Contagi a scuola, gli studi non rassicurano e gli esperti sono divisi

Contagi a scuola, la Ministra Azzolina ripete che le scuole sono ambienti sicuri. Purtroppo però non tutta la scienza medica conferma le certezze della Ministra. Esistono due scuole di pensiero contrapposte. In mezzo troviamo lo studio di A. Viola (immuloga) che però non tranquillizza. Quindi aumenta la confusione e la paura.
Contagi a scuola, i dati della Ministra Azzolina
Contagi a scuola, la Ministra ripete continuamente che la scuola è un ambiente sicuro. Secondo L. Azzolina le misure messe in atto (mascherine, distanziamenti, tracciamenti, sanificazioni…) sono adeguate, proteggendo il personale scolastico e gli studenti. A supporto di quanto dichiara, porta i seguenti dati: “i focolai a scuola nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai che si registrano nel Paese. Ma il dato più sorprendente è un altro: la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale.L’ISS conferma che dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere molto molto basso.” Il breve resoconto presenta però una verità parziale: la diminuzione non è dovuta a una maggiore capacità delle scuole di gestire il Covid-19, bensì a una difficoltà del sistema sanitario nel tracciare i contagi. Il motivo è semplice: sono aumentati i casi. A questo occorre aggiungere le parole del Prof. F. Bucci : “Non esiste una campionatura fatta bene e non esiste osservatorio specifico e costante sulle scuole, nonostante i dati esistano perché confluiscono tutti al ministero della salute “.
Occorre dire che la Ministra fino al 10 ottobre basava il suo report sul numero dei positivi e non dei focolai. In questo caso i numeri e le percentuali nel periodo 26 settembre-10 ottobre presentavano una situazione in peggioramento. Tra gli studenti, infatti si è passati da 1492 a 5793; tra i docenti da 349 a 1020 e infine tra il personale non docente da 116 a 283.
I tecnici e gli esperti non aiutano a far chiarezza
Comprensibile il cambio della Ministra Azzolina. Purtroppo si attendeva maggior chiarezza da parte degli esperti. La difformità valutativa conferma che la scienza si basa su evidenze. Quando queste mancano o non sono sufficienti, si hanno poche certezze (I. Capua,virologa)!
Massimo Galli (responsabile del Dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano) è sempre stato critico verso l’apertura delle scuole a settembre, dichiarando che la riapertura aveva senso con contagi bassi . Due sue dichiarazioni chiariscono la sua posizione: “Non sarei stato scandalizzato e non lo avrei ritenuto un fallimento se le scuole avessero aperto solo il primo ottobre, in una situazione in cui tutto fosse stato sistemato a dovere…”. “Si è voluto in tutti i modi dire che le scuole non c’entrano con l’aumento dei contagi. Però questo non sta in piedi. Le scuole c’entrano…”
Diversa, invece la posizione di A. Zangrillo (chirurgo). La sua dichiarazione di fine maggio, ormai è storia. “In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più…“. Oggi a proposito della riapertura delle scuole ha dichiarato a settembre: “Non dobbiamo drammatizzare, lo scambio di strumenti fra ragazzi può essere regolato e se si seguono le linee che sono state date sul distanziamento e sull’igiene personale. Credo che i rischi si possano non proprio azzerare, ma dobbiamo tenerlo in un range che sia lontano dalla psicosi”
Mi sono limitato a citare due esperti, ognuno dei quali esprime una corrente di pensiero sul Covid-19. Ovviamente tra questi estremi esistono anche posizioni più sfumate.
Tra tutti questi pareri, opinioni o dichiarazioni variamente argomentate, si distingue uno studio di A. Viola (immunologa), Enrico Bucci e Guido Poli. Il punto forza di questa “indagine sulla propagazione del virus nelle scuole“, risiede nel suo carattere scientifico. Queste sono le conclusioni:
“1)I dati considerati non supportano un ruolo delle scuole come “moltiplicatorei di infezioni
2) I dati considerati mostrano che le scuole non sono più protette del resto della comunità
3) Il tasso di infezione scolastica appare seguire quello della comunità circostante
4) La probabilità di infezione in una scuola non è significativamente diversa da quella della società nel suo complesso”
Lo studio però non rassicura, certifica solo la perfetta permeabilità della scuola al saliscendi dell’epidemia nel contesto sociale.
Questo overload informativo favorisce solo la confusione nel personale scolastico e nei genitori. Questa è la condizione ideale perché la paura prenda possesso delle persone, consegnandole a una fobocrazia paralizzante. A questo aggiungo la riduzione della prospettiva del futuro a vantaggio di un’esasperante attenzione al presente. Condizione che stride con la scuola che per sua natura è aperta invece al domani. Sarà interessante capire come ne usciremo fuori!