Contratti, a 6.500 dirigenti la miseria di neanche 100 euro netti al mese. Pacifico (Anief): col prossimo rinnovo del Ccnl Istruzione, Università e Ricerca si dovrà cambiare musica, perché nel privato gli incrementi sono il triplo?
“La sottoscrizione all’Aran del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo all’area dirigenziale di Istruzione e ricerca, triennio 2019-2021 rappresenta la poca considerazione per il personale scolastico: non solo è un rinnovo che arriva tre anni dopo la scadenza, ma soprattutto fa avere a 6.500 unità di personale tra dirigenti scolastici, dell’Università, dell’Afam e della Ricerca la miseria di meno di 100 euro netti, appena superiori a quelli per i Dsga, non fa progredire su perequazione, mobilità, e valorizzazione. Purtroppo per i lavoratori pubblici è una costante, in particolare per quelli dell’Istruzione, con gli aumenti stipendiali sempre inferiori al sotto il costo della vita”. L’analisi sul rinnovo contrattuale dell’area dirigenziale di Istruzione e ricerca è di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
Le considerazioni del sindacalista autonomo sono confermate anche dall’Aran che confrontando gli aumenti stipendiali pubblici con gli andamenti economici dell’Istat ha fatto notare sia il ritardo del settore della Conoscenza rispetto agli altri comparti della Pubblica amministrazione che nel settore privato: in quest’ultimo, in particolare, il gap si fa sempre maggiore perchè da tempo “la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali è più elevata di quella dell’inflazione”.
Anche Marcello Pacifico si sofferma sui dati ufficiali Istat sostenendo che “non è possibile che gli aumenti dei compensi mensili nell’ultimo anno siano tre volte superiori rispetto a quelli del pubblico. Come non si comprende il motivo per cui chi opera nella manifattura guadagna quasi il doppio che nella scuola. Il sindacato Anief torna a chiedere quelle risorse aggiuntive, sia stipendiali per tutti sia per le prestazioni lavorative extra, utili a firmare il Contratto collettivo nazionale Istruzione, Università e Ricerca: sarebbe bene – conclude il sindacalista autonomo – che le il finanziamento venga inserito nella legge di bilancio 2025 perché il ritardo rispetto all’inflazione sta diventando sempre maggiore”.