Coronavirus, didattica a distanza: resistenza culturale per alcuni insegnanti, mancano competenze, far conoscere esperienze positive

di prof. Fulvio Oscar Benussi* In questo articolo proporremo alcune prime riflessioni sulle possibili difficoltà e i vantaggi della didattica a distanza che, a nostro parere, potranno essere connessi a:
- Difficoltà culturale nel superare la tendenza a vivere le lezioni come
“fatto privato” - Transizione a una maggiore trasparenza e maggiore “leggibilità”
dell’operato degli insegnanti da parte dei genitori - Necessità, per gli insegnanti, di acquisire competenze pedagogiche e
competenze tecnologiche ad hoc - Sviluppo di una sana attitudine al cambiamento
- Allargamento delle competenze legate alla professionalità dei docenti
che favorirà lo sviluppo di una maggiore creatività e delle correlate
capacità progettuali e realizzative nella predisposizione di proposte
didattiche a distanza - Superamento di una didattica mono fonte per passare a una didattica
multi-fonte: la conoscenza potrà essere veicolata non solo dal libro
di testo, ma anche da fonti autorevoli reperibili in Internet
I materiali didattici digitali via, via prodotti porteranno alla
creazione quasi automatica della “storia professionale” prodotta dal
docente
La disponibilità della propria “storia professionale” offrirà maggiori
opportunità relativamente alla riflessività. Come segnalano da molti
autori c’è la: […] necessità di una nuova visione dell’“epistemologia
della pratica” che consenta ai professionisti di ripensarsi non più
come “risolutori di problemi strumentali” ma come artefici creativi e
“riflessivi” del proprio agire
Premessa
Le riflessioni presentate in questo contributo non sono relative
all’attuale momento altamente emergenziale di chiusura totale delle
scuole e delle Università, riguardano invece il futuro che
auspicabilmente vedrà lo sviluppo di una didattica a distanza per
quegli studenti che per malattia propria o dei propri parenti dovranno
assentarsi e rinunciare alla frequenza delle lezioni.
Quali difficoltà vanno affrontate con la didattica a distanza? A
questa domanda penso che “di getto” si sia portati a rispondere che la
difficoltà sta nella necessità di utilizzare gli strumenti tecnologici
necessari per poterla svolgere.
Non credo che questo sia il solo e unico problema.
Esiste per molti docenti un radicato pregiudizio culturale che
alimenta le resistenze alla diffusione di tale metodologia didattica.
Predisporre dei percorsi didattici a distanza ha come conseguenza il
fatto di rendere trasparente la propria attività professionale sia
agli studenti che alle famiglie degli stessi. In questo modo però
l’insegnamento potrebbe, positivamente, cessare di essere considerato
alla stregua di un fatto privato aumentandone così le potenzialità in
relazione agli esiti dell’agito professionale.
Nella mia esperienza ho verificato che anche la mera registrazione
dell’audio delle lezioni da parte degli studenti era diffusamente
osteggiata dai docenti.
In più di una scuola quando nei Consigli di classe annunciavo che avevo autorizzato gli studenti, in particolare modo gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento, a registrare l’audio delle lezioni mi veniva subito chiesto di specificare ai ragazzi che ciò sarebbe stato possibile esclusivamente nelle mie lezioni e non in quelle dei colleghi. Per evitare la
registrazione i docenti adducevano il problema delle privacy
relativamente alla eventuale registrazione di ragazzi minorenni che
alle lezioni stesse fossero intervenuti.
Puntualmente nel 2016 il Garante per la privacy pubblicò la guida La scuola a prova di privacy dove al paragrafo Registrazione della lezione e strumenti compensativi affermava inequivocabilmente che: é possibile registrare la lezione esclusivamente per scopi personali, ad esempio per motivi di studio
individuale. Era così esclusa la necessità di informare preventivamente le persone coinvolte cioè docenti e studenti della classe. La pubblicazione della guida però non migliorò la situazione, ottenne solo la modificazione delle motivazioni per arginare la possibilità di registrarle…
Nei giorni scorsi a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19
sono state diffuse dal MIUR le misure per la scuola riprese poi nel
Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 febbraio
2020.
Il Ministero precisava che: […] I dirigenti scolastici delle scuole in cui l’attività didattica è stata sospesa per l’emergenza sanitaria possono attivare, di concerto con gli organi collegiali competenti e per la durata della sospensione, modalità di didattica a distanza, ponendo particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità.
