Concorso Navigator, l’esperienza non conta. Lettera
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inviata da Stefano Caravaggio – E’ palese quanto questo bando sia stato fatto in fretta e furia per rispondere ed esigenze più politiche ed elettorali che non pratiche.
Infatti i Navigator, le cui funzioni specifiche da bando restano confinate in una fumosa “assistenza tecnica” ai centri per l’impiego, sono figli di nessuno a cominciare dal loro nome, bistrattati in un tira e molla di competenze fra Governo e Regioni e affidati all’Anpal per evitare lunghi concorsi classici ed ingerenze regionali.
Una figura prevista per fare assistenza tecnica a chi già lavora nei centri per l’impiego, oltre ad una robusta laurea, dovrebbe avere qualche esperienza sul campo o nelle materie richieste. Altrimenti invece di assistere strutture dei CPI e utenti rischiano di tramutarsi in inutili passacarte riempimoduli o scaldasedie che vedranno scadere i due anni di contratto prima di aver compreso o ritagliato il proprio ruolo. Appare come un impiego dato a pioggia, un po’ come le risorse stesse del reddito di cittadinanza fornite dietro semplice domanda autocertificata ancor prima di imbastire un seria struttura di controllo e capace di poter fornire concretamente le tre offerte di lavoro promesse.
Invece i quasi 3000 assunti saranno scelti con un semplice quiz dove contaranno studio e preparazione teorica, ma nessuna esperienza. E questo è inconcepibile!
Hai lavorato per anni nell’ambito delle risorse umane? Sei stato un precario dei centri per l’impiego? La tua esperienza non conta nulla, né puoi farla valere in una leale competizione scritta e orale dove poterti misurare in maniera più specifica rispetto agli attuali 100 quiz di logica, cultura o norme. Se hai la sfortuna di aver avuto un voto di laurea basso sei tagliato fuori ancor prima di competere. Sei fuori a parità di voto anche se hai la sfortuna di avere qualche anno di troppo. Esperti precari battuti da sbarbatelli neo laureati senza nemmeno avere la possibilità di arrivare a misurarsi col test.
Insomma una guerra fra poveri, tra giovani e vecchi. Peccato che appartenendo alla categoria dei gechi, cioè di coloro che si arrampicano sugli specchi per sbarcare il lunario, non ho i fondi per fare un doveroso ricorso al TAR o per incostituzionalità. Essere scartati perché si è 50enni e con una vita di precariato alle spalle non riconosciuta, getterebbe chiunque nello sconforto.
Da un governo che si definisce “del cambiamento” ci si aspettava di più!