Cosa succede sul fronte scuola nella settimana di Pasqua? La passione dei precari. Lettera

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Inviato da Sara Carnelos – Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi fa partire un concorso ordinario sulla base di quesiti posti in modo ingannevole, qualcuno completamente errato, altri con distrattori che fanno perdere non solo il tempo ai candidati, ma anche il senno.

L’intento non è solo quello di non stabilizzare chi lavora, visto che era stato indetto due anni fa, ma anche di scompaginare le graduatorie per le supplenze, con abilitazioni per coloro che non entrano nei ruoli. Allo scritto, seguirà un orale che porterà alcuni insegnanti al ruolo, altri con pochissimo servizio a superare i precari storici, che insegnano da oltre dieci anni, in quanto conquisteranno l’abilitazione.

Nel frattempo, deve partire un percorso straordinario che già tutti i sindacati (per la prima volta tutti concordano) chiedono sia rivisto, poiché darebbe la possibilità solo ad alcuni di seguire un percorso formativo accademico, gli altri precari da oltre 36 mesi, resterebbero ad insegnare, ancora una volta senza possibilità di essere abilitati. A questo percorso docenti di IeFP, paritarie o con servizio misto non possono accedere, perché figli di un Dio minore.

Ancora una volta si contesta che lo straordinario non sarà oggettivo, perché il candidato dovrebbe estrarre la traccia seduta stante. Per chi non è “del mestiere” per dirla alla Checco Zalone, significa che un insegnante durante il periodo di lavoro, anzi nel periodo più caldo per la scuola, con scrutini alle porte, esami di maturità, chiusura di progetti, uscite didattiche, incontri con le famiglie, riunioni per la decisione dei testi per l’anno seguente, dovrebbe essere preparato sul materiale pari ad un quinquennio universitario con la conoscenza dell’inglese a livello B2. Un ipernozionismo già visto e contestato al concorso ordinario, che viene richiesto a chi insegna da 3-5-10-15 anni non per entrare in ruolo, ma per partecipare ad un percorso universitario a proprie spese, al quale seguirà un esame abilitante, i cui posti si contano per classe di concorso il più delle volte sulle dita di una mano. La fortuna dipenderà da che traccia si estrae, così d’amblèe. E’ un modo indiretto per dire che i docenti in classe fanno cabaret, improvvisano, non si preparano la lezione con cura. I sindacati hanno chiesto di non penalizzare i precari rispetto a chi ha sostenuto il concorso ordinario, fornendo anche ai primi la traccia 24 ore prima, in modo da arrivare preparati il giorno dell’esame e ciò non sia dettato dalla sorte.

Sempre in questo Santo periodo, il Ministero dell’Istruzione ha presentato una riforma ai sindacati, ancora una volta tutti uniti nel dire “no, grazie”, mentre i docenti si pongono sempre la domanda di Checco. Dopo 36 mesi di precariato (attenzione che nella realtà sono anche 15 anni) un insegnante dovrebbe vincere un concorso con modalità a sorpresa (come fossimo sempre a Pasqua), poi dopo decenni di contratti su cattedre annuali a stipendio pieno, potrà stipulare un contratto part-time e, allo stesso tempo, frequentare l’università per conseguire i 30 cfu. Ma come avranno fatto 200mila precari ad insegnare e a correggere verifiche, promuovere o bocciare alla maturità schiere di studenti senza quei 30 cfu? Come avranno fatto a lavorare a tempo pieno? Insomma, per 600 euro al mese, dopo anni di duro lavoro, una laurea, spesso percorsi di specializzazione e master, i precari dovrebbero lavorare e ritornare sui banchi universitari in contemporanea, solo se promossi ad un esame. Se questa non è Passione, cos’è? Martirio, forse.

In tutte le realtà produttive l’anno di prova si sviluppa in 3 mesi, nella scuola questo è pari ad un anno. In tutte le aziende vi è l’obbligo di stabilizzare, anche nella PA, si applica la legge Madia. Quando lo Stato è imprenditore di sé stesso, ci sono strane sorprese.

Non pensiamo che queste decisioni siano frutto del caso, il ministro è in quota Pd e i due partiti di maggioranza sono 5Stelle e Pd, mentre la Lega cerca di contrastare con il senatore Pittoni questo assurdo meccanismo. Fratelli d’Italia ha già più volte gridato all’assurdo, ma in questo momento si trova all’opposizione e ha davanti un muro di gomma, altre voci politiche non sono pervenute. Rimane l’Europa che ha già tracciato la via maestra, quella della formazione e stabilizzazione. Non la via Crucis proposta da questo governo.