Questa situazione emergenziale ha cambiato l’agenda setting delle
priorità della scuola. La capacità di proporre didattica a distanza e
diventata una priorità per il ministero, le scuole e i singoli
docenti. Ma, come afferma Licia Landi, “Le soluzioni estemporanee, non
coordinate e a macchia di leopardo, servono davvero a poco. La
didattica a distanza è una faccenda seria, che va affrontata con una
base pedagogica molto solida e con lungimiranza, non certo ricorrendo
a 4 apps o con l’ultima piattaforma messa in commercio. Senza dubbio,
durante un’emergenza, si fa quello che si può, ma, se vogliamo
affrontare davvero la questione, siamo consapevoli che c’è molta
strada da compiere e le problematiche non riguardano solo la
tecnologia.”
Proporre didattica a distanza comporterà per gli insegnanti la
necessità di acquisire le competenze pedagogiche e tecnologiche
necessarie allo scopo.
Sarà quindi necessario sviluppare un piano di formazione mirato la cui efficacia, probabilmente, sarà favorita dalla diversa motivazione e dalla mutata attitudine al cambiamento degli insegnanti.
Negli anni ho condotto alcune sperimentazioni di didattica a distanza,
nel senso indicato nella premessa all’articolo, con studenti di prima
e seconda liceo: attività didattica con flipped lesson, utilizzo di un
servizio Internet di Q&A, test ed esercitazioni condotte con Google
forms, coordinamento attività via mail, ecc.
In breve quello che ho imparato sperimentando è che l’utilizzo di una
piattaforma di Q&A risulta ostica a ragazzi del primo biennio della
secondaria di secondo grado. Tranne quando l’ho proposta per una
competizione tra gruppi in laboratorio l’esito è stato il rifiuto di
utilizzarla per scambiare coi compagni e con il docente richieste e
suggerimenti.
L’utilizzo della flipped lesson è stata invece
considerata utile.
In particolare è stata apprezzata dagli studenti
con disturbi specifici dell’apprendimento che la consideravano
estremamente positiva nei casi in cui dovevano assentarsi per malattia
o altro. La disponibilità della lezione digitale multimediale li
rasserenava molto permettendogli di evitare una difficile rincorsa
degli appunti dai compagni di classe dalla lezione svolta dal docente
durante la loro assenza.
Forse può sembrare strano, ma anche la “semplice” corrispondenza via
mail docente-studente non era per nulla scontata ed è perciò risultata
un utile ambito di apprendimento.
Credo che quando la didattica a distanza diventerà usuale la professionalità degli insegnanti ne potrà risultare arricchita in quanto le attività da svolgere richiederanno maggiore creatività e le correlate capacità progettuali e realizzative.
Ciò, in un’ipotesi ottimistica, potrà finalmente portare anche a una
didattica multi-fonte: non basata cioè esclusivamente sul libro di
testo. E’ infatti diffuso, nel caso di didattica a distanza, il
ricorso a svariati documenti multimediali reperibili in Internet.
Per questo è auspicabile che l’attività di supporto alle scuole
promossa ultimamente dal MIUR ottenga gli esiti perseguiti dal
Ministero tramite la possibilità per scuole interessate di“[…]
accedere a strumenti di cooperazione e scambio di buone pratiche,
gemellaggi con istituti scolastici che hanno esperienze avanzate di
didattica digitale, webinar di formazione, contenuti multimediali per
lo studio, piattaforme certificate per la didattica
Sarebbe davvero poco entusiasmante se la didattica a distanza si
realizzasse con una modalità “minimalista” cioè esclusivamnete tramite
indicazioni inviate dai docenti di quali pagine del libro di testo
studiare da soli ed eventualmente con la realizzazione di qualche
video di lezioni frontali a distanza…
Un’ultima considerazione in positivo è relativa agli esiti di una
prassi di didattica a distanza che si diffondesse davvero nelle scuole.
In tale caso, penso che, la continua predisposizione di materiali per
svolgere didattica a distanza potrebbe consentire agli insegnanti di
accumulare via, via una sorta di “storia della propria didattica”.
E questa “storia” potrebbe permettere di ricostruire a ritroso la trama
dei percorsi didattici realizzati consentendo ulteriori riflessioni
sulle metodologie seguite, gli esiti, ecc. e così alimentando lo
sviluppo della riflessività dei docenti.
*socio AIDR è docente di scuola secondaria di secondo grado, formatore e pubblicista. Esperto di innovazione didattica ha tenuto numerosi speech in Università italiane ed estere. Vari suoi contributi, molti redatti in collaborazione con Annamaria Poli ricercatrice dell’Università degli studi di Milano Bicocca, sono stati pubblicati in riviste scientifiche dell’ambito
universitario.