Convitti ed educandati italiani, l’Anief chiede una riforma strutturale e il rilancio del personale educativo 

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I convitti e gli educandati italiani, storicamente fondamentali nel sistema pubblico d’istruzione, stanno attraversando una fase di crescente marginalizzazione. A sollevare la questione è Marcello Pacifico presidente nazionale Anief, che chiede una progettualità politica e amministrativa in grado di valorizzare il ruolo formativo di queste istituzioni: “Serve una svolta – spiega il sindacalista autonomo – perché i convitti non possono restare indietro in un sistema scolastico che cambia”.

Sono attualmente 68 i convitti attivi sul territorio nazionale, distribuiti in 18 regioni, con oltre 35.000 studenti e più di 2.200 educatori. “Parliamo di realtà scolastiche con un’enorme potenzialità – continua il presidente Pacifico – che integrano l’offerta formativa con il tempo pieno, la cura educativa continuativa e un percorso che accompagna i giovani dalla scuola dell’infanzia fino al diploma. Ma oggi rischiano di essere ignorate da una normativa vecchia di un secolo e da un sistema che non riconosce il loro valore attuale”.

CONTINUA A VALERE IL REGIO DECRETO DEL 1925

Il quadro normativo di riferimento, purtroppo sempre ancorato al Regio Decreto del 1925, appare anacronistico rispetto alla complessità del sistema scolastico contemporaneo. Manca una struttura che consenta partecipazione, innovazione e valorizzazione del personale. E il personale educativo è il grande escluso: uno dei nodi più critici è la condizione del personale che opera in queste strutture, da anni in attesa di un riconoscimento professionale e contrattuale adeguato: gli organici sono infermi fermi all’anno scolastico 2011/12, nonostante la crescita degli alunni.

“Gli educatori svolgono una funzione insostituibile nel garantire inclusione, accompagnamento scolastico e coesione sociale – sottolinea Pacifico – , ma sono dimenticati nei contratti, esclusi dai percorsi di carriera e ignorati nei tavoli decisionali. È una situazione inaccettabile, che compromette la qualità del servizio e la dignità professionale. L’ultimo concorso risale al 2000, le opportunità di mobilità sono bloccate, e persino il bonus per la formazione viene spesso riconosciuto solo tramite ricorsi. È una fotografia di arretratezza e disattenzione che non possiamo più tollerare”.

UN NUOVO PERCORSO PER RILANCIARE I CONVITTI

“L’Anief è pronta a mobilitarsi – conclude Pacifico – per aprire un confronto vero con il Ministero e con il Parlamento. Bisogna riscrivere le regole dei convitti, partendo dal riconoscimento del ruolo degli educatori, dall’ammodernamento della normativa e da investimenti strutturali che garantiscano qualità e continuità educativa”.

Secondo Alberto Ruggin, referente regionale Anief del Veneto degli Educatori, “il personale educativo è il cuore pulsante dei convitti, ma viene trattato come un corpo estraneo. È tempo di rivendicare diritti, tutele e dignità per chi, spesso invisibile, contribuisce ogni giorno alla crescita di migliaia di studenti”, conclude Ruggin.

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