Concorso scuola 2024, sui quesiti “troppo semplici” esplode il dibattito. Giacalone: “Ma è uno scherzo? Non si può organizzare una prova del genere, è un abominio”
Sdegno e sarcasmo nelle parole del giornalista e scrittore Davide Giacalone, che ai microfoni di Rtl1025 ha commentato i quesiti della prova scritta del concorso docenti, conclusasi il 19 marzo.
“Ma è uno scherzo?”, esordisce Giacalone, riferendosi alla domanda sulla riforma Gentile del 1923, per la quale, a suo dire, “bastava accendere la tv per rispondere”. Il problema, secondo lui, non è la facilità dei test, ma l’idea stessa di un concorso che seleziona i docenti in questo modo.
“Perché le famiglie non li mandano a quel paese?”, si chiede Giacalone, invitando a non prendersela con i docenti, ma con il Ministero che organizza un concorso simile. “L’abominio”, come lo definisce lui, non trova ribellione perché, a suo avviso, “nessuno crede che l’istruzione possa servire per essere felici e ricchi”.
“Essere ricchi non è una brutta cosa“, aggiunge Giacalone, e “se si mettono queste persone in cattedra si sta negando tutto ciò ai ragazzi”. Il vero problema, quindi, è la concezione stessa del concorso e del ruolo del docente, che non dovrebbe essere selezionato in base a quiz banali, ma sulla base di competenze e passione per l’insegnamento.