non solo: il nuovo decreto, in vigore fino al 15, prevede una zona gialla ‘rafforzata’ nei giorni feriali – con il divieto di spostamento tra regioni e la conferma della possibilità di spostarsi verso un’altra abitazione per massimo 2 persone – e una zona arancione nel fine settimana.

Il testo prevede:

  • per il periodo compreso tra il 7 e il 15 gennaio 2021, il divieto, su tutto il territorio nazionale, di spostarsi tra regioni o province autonome diverse, tranne che per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma;
  • nei giorni 9 e 10 gennaio 2021, l’applicazione, su tutto il territorio nazionale, delle misure previste per la cosiddetta “zona arancione” (articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020). Saranno comunque consentiti, negli stessi giorni, gli spostamenti dai Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, entro 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.

Il testo conferma sino al 15 gennaio, nei territori inseriti nella cosiddetta “zona rossa”, la possibilità, già prevista dal decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, di spostarsi, una sola volta al giorno, in un massimo di due persone, verso una sola abitazione privata della propria regione. Alla persona o alle due persone che si spostano potranno accompagnarsi i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che con queste persone convivono.

Resta ferma, per tutto il periodo compreso tra il 7 e il 15 gennaio 2021, l’applicazione delle altre misure previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020 e dalle successive ordinanze.

Inoltre, il testo rivede i criteri per l’individuazione degli scenari di rischio sulla base dei quali saranno applicate le misure previste per le zone “arancioni” e “rosse”.

Il testo interviene inoltre sull’organizzazione dell’attività didattica nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, con la previsione della ripresa dell’attività in presenza, per il 50 per cento degli studenti, a partire dal prossimo 11 gennaio.

Infine,  per l’attuazione del piano di somministrazione del vaccino contro il contagio da COVID-19, (articolo 1, comma 457, della legge 30 dicembre 2020, n. 178), sono previste specifiche procedure per l’espressione del consenso alla somministrazione del trattamento, per gli ospiti di residenze sanitarie assistite (o altre strutture analoghe), che siano privi di tutore, curatore o amministratore di sostegno e che non siano in condizione di poter esprimere un consenso libero e consapevole alla somministrazione del vaccino.

BOZZA [PDF]

Ecco la pagina che raccoglie tutte le delibere regionali

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PD, M5S, Italia Viva: scontro in Consiglio dei Ministri

Secondo quanto filtra, il capo delegazione del Partito Democratico, Dario Franceschini, appoggiato dall’area più ‘rigorista’ del governo, sarebbe stato favorevole a posticipare le riaperture delle scuole superiori e dei licei, spostando il ritorno sui banchi a dopo il 15 gennaio. Il capo delegazione avrebbe chiesto a nome dei Dem di prorogare la chiusura a metà gennaio (data di scadenza del decreto sul tavolo del Cdm). Franceschini avrebbe posto il tema come una questione politica.

Ad opporsi con forza a un rinvio è il M5S e la ministra Lucia Azzolina, fermi sulla linea  dei ritorno nelle aule dal 7 gennaio: “I contagi non sono imputabili alla scuola, non è quella la fonte dei focolai, i nostri ragazzi hanno pagato sin troppo, basta chiedere loro sacrifici”. 

Fortemente critiche anche le ministre di Italia Viva, che hanno parlato di “un caos inaccettabile” sul  capitolo scuola, “segno di un fallimento del processo di riapertura e  del ritorno sui banchi”. Quello che manca per l’ennesima volta, avrebbero detto Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, “è un’azione di governo del processo organizzativo e di concertazione con le regioni. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio”.  Intanto a Rete 4, duro attacco di Matteo Renzi: “L’incertezza sulla riapertura delle scuole  è inaccettabile, sarà che io ho figli che vanno a scuola e una moglie docente, ma siamo al 4 gennaio e io trovo assurdo che i mie figli non  sappiano ancora se vanno a scuola o no, trovo assurdo che è il 4  gennaio e ancora non si sappia”. 

Nel corso della riunione, segnalano più fonti, la ministra dei Trasporti Paola De  Micheli avrebbe spiegato di aver approntato un modello organizzativo scollegato dalla dimensione sanitaria, perché è impossibile “sapere come il virus si diffonde su pullman e bus”. Le sue parole avrebbero provocato l’ira dei 5 Stelle e in particolare del capo delegazione Alfonso Bonafede, animando il dibattito in un Consiglio dei Ministri di fuoco.

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