Concorso infanzia e primaria, il Ministero pubblica il decreto: ci sono novità ma non quella più importante che apre a nuovi partecipanti. Per Anief è sbagliato

Vede la luce il concorso ordinario infanzia e primaria per 12.863 posti, sia per posti comuni che di sostegno, introdotto con il DD n. 498 del 28 aprile 2020, le cui candidature sono state inviate entro fine luglio dello stesso anno: è di queste ore la pubblicazione da parte del Ministero dell’Istruzione del Decreto che modifica quel testo, però precludendo la possibilità a nuovi candidati di poter presentare domanda per partecipare al concorso pubblico.
Solo chi ha presentato domanda un anno e mezzo fa, dunque, sarà ammesso a sostenere la prova scritta computer-based da 100 minuti, composta da 50 quesiti, cui seguirà, per gli ammessi, l’orale da 30 minuti per valutare la padronanza dei candidati nelle discipline, nonché la relativa capacità di progettazione didattica efficace, anche con riferimento all’uso didattico delle tecnologie e dei dispositivi elettronici multimediali.
Attraverso questo e altri concorsi, il dicastero dell’Istruzione intende portare in cattedra almeno 80mila nuovi insegnanti. Ma solo per le classi di concorso che riguardano la procedura STEM già bandita in estate (A020, A026, A027, A028, A041) il ministero sembra volere dare la possibilità di presentare nuove candidature. “Eppure – osserva Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – le regole sono cambiate e anche i posti a bando. Ma se cambiano le modalità, perché non si dà la possibilità a tutti di partecipare. Siamo pronti ad andare dal giudice, perché ci sono tanti cittadini che vogliono partecipare a questa prova concorsuale, come alle altre in arrivo anche per la secondaria, ma si trovano inspiegabilmente la strada chiusa. Nel contempo – conclude Pacifico – continueremo a chiedere da assumere senza paletti da GPS prima e seconda fascia, dando così una risposta alla Commissione UE che sta valutando la procedura di abuso del precariato in Italia, in spregio alla Direttiva 70/99, nonché al Comitato europeo per i diritti sociali che ha già accolto il reclamo collettivo Anief 146/2017”.