Concorso PNRR2: sbarramento numerico alla prova scritta rischia di escludere insegnanti bravi. Lettera

inviata da Enrico Rebuffat – Oggi uno studente di seconda – molto intelligente, studioso e bravo – mi ha detto che ha concepito l’idea di iscriversi a lettere classiche, quando sarà il momento, e di fare il professore. Me lo ha detto con la luce negli occhi, la luce che del resto lui ha quasi sempre a lezione. Mi sono illuminato anch’io. La scuola ha un disperato bisogno di persone come lui.
Cala invece il buio più profondo leggendo che il Consiglio superiore della pubblica istruzione (sì, quello stesso CSPI ultimamente citato come baluardo dei valori costituzionali per la questione delle linee guida di educazione civica) ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto che riforma il reclutamento degli insegnanti e dunque le procedure concorsuali.
“Il CSPI, alla luce delle considerazioni esposte, esprime parere favorevole sullo schema di Decreto in oggetto”: così si legge; ma in realtà nel documento (https://www.miur.gov.it/web/guest/archivio-pareri) considerazioni non ce ne sono proprio, c’è soltanto la nuda asserzione di un parere favorevole. Si vede che la positività delle
nuove disposizioni ministeriali è parsa cosa ovvia al Consiglio.
La principale delle modifiche alle procedure concorsuali è questa:
«Alla prova orale è ammesso, sulla base dell’esito della prova scritta, un numero di candidati pari a tre volte quello dei posti messi a concorso nella regione per la singola classe di concorso o tipologia di posto, a condizione che il candidato consegua il punteggio minimo di 70 punti su 100. Sono altresì ammessi alla prova orale coloro che, all’esito della prova scritta, abbiano conseguito il medesimo punteggio dell’ultimo degli ammessi».
Ora, la modifica con tutta evidenza non solo non è positiva, ma è sciocca e odiosa.
Sciocca dal punto di vista dell’amministrazione stessa, ai fini di un reclutamento per merito (non servono a questo i concorsi? non è per questo che l’Europa ci dice di fare i concorsi e ci finanzia i concorsi?), perché è aleatorio che i migliori candidati, o per meglio dire i candidati che alla fine del concorso sarebbero i primi nella graduatoria finale di merito, si trovino compresi “nel triplo dei posti messi a concorso” nella graduatoria parziale della prima prova: ad un punteggio della prima prova minore di un punto, o di pochi punti, ma a volte anche di parecchi rispetto ad altri concorrenti, può seguire nella seconda un punteggio ottimo o comunque superiore a quello altrui nella misura sufficiente a rientrare nella graduatoria finale di merito.
Odiosa dal punto di vista dei candidati: questi sono chiamati dall’agognato bando di concorso pubblico a prepararsi (per mesi, con sacrificio e sovente spese ingenti) per il superamento di due prove, la prima delle quali già prevede una soglia minima di 70/100; ma superata la prima possono trovarsi – virtualmente con qualsiasi punteggio eccetto 100/100 – esclusi dalla seconda, non avere neppure la possibilità di sostenerla quali che siano la loro preparazione e le loro capacità, per la mera circostanza che un numero di concorrenti pari ad almeno “il triplo dei posti messi a concorso” in quella regione ha avuto nella prima prova un punteggio più alto del loro.
Sciocchezza e odiosità che divengono addirittura insostenibili qualora si mettano nel conto le attuali modalità di svolgimento dei concorsi.
Negli odierni concorsi regionali per il ruolo docente, la prova scritta non è disciplinare. Si tratta di una prova a risposta multipla, nazionale e identica per tutte le classi di concorso e
così strutturata:
- 10 quesiti di ambito pedagogico;
- 15 quesiti di ambito psicopedagogico, ivi compresi gli aspetti relativi all’inclusione;
- 15 quesiti di ambito metodologico-didattico, ivi compresi gli aspetti relativi alla valutazione;
- 5 quesiti a risposta multipla sulla conoscenza della lingua inglese al livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue;
5 quesiti a risposta multipla sulle competenze digitali inerenti all’uso didattico delle tecnologie e dei dispositivi elettronici multimediali più efficaci per potenziare la qualità
dell’apprendimento.
Ora da un lato, in una prova valutata in centesimi ma con cinquanta quesiti, è probabile che un cospicuo numero di esclusi dalla seconda prova lo sarà in virtù di un’unica o di due risposte sbagliate rispetto agli ultimi fra gli ammessi: un concorso divenuto inutile ancora prima di poterlo finire, un percorso professionale e di vita frustrato per il solo fatto di avere sbagliato una domanda su cinquanta su un software (magari obsoleto) o sul nome di un pedagogista (magari superato) o sul numero di una normativa sull’inclusione (magari già riscritta). Dall’altro lato – e peggio, in questo delirio – la tagliola, la selezione prematura e aleatoria che le nuove disposizioni prevedono non avrà nulla a che fare con la preparazione disciplinare dei concorrenti, perché la prima prova non la testa in alcun modo.
I concorrenti che dopo la prima prova rientreranno nel “;triplo dei posti messi a concorso” potranno in teoria persino ignorare completamente la disciplina o le discipline della classe di concorso per la quale concorrono; mentre gli esclusi potranno in teoria esserne i massimi esperti e i più dotati e capaci insegnanti.
E non è ancora finita.
Nell’ultimo concorso, appena terminato, i numeri dei posti per numerose classi di concorso ( https://www.cislscuola.it/uploads/media/SECONDARIA-CLASSI-CONC-ANALITICO.pdf ) sono stati esigui fino all’insignificanza in molte regioni. Vediamo per esempio la A013, materie letterarie latino e greco nel liceo classico, dal massimo al minimo numero di posti:
5 Lazio;
3 Calabria, Campania, Piemonte, Veneto;
2 Abruzzo, Basilicata, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Toscana;
1 Liguria, Molise, Puglia.
Si può dunque calcolare piuttosto facilmente quale sarà, con numeri come questi, “il triplo dei posti messi a concorso”. In Toscana per esempio, una regione con dieci province, sarebbero ammessi alla prova orale solo 6 candidati: già dal settimo (il settimo!) in poi, quindi verosimilmente da un punteggio ancora altissimo nella prima prova, tutti esclusi, via: a norma della procedura concorsuale e in attesa del prossimo giro di giostra. Non bastava che gli 83 candidati A013 della regione Toscana concorressero per 2 posti, cioè più di quaranta candidati per ogni posto: bisognava anche dire, agli 83, che solo sei di loro sarebbero stati ammessi a sostenere la seconda prova, la prova disciplinare, che solo sei di loro avrebbero avuto la possibilità di aprire la bocca e parlare ad esseri umani per dimostrare ciò che valgono e che hanno studiato, non solo di digitare davanti allo schermo di un computer in un test a riposta multipla dove anche tirando a caso si può vincere.
Mi chiedo, e vorrei chiedere ai membri del Consiglio superiore della pubblica istruzione e a molti altri decisori, come oggi si dice, della scuola pubblica, se calpestare i diritti e la dignità dei candidati docenti, nel momento stesso in cui li si seleziona, sia il miglior modo di formare i futuri educatori civici del popolo italiano e di difendere i valori della Costituzione.
Il cuore non mi regge di dirlo al mio studente.