Coronavirus, l’appello dei docenti: folle continuare ad andare a scuola, non si può scegliere tra la vita e il lavoro

Comunicato CNDA (Coordinamento Nazionale Docenti Abilitati) – Insegnanti che, è bene ricordarlo, sono i più anziani d’Europa secondo l’Ocse, con il 60% al di sopra dei 50 anni nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado.
Non passa ormai giorno in cui non si sentano appelli disperati da parte di medici, infermieri e dello stesso Comitato Tecnico Scientifico in cui si chiede a gran voce l’adozione di misure più restrittive, e tra queste la chiusura delle scuole.
Qualche giorno fa abbiamo fatto un sondaggio al quale hanno partecipato circa 800 insegnanti chiedendo se si preferisse la scuola in presenza oppure la DAD: ebbene l’85% ritiene che le scuole debbano essere chiuse subito perchè è messa a repentaglio la salute e la vita stessa degli operatori.
Non possiamo essere considerati automi o robot che eseguono i compiti in modo meccanico e a comando, ma siamo persone che vivono ormai con paura ed angoscia ogni volta che varchiamo il cancello della scuola. Che tipo di serenità si può trasferire ai ragazzi in questa drammatica situazione di lavoro.
Come fai a stare in classe con 20/25 ragazzi o bambini sapendo che se ti ammali difficilmente sarai curato nella giusta maniera o che potresti non trovare neanche un posto in ospedale o un respiratore per l’ossigeno. Anche per i tamponi occorre attendere settimane.
Lo diciamo con estrema chiarezza: con il sistema di tracciamento completamente fuori controllo e le strutture sanitarie al collasso noi crediamo che sia semplicemente folle continuare a fare didattica in presenza.
Chi, come il Ministro, continua a fare appelli in questo senso, si sta assumendo una responsabilità molto grave. Non siamo carne da macello e non si scherza con le nostre vite.
La classe docente ha sempre mostrato spirito di sacrificio, passione ed abnegazione. Ma non le si può chiedere, con gli ospedali allo stremo e con la mancanza di ossigeno in molte parti d’Italia, di continuare a far finta di nulla.
Molti insegnanti vivono con qualcuno che è a rischio di malattie gravi (anziani, immunodepressi, diabetici, asmatici, ipertesi ecc.) e hanno il terrore di portare a casa il virus.
Molti poi sono costretti a scegliere se continuare ad assistere i genitori anziani, per i quali sono spesso l’unico riferimento, oppure se collocarli presso qualche casa di cura, con l’angoscia ulteriore del virus che si propaga proprio nelle RSSA, mietendo vittime, come purtroppo ogni giorno si sente.
Non si contano più i messaggi che riceviamo di colleghi in preda a crisi ansiose depressive, che hanno paura di essere contagiati e di contagiare i propri cari.
Molti ci dicono di voler smettere di insegnare, dopo anni di lavoro fatto con passione e dedizione.
Non si può arrivare ad essere costretti se scegliere la vita, propria o dei propri cari, oppure il lavoro.
Sia chiaro che non pensiamo affatto che la didattica in presenza non sia preziosa, ma crediamo semplicemente che in questa situazione non sia più possibile continuare a farla.
In queste circostanze, estreme e drammatiche, qualche mese di didattica a distanza – con tutti gli opportuni accorgimenti del caso, come forniture di PC e connessioni internet a chi non ne ha – ci può consentire di arrivare senza troppe migliaia di morti in più fino al tempo in cui saranno disponibili cure più efficaci, così da poter riaprire gradualmente le scuole.
Non possiamo accettare una scuola in presenza “costi quel che costi”, come qualcuno vorrebbe, con le sofferenze e decessi inevitabili che ne seguirebbero.
Crediamo sia semplice buon senso. Ministra Azzolina Vada nelle scuole e tra gli insegnanti: in questo periodo non vedrà nei loro occhi la luce della passione e la gioia per un lavoro meraviglioso, che hanno sempre svolto con impegno ed abnegazione, ma potrà leggere solo paura e angoscia.