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Cosa fare quando gli studenti non fanno i compiti: un esempio di rubrica di valutazione per le “Prove di realtà”

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“Cosa bisogna portare domani?”; “”E al rientro dalle vacanze?”; “Ma c’erano compiti per domani?”; “Quelli erano i compiti di ieri, e quelli per domani, invece?”; “Si dovevano fare per oggi o erano in programma per la settimana prossina?”; “Ma… era il fine settimana, non è giusto trascorrere tutto questo tempo dietro a una scrivania mentre loro riposano”.

Sentiamo molte cose del genere giornalmente e, ancor di più, quando gli studenti, i nostri, non fanno i compiti. Il nostro bicchiere è colmo delle loro giustificazioni e trabocca di scuse, però, tutte, o quasi, a prova di DIA (Direzione Investigativa Antimafia) e con scuse, le più svariate e le più fantasiose per i compiti ricolmi di insensate procrastinazioni. Quello che non sentiamo però è un impegno serio su come evitare di dover giustificare i nostri alunni, in aula, per i compiti a prova di scusa. Sembra che siamo all’oscuro sul come coinvolgere gli studenti nel processo di assegnazione e programmazione dei compiti. In particolare, cosa contribuisce alla resistenza ai compiti? Come possiamo supportare meglio gli studenti non solo nel completare, ma anche nell’apprendimento attraverso l’utilità dei compiti assegnati? Esistono periodi nei quali è più conveniente lasciarli liberi di vivere pienamente la loro sospensione dell’attività didattica? Dal momento che le sospensioni delle attività didattiche sono proprio per gli alunni e non tanto degli insegnanti.

In alcuni articoli di ricerche le risposte che cerchiamo

Per dare risposte a queste domande consigliamo alcuni articoli di ricerca. Tra questi: Bempechat, J., Li, J., Neier, SB, Gillis, CA e Holloway, SD (2011). L’esperienza dei compiti: Percezioni dei giovani a basso reddito. Journal of Advanced Academics , 22(2); Kuklansky, Shosberger e EsHach (2016). La voce degli insegnanti di scienze sulle convinzioni, gli atteggiamenti e i comportamenti dei compiti a casa. Giornale internazionale di educazione scientifica e matematica, 14(1); e Letterman, D. (2013). Percezione degli studenti dei compiti assegnati a casa e di ciò che influenza le loro idee. Journal of College Teaching and Learning , 10 (2).

La motivazione del non completamento dei compiti a casa

Questi articoli mettono in evidenza le modalità con le quali si sono confrontati i docenti per comprendere la motivazione del non completamento dei compiti a casa, e non solo quelli, e per identificare i fattori scatenanti. Inoltre, sono stati utilizzati i dati delle classi con un rendimento elevato nei compiti (per identificare le abitudini dei professionisti dei compiti). Ecco, dunque, a partire da queste analisi, alcune ragioni supportate dalle citate ricerche per le quali gli studenti resistono ai compiti (talvolta, addirittura, arrivando a dimenticarli di sana pianta), oltre a suggerimenti per aiutarli a superarli. Ma quali sarebbero i principali motivi che indurrebbero gli studenti a non fare i compiti e cosa può fare al riguardo un insegnante (di ogni ordine e grado, per la verità)?

I compiti richiedono troppo tempo per essere completati

In uno studio su oltre 7000 studenti (età media 13 anni), come scrive Bowmani, i questionari hanno rivelato che quando vengono forniti più di 60 minuti di compiti a casa (per disciplina, si intende), gli studenti hanno resistito alla loro esecuzione. Inoltre, sulla base di test standardizzati, più di 60 minuti di compiti a casa non hanno avuto un impatto significativo sui punteggi dei test di verifica (qualora ve ne fossero a partire proprio da quelle esercitazioni a casa).

Consiglio per l’insegnante

Chiedi agli studenti di registrare quanto tempo ci vuole per completare i compiti per una settimana. Usa il record per negoziare un obiettivo giornaliero per il completamento dei compiti. Quando viene stabilito un lasso di tempo accettabile, ciò consente allo studente di concentrarsi maggiormente sull’attività.

Il valore è frainteso

Gli studenti credono inesattamente che i compiti abbiano solo un valore scolastico e, dicono loro, di inutile esercizio riempitivo. Di fatto di questo si tratta per i cosiddetti compiti inutili delle vacanze natalizie, pasquali ed estive; come se le vacanze servissero solo a noi docenti per divertirci e riposarci, dimenticando che analogo trattamento andrebbe riservato proprio agli alunni, i veri destinatari della “pausa didattica”, concetto non troppo chiaro a qualche docente. In uno studio su 30 insegnanti, le interviste hanno mostrato che l’uso dei compiti da parte degli insegnanti si estendeva oltre la pratica tradizionale del contenuto scolastico. Ad esempio, il 79% di questi insegnanti segnala i compiti a casa come uno strumento affettivo (per misurare la motivazione all’apprendimento, la fiducia e la capacità di assumersi responsabilità). Ritornando ai compiti natalizi, si ribadisce l’inutilità quando questi hanno proporzioni e dimensioni inimmaginabili. In una classe terza primaria è concepibile lasciare, per la pausa didattica natalizia fascicoli inesauribili per tutte le discipline e le educazioni? Il docente farebbe bene a rispolverare qualcosa di didattica e metodologia, di pedagogia e di psicologia motivazionale, perché evidentemente qualcosa è davvero sfuggita.

