Cosa stiamo facendo per investire sul futuro (i giovani). Lettera

Inviata da Martina Federico – Tra un mese sarà un anno che i nostri ragazzi non frequentano in presenza la scuola (così almeno è stato in Regione Lombardia), fatta eccezione per i mesi di settembre e ottobre, in cui comunque non hanno frequentato a pieno regime.
La didattica a distanza in questo anno ha rappresentato un palliativo per riempire; le loro giornate nel modo più costruttivo possibile, utilizzando la tecnologia per fare scuola e non solo come passatempo (tra i pochi ufficialmente consentiti ai nostri adolescenti). Abbiamo inoltre ampiamente sentito che la famigerata dad o ddi non può sostituire né rimpiazzare una scuola fatta in presenza e sul campo, abbiamo sentito che l’isolamento in cui i giovani si ritrovano a vivere sta avendo delle ripercussioni negative sul loro benessere psicologico e psico-fisico, ripercussioni tangibili e osservabili, basti pensare ai ricoveri in psichiatria di giovanissimi (e in questo caso ne basterebbe anche solo uno, se vogliamo rincorrere la scuola del non uno di meno).
Questo ovviamente perché non tutte le famiglie sono uguali e non tutte pienamente funzionali. Nonostante tutto questo la soluzione che sembra andare per la maggiore è – aspettiamo che i dati migliorino, aspettiamo che i vaccini diano qualche garanzia. Bene, aspettare suona piuttosto come una non-soluzione, come una falsa illusione su cui adagiarsi senza avere il coraggio di prendere una decisione. Metterla sul piano di – non voglio scegliere tra il diritto allo studio e il diritto alla salute- suscita una risata amara. Scuole dell’infanzia e primarie hanno forse messo da parte il diritto alla salute dei nostri giovanissimi e del personale che vi lavora rimanendo aperte? Non hanno invece preservato la salute a tutto tondo dei nostri piccoli? Perché per ragazzini e giovani adulti dovrebbe essere diverso? La scuola in questo momento delicato e difficile
rappresenta l’unica occasione di socialità e di incontro tra pari ufficialmente concessa. In questi giorni si sta aprendo uno spiraglio per frequentare dei laboratori, dal momento che abbiamo raggiunto nuovamente l’ambita zona arancione, che in alcuni casi può significare tre ore settimanali: è questa la scuola dell’attesa del miglioramento dei dati? L’attesa che l’emergenza finisca si sta protraendo da un anno ma le soluzioni per le scuole (superiori) sono pressoché invariate, dad trasformata in ddi (un po’ come le asl sono diventate ats). Riprendendo un articolo che gira in questi giorni sul web, secondo
l’indice dqp (di questo passo), possiamo proporre alle famiglie un percorso quinquennale digitale, da potersi consumare comodamente sul divano, per formare giovani corpi in anime logore e fragili: l’Italia del futuro.