Cos’è un libro? Sull’oblio della lettura nell’era digitale

Mentre quotidianamente si affastellano come gride manzoniane i proclami di riforma della scuola, già messa abbondantemente a dura prova da decenni di disinvestimenti economici e culturali, e mentre il processo di digitalizzazione e dematerializzazione della didattica procede a passi da gigante accelerato dalla leva della pandemia, allo sguardo dell’educatore attento ai comportamenti dei bambini e degli adolescenti si manifesta con chiarezza la progressiva scomparsa del libro e della sua lettura.
E’ un fenomeno complesso, che ha mille diverse implicazioni, anche di lunga data, e molteplici cause ed effetti, ma che sembra trovare oggi il suo precipitato nell’egemonia del digitale, intesa non più solo come pervasività dei suoi strumenti tecnologici nel lavoro e nel tempo libero ma come realizzazione di un vero e proprio ambiente antropologico: un nuovo, intangibile ‘reale digitale’ ormai sostitutivo del vecchio, corporeo ‘reale materiale’.
E’ notizia recentissima l’avvio di una sperimentazione robotica in alcune scuole italiane. Un robot in classe insieme a studenti e docenti, per offrire – dice l’azienda che lo produce e che conta di immetterlo presto sul mercato dell’istruzione su larga scala – un’esperienza didattica “aumentata”.
In che modo un robot può svolgere questa funzione? Come insegnante? Come compagno di banco? E’ questo ciò di cui la scuola ha bisogno? E soprattutto, è questo ciò di cui hanno bisogno le creature piccole?
Troppo spesso le vediamo già chine su smartphone e tablet, sempre più precocemente catturate dai dispositivi elettronici che affollano le nostre esistenze. Curvi sui loro cellulari o magari seduti accanto, non si parlano, perché ciascuno è assorbito dal proprio piccolo schermo, lontano dall’altro in carne ed ossa.
E’ di chiara evidenza che questa spinta all’uso pervasivo degli strumenti digitali corrisponde alle esigenze del mondo produttivo contemporaneo ma non altrettanto esplorata è la nuova dimensione cognitiva e metacognitiva che essa induce, a partire dalle sue implicazioni nello sviluppo del linguaggio verbale e delle correlate capacità di formulazione di un pensiero complesso e dei processi di crescita e soggettivazione.
Quest’unico oggetto tecnologico, assurto a totem della contemporaneità nelle diverse forme dei suoi dispositivi sempre più performanti, è stato investito in modo assoluto dalla qualifica di “innovazione” e come tale assorbe ogni investimento economico e giustifica ogni finanziamento pubblico.
Per la scuola non c’è che questo: in classi sempre più sovraffollate e aule sempre più fatiscenti, luccicano lavagne digitali di ultima generazione. Che importa se mancano le biblioteche e se per i ragazzi il libro diventa un oggetto sempre più estraneo e desueto? Che importa se i bambini più piccoli non sanno più compiere il gesto di sfogliare una pagina perché abituati fin da piccolissimi all’ipnosi del touchscreen?
Che importa se aumentano i fenomeni di disfunzionalità linguistica, i deficit di attenzione e di concentrazione, la mancanza di uno sguardo ‘largo’ capace di cogliere i contesti, la smania di fotografare e di fotografarsi ossessivamente, in una nuova gerarchizzazione dell’esperienza umana che la subordina alla sua rappresentazione immediata e compulsiva, lo scarso ricorso alla memoria lungo termine, lo schermo utilizzato come protezione e difesa dall’altro fino alle forme estreme del ritiro sociale, ma anche come possibilità di mistificazione, aggressività, menzogna, narcisismo patologico, costruzione di un falso Sé?
Alla scuola, vero e proprio laboratorio di sperimentazione della digitalizzazione dell’intera esperienza umana, si sta chiedendo un contributo fondamentale perché la tecnologia registri i vantaggi della sua definitiva vittoria sull’umano, la scuola essendo il sistema dei luoghi in cui vivono le creature piccole, le più esposte e plasmabili. “Cos’è un libro?”, potrebbero chiedersi i bambini a breve. Senza saper più trovare la risposta.
“Cos’è un libro? Sull’oblio della lettura nell’era digitale”
di Anna Angelucci e Renata Puleo,
Giovanni Fioriti Editore, Roma 2021