Consiglio per l’insegnante

Comunicare con gli studenti i molteplici scopi dei compiti, come scrive Bowmani, rivela come i compiti a casa hanno vantaggi sia a breve termine (impatto sul voto del corso) che a lungo termine (miglioramento delle abilità di vita). Identificare vantaggi specifici a lungo termine per i compiti di cui gli studenti potrebbero non essere a conoscenza, come l’organizzazione, la gestione del tempo e la definizione degli obiettivi.

Il compito è di unica specie

In uno studio su 232 studenti di scuola secondaria di secondo grado, gli stessi segnalano interesse per diversi tipi di compiti. Ad esempio, il 68% degli studenti è soddisfatto dei compiti online (questo formato ha fornito un feedback immediato e ha consentito più tentativi), mentre il 32% è soddisfatto dei compiti tradizionali su carta (questo formato non ha avuto problemi di stampa da computer ed è uno stile molto familiare).

Consiglio per l’insegnante

Valutare lo stile di apprendimento degli studenti con l’uso di inventari di apprendimento. Differenziare i compiti per tenere conto dell’interesse degli studenti e delle preferenze di apprendimento. Si potrebbero fornire incarichi di differenziazione a differente competenza-abilità che comprendono criteri negoziati e scelte di testi. Ad esempio, chiedi agli studenti di “creare il tuo metodo per mettere in pratica i termini chiave”. O, in alternativa, “realizza il tuo compito di realtà, con criteri autonomi, su ___”.

Non viene fornito il feedback o non è adeguato (come capita per i compiti delle vacanze)

Riconoscere i tentativi di fare i compiti è molto importante e significativo. Potremmo dire che è assolutamente gratificante. Un sondaggio su 1500 studenti dimostra come gli studenti desiderano, ardentemente, il riconoscimento per aver tentato e, ancor di più, per aver completato i compiti (anziché solo per averli corretti). Ancora più drammatica la circostanza alla quale sono costretti i bambini, in modo particolare, al rientro dalle vacanze. Talvolta i docenti che hanno multato la sospensione didattica natalizia o pasquale con una infinità di compiti non li correggono neppure o si limitano a una superficiale visione o correzione generale (tanto inutile, quanto superflua, in questo caso specifico. Demotivante e irrazionale).

I nostri studenti ambiscono a lodi per aver svolto i loro compiti a casa. In uno studio su 230 studenti, quasi la metà degli studenti ha convenuto che il riconoscimento da parte degli insegnanti di “fare un buon lavoro” era importante per loro.

Consiglio per l’insegnamento

Ampliare la valutazione dei compiti per includere i punti per il completamento del compito. Inoltre, includi il feedback sui compiti a casa nei programmi delle lezioni. Un esempio è identificare il tempo in classe per identificare i modelli di compiti a casa con la classe (lotte e successi degli studenti). Un altro esempio è offrire agli studenti l’opportunità di confrontare le loro risposte ai compiti con un pari (gli studenti possono correggere o modificare le risposte mentre ottengono feedback).

I compiti non sono incorporati nelle valutazioni in classe

Gli studenti vogliono che i loro compiti li preparino per le valutazioni. Durante il sondaggio, l’85% degli studenti afferma che completerebbe più compiti se il materiale fosse utilizzato per test e quiz.

Suggerimento per l’insegnamento

Consenti agli studenti di selezionare 1 domanda dei compiti per ogni unità che desiderano vedere nel test. Metti le selezioni degli studenti in una ciotola/lotteria e scegli 2-3 delle loro risposte da includere in ogni valutazione.

Gli studenti non hanno un piano

Non sorprende che definire un piano per i compiti e dare concrete disposizioni per l’esecuzione dei compiti, come scrive Bowmani, aumenti la probabilità che gli stessi vengano eseguiti e, addirittura, completati. Nelle interviste con gli studenti della quinta Primaria, il 65% degli allievi che hanno completato tutte le consegne lasciate dai docenti di classe ha dichiarato di avere un piano di esecuzione, sebbene lo stesso sia adatto alla loro età. Il loro piano dei compiti risultava essere definito nel tempo indispensabile per compiere il lavoro, onorare le scadenze fissate dai docenti e seguire le operazioni necessarie, senza genitori, per il completamento. Singolarmente, gli allievi con un piano, anche se semplice e adatto a loro, alla loro giovane età, completano i compiti sebbene la loro avversione (per dirla con un termine estremo ma significativo, al contempo) per il compito stesso.

Suggerimento per l’insegnante

Aiuta gli studenti a definire un piano operativo per l’esecuzione dei compiti. Ad esempio, puoi mostrare loro alcuni esempi, dare dei modelli ben strutturati sotto forma di elenchi di cose da fare per i compiti a casa o, nei casi di alunni più grandi e frequentanti, ad esempio, le superiori, fornire delle app telefoniche o da istallare sul PC che aiutino prima a pianificare e poi a tenere traccia delle procedure di programmazione dei compiti.

Ogni tipologia di compito una griglia diversa di valutazione

Infine, e non in ultimo, avere cura di stabilire griglie di valutazione iverse per tipologie diverse di compiti. Un esempio tra tutti quello relativo ai compiti di realtà che non possono e non devono essere valutati utilizzando le medesime griglie valutative, ad esempio, con le quali valutiamo un tema o la realizzazione di un report giornalistico. Vi proponiamo, in allegato, la rubrica di valutazione per le “Prove di realtà” in uso nell’efficiente e validissimo Istituto Comprensivo “Maria Montessori” di Cardano al Campo (VA) diretto, con grande capacità pedagogica e metodologica, dal dirigente scolastico prof. Giuseppe Reho.

RUBRICA DI VALUTAZIONE PER LE PROVE-DI-REALTA

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