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi fa partire un concorso ordinario sulla base di quesiti posti in modo ingannevole, qualcuno completamente errato, altri con distrattori che fanno perdere non solo il tempo ai candidati, ma anche il senno. L’intento non è solo quello di non stabilizzare chi lavora, visto che era stato indetto due anni fa, ma anche di scompaginare le graduatorie per le supplenze, con abilitazioni per coloro che non entrano nei ruoli. Allo scritto, seguirà un orale che porterà alcuni insegnanti al ruolo, altri con pochissimo servizio a superare i precari storici, che insegnano da oltre dieci anni, in quanto conquisteranno l’abilitazione.

Nel frattempo, deve partire un percorso straordinario che già tutti i sindacati (per la prima volta tutti concordano) chiedono sia rivisto, poiché darebbe la possibilità solo ad alcuni di seguire un percorso formativo accademico, gli altri precari da oltre 36 mesi, resterebbero ad insegnare, ancora una volta senza possibilità di essere abilitati. A questo percorso docenti di IeFP, paritarie o con servizio misto non possono accedere, perché figli di un Dio minore.

Ancora una volta si contesta che lo straordinario non sarà oggettivo, perché il candidato dovrebbe estrarre la traccia seduta stante. Per chi non è “del mestiere” per dirla alla Checco Zalone, significa che un insegnante durante il periodo di lavoro, anzi nel periodo più caldo per la scuola, con scrutini alle porte, esami di maturità, chiusura di progetti, uscite didattiche, incontri con le famiglie, riunioni per la decisione dei testi per l’anno seguente, dovrebbe essere preparato sul materiale pari ad un quinquennio universitario con la conoscenza dell’inglese a livello B2.

Un ipernozionismo già visto e contestato al concorso ordinario, che viene richiesto a chi insegna da 3-5-10-15 anni non per entrare in ruolo, ma per partecipare ad un percorso universitario a proprie spese, al quale seguirà un esame abilitante, i cui posti si contano per classe di concorso il più delle volte sulle dita di una mano. La fortuna dipenderà da che traccia si estrae, così d’amblèe. E’ un modo indiretto per dire che i docenti in classe fanno cabaret, improvvisano, non si preparano la lezione con cura. I sindacati hanno chiesto di non penalizzare i precari rispetto a chi ha sostenuto il concorso ordinario, fornendo anche ai primi la traccia 24 ore prima, in modo da arrivare preparati il giorno dell’esame e ciò non sia dettato dalla sorte.

Sempre in questo Santo periodo, il Ministero dell’Istruzione ha presentato una riforma ai sindacati, ancora una volta tutti uniti nel dire “no, grazie”, mentre i docenti si pongono sempre la domanda di Checco. Dopo 36 mesi di precariato (attenzione che nella realtà sono anche 15 anni) un insegnante dovrebbe vincere un concorso con modalità a sorpresa (come fossimo sempre a Pasqua), poi dopo decenni di contratti su cattedre annuali a stipendio pieno, potrà stipulare un contratto part-time e, allo stesso tempo, frequentare l’università per conseguire i 30 cfu. Ma come avranno fatto 200mila precari ad insegnare e a correggere verifiche, promuovere o bocciare alla maturità schiere di studenti senza quei 30 cfu? Come avranno fatto a lavorare a tempo pieno? Insomma, per 600 euro al mese, dopo anni di duro lavoro, una laurea, spesso percorsi di specializzazione e master, i precari dovrebbero lavorare e ritornare sui banchi universitari in contemporanea, solo se promossi ad un esame. Se questa non è Passione, cos’è? Martirio, forse.

In tutte le realtà produttive l’anno di prova si sviluppa in 3 mesi, nella scuola questo è pari ad un anno. In tutte le aziende vi è l’obbligo di stabilizzare, anche nella PA, si applica la legge Madia. Quando lo Stato è imprenditore di sé stesso, ci sono strane sorprese.

Non pensiamo che queste decisioni siano frutto del caso, il ministro è in quota Pd e i due partiti di maggioranza sono 5Stelle e Pd, mentre la Lega cerca di contrastare con il senatore Pittoni questo assurdo meccanismo. Fratelli d’Italia ha già più volte gridato all’assurdo, ma in questo momento si trova all’opposizione e ha davanti un muro di gomma, altre voci politiche non sono pervenute. Rimane l’Europa che ha già tracciato la via maestra, quella della formazione e stabilizzazione. Non la via Crucis proposta da questo governo.

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