Coronavirus, per gli studenti gli insegnanti in questo momento sono il riferimento al quale aggrapparsi. Lettera

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inviata da Massimo Grieco – Ci chiedono… è necessario continuare l’insegnamento via web. Credo che qui non si tratti di “insegnare a distanza”.

Questi ragazzi, almeno alle scuole superiori, dove c’è una coscienza già matura e una migliore comprensione degli eventi, sotto una parvenza fatta di smargiassate e fatalismo, sono disorientati. Sono impauriti e smarriti.

E penso che anche i più piccoli, pur non comprendendo dati e fatti, percepiscano, loro, atmosfere e sensazioni che possono essere destabilizzanti.

Nostro compito è non tanto di farci percepire quali “docenti”, ma come il riferimento intorno al quale raggrupparsi.

Attraverso quei bit che viaggiano impazziti sul web dobbiamo far capire loro che la scuola è ancora con loro. Delocalizzata ed eterea, ma con loro.
Qualche esercizio si.
Qualche poesia, si.

Ma soprattutto dati con uno spirito totalmente differente. La scuola è ancora e sempre quella con le sbarre alle finestre, messe NON per impedir loro di uscire, ma perché non entri la barbarie.

Ho sentito ieri colleghi proporre “la stessa videolezione a tutte le classi dello stesso anno”, colleghi dire che “…io la videolezione non la faccio perché poi… se mi riprendono e mi mettono su youtube…?”

Non ne posso più.

Stiamo ancora alla concezione “studenti – contro – insegnanti”.

Io non sono d’accordo con questo clima di allarmismo NONOSTANTE I NUMERI, ma debbo ammettere che c’è, e che dai ragazzi è percepito in maniera ancora più sinistra: noi abbiamo visto mucca pazza, torri gemelle, alcuni di noi il Vajont e gli anni di piombo e tante altre nefandezze ed in qualche modo siamo psicologicamente vaccinati.

Ma per loro questo è il primo impatto con una realtà malevola.

Penso a questa del web come un’opportunità e mii vengono alla mente i racconti dei miei vecchi: durante i bombardamenti c’era, nei rifugi, chi raccontava storie ai bambini, ai ragazzi. Non per fuggire la realtà, anzi! Per far si che la loro mente fosse occupata da altro che il frastuono delle bombe e non vacillasse.

Ecco, sarò un illuso, ma questo dovrebbe essere il nostro compito: tenere vivo il filo di Arianna che anche dal buio più totale ci ricordi che sempre e comunque esiste una realtà “altra” dalla cupezza e dalla barbarie, fosse anche solo mentale. Anzi SOPRATTUTTO da quella.

Altrimenti davvero saremo solo dispensatori automatici di teoremi e poesie.
Dov’è Platone? Dove sono la poesia, la fisica, le scienze? Solo nella confortevole zona privilegiata di un’aula? Penso che ADESSO noi Docenti dobbiamo uscire allo scoperto e mostrare la nostra indispensabilità. Dobbiamo assumerci responsabilità e rischi come stanno facendo TUTTE le altre categorie lavorative.

D’accordo, siete sordi a queste ragioni? Mi spiace per voi. Ma in questo momento, nel quale mi premono soprattutto i ragazzi, proverò un’esca alla quale pochi di noi sanno resistere.

…avete pensato che se ci percepiranno come INUTILI verremo spazzati via? Potrebbero decidere di limitare i nostri stipendi. Sospenderli, magari!
Pazzesco? No, affatto!

Ma io personalmente preferisco pensare solo ai miei ragazzi.
Molti mi chiedono come mai pur essendo durissimo con loro, intransigente ed esigente, pure si trovino bene con me e sono sereni nelle mie ore.
Bene. Li ascolto.

E soprattutto sanno che io il considero MIEI.
Sono sotto mia egida. E qualunque cosa accada, e chiunque, prima di toccar loro dovrà vedersela con me.
Anche un qualsiasi virus del cazzo!

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