Contratto, Castellana (Gilda): “Carta docente in busta paga, se c’è middle management non firmo”. Recupero del 2013 e stipendi [VIDEO]

Carta docente in busta paga, gli aumenti di stipendio slegati dalle funzioni specifiche, il recupero dell’anno 2013 per evitare il contenzioso e dare un segnale forte alla scuola, la sottoretribuzione del personale ATA: queste le battaglie della Gilda degli Insegnanti in vista del rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca 2022-2024. Ai nostri microfoni il segretario generale, Vito Carlo Castellana, chiarisce le priorità del sindacato.
Aumenti e recupero 2013
Il 27 febbraio si è aperto il confronto tra le parti sindacali e l’ARAN per il rinnovo del contratto collettivo del comparto scuola. Sebbene nel primo incontro non si sia ancora discusso delle risorse disponibili, l’argomento sarà affrontato già a partire dalla prossima riunione, prevista per metà marzo. Tra le proposte avanzate dalla Gilda vi sono gli aumenti stipendiali, con particolare riguardo all’impatto dell’inflazione, e il recupero dell’anno 2013. Tuttavia, secondo Castellana, “le risorse sono molto poche rispetto a quello che la categoria necessiterebbe” e ritiene che tali interventi non siano sufficienti a colmare il divario salariale esistente tra il settore scolastico e il resto della pubblica amministrazione. “Bisogna tenere presente – ha dichiarato – che il mondo dell’istruzione parte già con un gap rispetto al resto della pubblica amministrazione, e questo problema non si risolverà mai con i contratti nazionali, almeno così come sono strutturati oggi”.
Carta docente in busta paga
“Un altro aspetto economico importante è quello della carta docente” afferma Castellana. Attualmente è finanziata con circa 500 milioni di euro all’anno, di cui 360 milioni per i docenti di ruolo, mentre altri 160 milioni coprono i precari con contratto al 31 agosto. Tuttavia, “la carta docente non è garantita in futuro, perché viene finanziata di anno in anno”. La proposta avanzata dalla Gilda degli Insegnanti è quella di trasformare la carta docente in un incremento fisso della retribuzione, inserendolo direttamente in busta paga. “Qualcuno potrebbe obiettare – spiega – che così diventerebbero tassati, ma è anche vero che sarebbero conteggiati ai fini pensionistici. Se parliamo di 500 euro lordi in più all’anno, moltiplicati per 40 anni di carriera, significa circa 20.000 euro in più sulla pensione”.
Un’opzione differente, secondo il sindacato, potrebbe essere quella di rendere deducibili o detraibili le spese per formazione e acquisto di materiali professionali. “In questo modo, il docente potrebbe avere più libertà di utilizzo senza i vincoli imposti dal Ministero, che oggi decide dove e come possono essere spesi quei soldi”.
Il problema della forbice salariale
Uno dei punti critici riguarda la modalità di ripartizione degli aumenti contrattuali. L’incremento proposto del 6% viene applicato in modo proporzionale agli stipendi già esistenti. “Facciamo un esempio: in questo caso – spiega Castellana – si parla di un incremento del 6% (5,78% più un 0,22% aggiuntivo). Se però un lavoratore della sanità parte con uno stipendio di 100.000 euro, il 6% equivale a 6.000 euro di aumento. Per un insegnante che guadagna ad esempio 10.000 euro, invece, l’aumento sarebbe di appena 600 euro. Questo significa che la forbice salariale si allarga sempre di più”.
Per questo motivo, la GILDA UNAMS propone di separare il contratto del settore scolastico dal resto del pubblico impiego, distinguendo le trattative tra docenti e personale ATA, con l’obiettivo di valorizzare le specificità di ciascuna figura professionale.
Il recupero dello scatto del 2013
Tra le misure proposte per migliorare le condizioni economiche dei docenti vi è il recupero dell’anno 2013, il cui costo immediato “si aggira – secondo i calcoli del sindacato – tra 350 e 400 milioni di euro. Questo intervento consentirebbe di anticipare di un anno lo scatto stipendiale, con un impatto positivo su stipendio, pensione e TFR/TFS”.
Nel 2013, a causa di esigenze di contenimento della spesa pubblica, venne bloccato lo scatto di anzianità per il personale scolastico relativo al triennio 2011-2012-2013. Gli anni 2011-2012 sono stati poi recuperati, ma non anche il 2013.
La questione è attualmente al centro di un contenzioso legale e il 2 aprile la Cassazione si esprimerà sulla possibilità di recuperare lo scatto. “In termini economici – spiega Castellana – il recupero del 2013 porterebbe un aumento di circa 80-100 euro netti al mese, che moltiplicati per 13 mensilità non sono affatto pochi. Se fossi l’amministrazione, però, non aspetterei la sentenza della Cassazione: sarebbe un segnale importante per facilitare la firma del contratto”.
Il nodo delle funzioni specifiche
Un altro punto di discussione riguarda la proposta della Gilda degli Insegnanti di sganciare gli aumenti salariali dall’attribuzione di funzioni specifiche, come i ruoli di tutor e orientatore.
“Non è che non ci sono i soldi per pagare tutti meglio, e quindi si cerca di dare qualche briciola a pochi?”. La provocazione del segretario si coniuga con la preoccupazione che tale scelta si leghi a prassi interne ad alcune scuole tese a “legalizzare certe forme di “caporalato” scolastico. In alcune scuole, esistono veri e propri “cerchi magici”, dove sempre le stesse persone gestiscono i progetti e i fondi”.
Alle dure parole, Castellana fa seguire la proposta: “le risorse dovrebbero essere destinate a chi già svolge funzioni fondamentali, come i coordinatori di classe, che oggi sono pagati pochissimo”.
La situazione del personale ATA
Anche il personale ATA si trova ad affrontare una condizione di sottoretribuzione. “Un collaboratore scolastico – spiega Castellana – guadagna poco più di 1.000 euro al mese: è normale che in alcune città sia difficile trovare personale”.
Oltre alla questione economica, vi è il tema della burocrazia, che incide pesantemente sul lavoro delle segreterie scolastiche. “Per esempio – sottolinea – siamo stati l’unico sindacato a non firmare l’accordo MOF che prevedeva di scaricare sulle segreterie scolastiche la gestione di Passweb. Non è un compito loro, ma dell’INPS”.
E, dunque, per migliorare la condizione del personale ATA, “serve una riorganizzazione del contratto ATA, con una revisione chiara dei compiti e un adeguamento salariale”.
Middle management? Se c’è non firmo
Un punto fermo della Gilda Unams riguarda il rifiuto dell’introduzione di figure intermedie all’interno delle scuole. Secondo il segretario generale Castellana, il sistema scolastico si basa su un principio di collegialità, per cui ogni docente partecipa alle decisioni in modo paritario.
“Se nel contratto ci saranno figure intermedie e middle management, allora non firmo“. L’obiettivo rimane quello di tutelare un modello di gestione in cui il collegio docenti mantiene la propria centralità, senza introdurre gerarchie che potrebbero alterare gli equilibri interni delle scuole.
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