Coronavirus: investimenti in tecnologia e scuola come parcheggio. Lettera

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inviata da Lorenzo Mario – Anche il coronavirus, come ogni cosa, può avere molteplici letture e rivelare realtà nascoste.

E’ la prima volta che ci troviamo a dover affrontare un’ emergenza di questa portata. È anche la prima volta che ci troviamo a dover fare i conti con una didattica diversa.

Sono passati circa vent’anni da quando il Ministro della Pubblica Istruzione prima, e il MIUR poi, hanno iniziato a spendere somme ingenti per attrezzare le scuole italiane di tutti quegli strumenti tecnologici che avrebbero dovuto portare la nostra scuola nel mondo moderno.

Tutti ricordiamo quando le LIM venivano spacciate come la soluzione di tutti i problemi della didattica e inoltre questi meravigliosi oggetti avrebbero reso la scuola italiana al pari delle scuole europee.

Ci siamo accorti solo da poco (non è vero, perché lo si sapeva da sempre) che cambiare una lampada fulminata della LIM non era conveniente a causa dei costi esorbitanti.

Molti anni addietro si iniziò a parlare delle classi 2.0.

Le scuole hanno investito (direi speso, o forse sarebbe meglio dire sperperato) decine e decine di migliaia di euro per poi decidere di non reiterare la sperimentazione perché si era rivelata un bluff.

Adesso le LIM sono sostituite da schermi TV più grandi e i tablet in dotazione agli studenti delle classi 2.0 sono spariti.

I PC tradizionali sono sostituiti in molte scuole dai Chronebook.

Dopo questo veloce elenco, scopriamo che le scuole non sono attrezzate per una didattica a distanza. Eppure, volendo semplificare al massimo, sarebbe sufficiente un PC decente con una videocamera per poi collegarsi con i nostri studenti.

Bisognerebbe avere anche l’onestà di dire che purtroppo nel 2020 non è vero che tutte le famiglie siano in possesso di una connessione Internet: ma questo è altro discorso.

Ebbene, se il coronavirus fa emergere che i nostri istituti non sono nemmeno minimamente attrezzati tecnologicamente dove sono andare i finire tutti i milioni di euro che sono stati spesi?

Un’altra cosa che questo virus sta facendo emergere è quello relativo all’aspetto sociale della scuola.

In questi giorni ho sentito pronunciare più volte queste frasi da politici senza pudore e da molte famiglie:

“E ora dove lo metto mio figlio?”;

“Ecco gli insegnanti che come al solito non fanno mai niente!”;

” venisse la maestra a guardarmi i bambini!”

Tutte affermazioni e preoccupazioni legittime ma… mi si consenta di dire anche che sono tutte rivelatrici.

Non ho sentito dire per esempio:

“e adesso come faranno a recuperare tutti quegli argomenti che erano previsti dal programma”;

“come faranno con i test per l’iscrizione all’università per l’anno prossimo”;

“come faranno quelli di quinta a recuperare quegli argomenti che serviranno loro anche al primo anno di università?”

Non è la preoccupazione del problema didattico-educativo ma … l’aspetto “parcheggio” che ha la scuola.

Perché, a mio parere, queste affermazioni sono rivelatrici e perché ho parlato di politici senza pudore?

I politici senza pudore, per un voto in più, strizzano l’occhiolino alle famiglie confermando il concetto della scuola come parcheggio e quindi … occorre stanziare il bonus baby sitter per le famiglie. Come sappiamo noi italiani siamo sensibili alla pecunia …

La scuola però dovrebbe essere altro.

È la politica che dovrebbe occuparsi dei problemi sociali e quindi delle famiglie: non la scuola, non la cultura.

Chiudo e ribadisco: perché questa di investimenti tecnologici ha partorito dei topolini di competenze.

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