Concorso scuola: dopo anni di studio giudicati da una crocetta sbagliata. Lettera

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Giovanna Greco – Ieri ho sostenuto la prova scritta per la classe di concorso A022. Non dico l ansia e la preoccupazione che mi hanno accompagnato per ore e ore a partire dal giorno in cui sono uscite le “date”. Anni e anni fa mi sono laureata in lettere , nonostante sapessi quanto poteva essere tortuoso il percorso per sedere dietro una cattedra.

Ho scelto questo percorso di studi per vocazione, non finalizzato allo sbocco lavorativo , altrimenti avrei scelto medicina. Per fortuna o per disgrazia non so , lavoro in un call center e il concorso di ieri lo vedevo come la possibilità di un riscatto e di gratificazione personale dopo anni di studio, per poter fare ciò che amo, piuttosto che il lavoro alienante con la cuffietta…per carità non disprezzo ma forse il call center, per quanto precario, ho capito che è più stabile e sicuro del mondo scolastico.

Per come si è evoluto negativamente il mondo della scuola negli anni, il ruolo dell’ insegnante un tempo rispettato, oggi non più.

Tornando all’esperienza concorso, ci ritroviamo lì dopo anni di studio per venire giudicati da una crocetta sbagliata. Ma forse un tempo la prova scritta non era il famoso tema d’italiano? E

non penso che sia per colpa del covid ma bensì di uno stravolgimento dei canoni oggettivi di quella che dovrebbe essere la cultura umanistica. Che non è fatta di date a memoria di eventi irrilevanti o del ricordare a memoria pezzi di romanzi o poesie.

La cultura è altro, non conoscere il PIL della Francia nell’anno 2015. Anche perché in classe non importa agli studenti questo.

Nel caso in cui dovessimo mai insegnare.

Semmai un giorno veramente ci fosse bisogno di insegnanti, allora devono fare in modo che chi ha studiato per farlo, possa aspirare a raggiungere il fatidico obiettivo. Senza la crocetta. Amare un lavoro significa farlo meglio.

Penso che tutti quelli che si sono presentati al concorso l’hanno fatto perché amano insegnare. E già a priori dovevano essere premiati. Perché sono i formatori delle future generazioni.

E se è vero che in Italia servono 33 miladocenti , dateci la possibilità di farli i docenti. Al call center potevo lavorare pure senza laurea, invece ci lavoro in mancanza d’altro.

Io come tante altre persone che siamo state “sfortunate” a vivere nell’epoca sbagliata.

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