Contrattazioni d’istituto, l’Aran fa sapere che dopo il Covid hanno ripreso vigore e il confronto si è concentrato su Fis, compenso accessorio, valorizzazione docenti e Ata, sicurezza sul lavoro. Anief: decisivo il ruolo del sindacato

Dopo lo stop obbligato del periodo pandemico, nelle scuole le contrattazioni integrative hanno ripreso vigore, in particolare per definire contratti che regolamentano i criteri di ripartizione del fondo di istituto, il compenso accessorio e la valorizzazione del personale, la sicurezza nel luogo di lavoro.
A rendere pubblica la tendenza è l’Aran, attraverso il rapporto, giunto alla sua decima edizione, sui dati di sintesi dell’anno 2021 sui contratti integrativi sottoscritti nella PA.
Nell’analizzare un campione di 200 istituzioni scolastiche, l’Aran ha rilevato che dopo due anni dalla firma del CCNL 2016-2018 i soggetti della contrattazione integrativa hanno fatto proprie le materie oggetto di confronto, ai sensi del nuovo contratto, e che in nessuna delle scuole campione siano state trattate materie appartenenti alla precedente contrattazione.
Invece, risultano mediamente d’interesse e poste, dunque, in contrattazione alcune materie che sono oggetto di confronto. Quasi un terzo delle delegazioni trattanti si sono occupate, ad esempio, dell’articolazione dell’orario di lavoro del personale. “Di contro – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – con una certa preoccupazione guardiamo al dato relativo alla tutela della salute nell’ambiente di lavoro, che è stata oggetto di contrattazione solo presso cinque istituzioni scolastiche su 200. Vero è che ben 114 scuole hanno affrontato i problemi della sicurezza sui luoghi di lavoro, ma riteniamo che la tutela della salute in ambiente scolastico, principalmente in piena epoca Covid 19, avrebbe dovuto essere una materia di maggiore interesse. In ogni caso è un dato di fatto che il ruolo delle Rsu e dei sindacati nella scuola ha un peso fondamentale nelle scelte organizzative. E questo non può che darci ancora più spinta ad impegnarci nell’interesse dei lavoratori e del miglioramento del servizio pubblico che la scuola offre agli alunni. Per questo motivo – conclude Pacifico – invitiamo ancora una volta i lavoratori della scuola, docenti e Ata, a presentarsi come Terminali associativi sindacali Anief: l’obiettivo comune è quello di cambiare la scuola”.
LE CONTRATTAZIONI DI TUTTA LA PA
Guardando a tutta la PA, nella maggioranza dei casi, fa sapere l’Aran, i contratti sottoscritti regolamentano aspetti economici relativi a indennità, performance, trattamenti accessori, maggiorazioni, criteri per le progressioni economiche. I tassi di contrattazione evidenziano percentuali importanti nella Scuola (82%) e Università (74%) e numero maggiore di contratti integrativi, dalla prima quanto a numero assoluto, dalla seconda quanto a sedi di contrattazione che hanno trasmesso atti.
A livello di singoli comparti, questo è il quadro: le amministrazioni delle Funzioni Centrali hanno svolto trattative finalizzate quasi esclusivamente all’utilizzo delle risorse decentrate (81%), nel comparto Istruzione e Ricerca è consistente la percentuale di contratti di tipo normativo (64%); nel comparto Sanità è rilevante il dato dei negoziati su stralci di specifiche materie (45%); infine, nelle Funzioni Locali è preponderante la quota di contratti a carattere economico (72%) ma è considerevole anche la percentuale di contratti negoziati su specifici istituti normativi (24%). Anche differenziando tra aree dirigenziali e personale dei comparti si ritrovano numeri simili, ad eccezione di Funzioni Locali dove per i dirigenti è prevalente la tipologia normativa (49%) e per il personale del comparto quella economica (74%).
I contratti trasmessi sono nella maggioranza dei casi rivolti al personale non dirigente, ma questo deriva anche dal rilievo numerico di questi ultimi rispetto ai dirigenti. La delegazione di parte pubblica è formata nel 98% dei casi da dirigenti e funzionari: appena nello 0,9% dei casi, non riuscendo a raggiungere un accordo, l’amministrazione utilizza lo strumento dell’atto unilaterale. Mentre sono poco più del 90% gli accordi sottoscritti anche dalla RSU (90,5%)