Continuità didattica a rischio, l’allarme dei presidi per l’eccesso di precari: “Studenti e famiglie in balia delle supplenze”

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Anche quest’anno, a settembre, le scuole si troveranno ad affrontare la cronica carenza di docenti, con un esercito di supplenti chiamati a coprire i buchi nell’organico. Una situazione che, secondo Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), penalizza la qualità dell’insegnamento e crea disagi a studenti, famiglie e personale scolastico.

“Iniziamo le lezioni con migliaia di supplenti e molti di loro, in corso d’anno, cambiano anche cattedra”, spiega, in un’intervista a Il Messaggero, Giannelli, sottolineando come il problema si ripresenti puntualmente ogni anno, nonostante le nuove assunzioni.

Le stime per il prossimo anno scolastico parlano di circa 200mila docenti mancanti, un dato allarmante che evidenzia le criticità di un sistema incapace di garantire la stabilità del corpo docente.

“I supplenti vengono assunti a tempo determinato al posto dei docenti di ruolo, ma il loro numero non diminuisce perché ogni anno ci sono circa 35-40mila pensionamenti”, spiega Giannelli. “Le nuove assunzioni coprono il turn over, ma non bastano a colmare il divario”.

A rendere ancora più complessa la situazione, la carenza di personale abilitato in alcune classi di concorso, soprattutto in ambito tecnico-scientifico (matematica, scienze, fisica, informatica) e nelle lingue straniere.

“Probabilmente perché un laureato in queste discipline trova impieghi più retribuiti rispetto alla scuola”, ipotizza Giannelli. Un problema che riguarda anche le supplenze, poco appetibili per chi può contare su contratti più vantaggiosi.

Per il presidente ANP, la soluzione non è semplice, ma passa attraverso una serie di interventi strutturali: “Servono concorsi più efficaci, che riescano a coprire il reale fabbisogno di docenti, e incentivi alla carriera, per rendere la professione più attrattiva e garantire una prospettiva di crescita professionale ed economica”.

Giannelli critica anche l’eccessiva complessità del sistema di reclutamento, che costringe le segreterie scolastiche a un lavoro estenuante per la ricerca dei supplenti, tra graduatorie da scorrere, docenti che rifiutano le convocazioni e incarichi che durano pochi mesi.

“Ci ritroviamo a gestire un meccanismo complesso e poco efficiente, che si basa sul lavoro saltuario e precario”, conclude Giannelli. “Un sistema che penalizza la qualità dell’insegnamento e non fa bene a nessuno: né agli studenti, né alle famiglie, né agli stessi docenti”.

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