Coronavirus, Antonelli: “Epidemia sotto controllo, prossime due settimane decisive per capire impatto della riapertura delle scuole”

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“È sbagliato paragonare i numeri di oggi a quelli di marzo e aprile. I ricoverati nei reparti e nelle terapie intensive attualmente sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Ad aprile e marzo erano concentrati negli ospedali del nord e noi non eravamo preparati come adesso”.

Così in un’intervista sul Corriere della Sera, Massimo Antonelli, direttore dell’unità di anestesia e rianimazione al Policlinico Gemelli, componente del  Comitato tecnico scientifico (Cts), che spiega: “I ricoverati nei  reparti e nelle terapie intensive attualmente sono distribuiti su  tutto il territorio nazionale. Ad aprile e marzo erano concentrati  negli ospedali del nord e noi non eravamo preparati come adesso. C’è  ancora un’ampia disponibilità di posti in ospedale che ci consentono  di non dover temere situazioni critiche immediate”.

Antonelli spiega: “L’epidemia in Italia è sotto controllo anche se i numeri possono far immaginare un imminente pericolo. C’è allerta, non  allarme”. Per quanto riguarda le terapie intensive “grazie al
potenziamento della rete siamo passati da un rapporto di 12 letti ogni 100mila abitanti a 14 letti, quindi da 5.800 a 8.000, altri verranno  aperti mettendoci in grado di sostenere l’urto attuale, specie con una salita della curva contenuta”.

Dunque la crescita attuale è “per ora  sostenibile, lenta, graduale e contenuta. Le prossime due settimane  saranno molto significative per valutare l’impatto di ulteriori  contagi legati alla riapertura delle scuole e al ritorno al lavoro in  ufficio. Verificheremo la salita da qui a fine ottobre e avremo un quadro più preciso di cosa poterci aspettare in inverno”.

Per reggere all’epidemia “la risposta è solo una, con i comportamenti individuali che contano moltissimo. La mascherina è un’arma straordinaria, se usata correttamente. Il servizio sanitario può
metterci tutte le forze ma senza il contributo dei singoli cittadini  non si va da nessuna parte”. Sì all’obbligo di mascherina all’aperto:  “è una garanzia, purché sia usata correttamente e non facendo finta – conclude – Tenerla sulla bocca scoprendo il naso non ha senso”.

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