Concorso straordinario, precari: no selezione a crocette, prove troppo nozionistiche non valutano al meglio

inviato dalla Prof. ssa Beatrice Leoni – Sono una docente di terza fascia di Vercelli e docente a contratto presso l’Università del Piemonte Orientale.
Vi scrivo a nome di un gruppo di Docenti Precari “Insegnanti preparati e formati: una sfida per una nuova scuola italiana” della provincia di Vercelli. Il nostro gruppo ha creato nei mesi scorsi una controproposta al concorso computer based che punta sulla formazione e sulla stabilizzazione. Siamo convinti che i nostri allievi meritino il miglior livello di educazione possibile e questo può essergli assicurato solo con personale altamente qualificato, personale che ha scelto questo lavoro per passione.
Abbiamo pensato a Tutti i 170.000 precari che salgono ogni giorno in cattedra, non vogliamo dividere la categoria, ma unirla. Crediamo di condividere tutti le stesse proccupazioni e gli stessi problemi.
Lottiamo per una scuola italiana pubblica che stia al passo con l’ Europa, desideriamo che il percorso di reclutamento per i ragazzi che desiderano diventari insegnanti sia chiaro, ben definito e che i 60.000 docenti con 36 mesi di servizio non debbano essere costretti a ricorrere ai tribuanli civili per abuso di contratti a termine come previsto dalla legge.
Per la nostra proposta abbiamo analizzato le modalità di reclutamento in diversi altri Paesi europei, ci siamo rifatti alla direttiva UE 1999/70/CE, alla lettera di costituzione in mora del 25/07/2019, ma anche e, soprattutto, alla Direttiva n. 3 del 24 Aprile 2018 del Ministro per la Pubblica Amministrazione in materia di procedure concorsuali ed, in particolare, ci domandiamo perché il Ministero non abbia optato per una soluzione come quella indicata da tale direttiva che prevede al punto (e) “la selezione mediante lo svolgimento di prove volte all’accertamento della professionalità richiesta”.
La stessa direttiva prevede “lo svolgimento dei concorsi in forma centralizzata o aggregata, con effettuazione delle prove in ambiti territoriali ampi, è considerata dunque pratica obbligatoria per le amministrazioni centrali e rappresenta un’opportunità comunque consigliata per tutte le restanti amministrazioni, dato che consente un’adeguata partecipazione ed economicità dello svolgimento della procedura concorsuale e l’applicazione di criteri di valutazione oggettivi e uniformi, tali da assicurare omogeneità qualitativa e professionale in tutto il territorio nazionale per funzioni equivalenti (art. 17, comma 1, lett. c), della legge 7 agosto 2015, n. 124)”. I
requisiti di ammissione ai concorsi, si legge, sempre nel documento, che “questi vanno definiti tenendo conto della finalità del concorso, che è di selezionare i candidati migliori”.
Per quanto concerne poi le prove leggiamo che “le procedure concorsuali devono essere indirizzate a verificare le capacità dei candidati di applicare le conoscenze possedute a specifiche situazioni o casi problematici, di ordine teorico o pratico, prevedendo ad esempio prove volte alla soluzione di casi concreti o alla predisposizione di documenti quali atti amministrativi, circolari e similari. Prove concorsuali eccessivamente scolastiche o nozionistiche non consentono di valutare al meglio le attitudini del candidato.”
Chiediamo, dunque, ai Colleghi di visionare la nostra proposta nel dettaglio al seguente link: https://www.slideshare.net/BeatriceLeoni/una-proposta-per-una-nuova-scuola-italiana.
Il Nostro documento è stato inviato alle Commissioni Cultura ed Istruzione di Camera e Senato, alla Commissione IV della Camera, a tutti i Senatori e a diversi esponenti politici sia locali che nazionali. Siamo convinti che la Scuola non debba avere colori politici e che sia necessario, in un momento socialmente così difficile, puntare sull’educazione delle nostre future generazioni di adulti e, allo stesso tempo, pensare anche al bene di tutti coloro che permettono il corretto svolgimento delle lezioni ad ogni inizio anno scolastico.