Coronavirus, Coordinamento Nazionale precari scuola: tutto la scuola adesso è BES, fermiamoci a pensare. Lettera
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inviata da Coordinamento Nazionale Precari Scuola – Una pandemia ha colpito il mondo e in particolare l’Italia. La condizione di sconforto, paura e disagio nella quale tutti siamo piombati tocca anche la scuola.
Tocca genitori, ragazzi, docenti, dirigenti, ATA, educatori, tocca l’intera comunità educante, fatta di esseri umani. “Comunità”, questa è la parola chiave della scuola. Partiamo dal significato della parola: “Comunità: Insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, interessi e consuetudini comuni:” La visione di scuola che il Ministro Azzolina ci propina nei suoi video-proclami non corrisponde alla scuola reale (per fortuna). La scuola non è un’azienda che deve produrre risultati e fare profitto e che quindi “non si ferma”davanti a nulla, la scuola non è uno schiaccia sassi che “non si ferma”.
La scuola è una comunità di persone che stanno vivendo oggi un dramma.
Ma per questo dramma non c’è spazio nei discorsi e nelle azioni del Ministro. Ma il dramma c’è anche se lei, priva di pietas, lo ignora.
Noi, la comunità scolastica, abbiamo perso i nostri cari nella pandemia, docenti e genitori che hanno perso i propri genitori, ragazzi che hanno perso i loro nonni, famiglie che a causa del blocco della nazione hanno perso la possibilità di portare il pane in tavola, persone, siamo persone, che hanno perso la loro serenità e che non hanno certezze per il prossimo futuro. Quindi in questo dramma, TUTTI SIAMO BES, tutti siamo scossi, nessuno a scuola era preparato alla pandemia. OGGI LA SCUOLA E’ BES. Oggi la scuola ha Bisogni Educativi Speciali, perché la scuola è stata travolta da una pandemia.
Caro Ministro Azzolina, l’importante adesso è RALLENTARE, e anche fermarsi se necessario. Fermarsi a pensare a come possiamo garantire una nuova scuola che sia esperienza di vita, di conforto, di “non solitudine” in un momento così tragico. Lo scopo della scuola non può essere quello che proviene dagli annunci e dalle pressioni del Ministro che esortano a raggiungere il risultato di più programma svolto, di più risultati, di performance eccellenti. Lei ha detto, Onorevole Ministro: “Andate avanti!”. E come si fa con chi rimane indietro? Perché in questa folle corsa, molti rimangono indietro, semplicemente perchè non ce la fanno, perché sono umani. Abbiamo colleghi che ormai ultrasessatenni rimangono indietro perché non hanno gli strumenti per approcciarsi ad una scuola tecnologica a distanza, totalmente diversa da quella nella quale hanno lavorato per 30 anni; abbiamo alunni che non sono in grado, o non hanno le possibilità economiche per usare “we school”, “Google Meet”, e fare smart learning. A poco serviranno i tablet donati dal Ministero a quei ragazzi che hanno una madre e un padre che non percepiscono più lo stipendio e che certamente vivono quello stress tra le mura di casa in cui sono bloccati. Il tablet allevierà il loro stress e permetterà ai loro figli di essere i perfetti cyber-studenti? Io non credo. Per non parlare poi della NON INCLUSIVITA’ della “scuola che non si ferma” una scuola per i più veloci, per i più capaci, per i più bravi, una scuola che non aspetta chi ha bisogno di più tempo. La scuola che non si ferma non è inclusiva. In questo momento di crisi non si può pensare al solo culto della performance come il Ministro ci impone.
Al contrario, noi docenti dobbiamo pensare prioritariamente a mantenere vivi i nostri rapporti umani tra colleghi e con i nostri ragazzi, quei rapporti che sono alla base del processo educativo stesso, che sono alla base del nostro essere scuola, del nostro essere comunità. Sono i rapporti umani che fanno della scuola la più importante esperienza sociale nella vita di un individuo. E quindi non dovrebbe essere l’obiettivo primario quello di raggiungere dei risultati prefissati, ma quello di trovare un nuovo modo per camminare insieme.
La scuola reale, la scuola delle persone, si deve fermare ad aspettare chi è in difficoltà e prenderlo per mano perché tutto il nostro mondo si è fermato, perché tutti noi siamo in difficoltà.
Coordinamento Nazionale Precari Scuola