Concorso docenti religione cattolica, Ruscica (Snadir): “Soddisfatti. Ma i precari resteranno molti. Ora di religione? Per i ragazzi un momento culturale e formativo” [INTERVISTA]

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Manca poco al concorso docenti di religione cattolica: nei giorni scorsi è stato emanato il DPCM che autorizza il Ministero dell’Istruzione e del Merito ad avviare le procedure concorsuali per la copertura di 6.428 posti di insegnante di religione cattolica.

Con questo nuovo decreto, il numero di posti disponibili per l’insegnamento della religione cattolica è stato aumentato di 1.312 unità.

Infatti, l’autorizzazione sostituisce integralmente quella del 20 luglio 2021, che prevedeva la copertura di 5.116 posti per gli anni scolastici 2021/2022, 2022/2023 e 2023/2024.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito dovrà ora emanare i bandi di concorso, che specificheranno i requisiti per la partecipazione, le modalità di svolgimento delle prove e le date di scadenza per la presentazione delle domande.

Si parla di ‘bandi’ e non di ‘bando’ perchè sappiamo che il concorso si divide in due procedure distinte: una ordinaria e una straordinaria. La distinzione deriva dal decreto PA bis, che ha stabilito le regole per le assunzioni. Il 70% dei posti sarà riservato alla procedura straordinaria, mentre il restante 30% sarà assegnato tramite concorso ordinario.

Ne abbiamo parlato con Orazio Ruscica, segretario generale dello SNADIR.

Il bando del concorso di religione arriva dopo anni di ritardo. Questa procedura riuscirà a sanare i problemi di precariato storico?

Siamo orgogliosi dei traguardi raggiunti: occorre tenere presente che dall’originario dispositivo normativo che assegnava ai docenti precari con 2, 5, 10, 20 e più anni la modalità del concorso ordinario si è passati, grazie al nostro impegno, al presente dispositivo che attribuisce – come per tutti i docenti della scuola italiana – le due procedure di assunzione, ordinario e straordinario. Ma bisogna dire che l’attuale ripartizione (70%) prevista dalla legge 186/2003 non basta a correggere definitivamente il precariato cronico degli Idr. Gli attuali precari di religione con oltre 36 mesi di servizio candidati alla procedura straordinaria si attestano sui 16.000 incaricati annuali circa, mentre coloro che dovrebbero partecipare al concorso ordinario dovrebbero essere nella misura di circa 3.000 candidati (comprensivi di coloro che svolgeranno anche la procedura straordinaria). Ciò che permetterà davvero di risolvere in modo definitivo il precariato degli insegnanti di religione sarà un prossimo intervento legislativo per l’innalzamento in modo graduale (in un triennio/quadriennio) della quota del 70% al 90% dei posti. È l’impegno che assumiamo una volta che partiranno le due procedure di assunzione.

La struttura del concorso proposta dal Ministero è soddisfacente?

Possiamo certamente dirci soddisfatti, anche perché la maggior parte delle nostre richieste ha trovato riscontro nella bozza di D.M , come la scelta di prevedere una prova orale didattico-metodologica semplificata, cioè non selettiva, con l’estrazione della traccia 24 ore prima dello svolgimento della prova, la durata massima della prova orale (max 30 minuti), l’attribuzione alla prova di inglese di un peso non determinante rispetto al punteggio complessivo, la composizione delle commissioni di esame composte prioritariamente da docenti di religione di ruolo o in pensione, le Indicazioni nazionali per l’Irc come prevalente programma di esame, la valutazione del servizio e dei titoli prevalenti rispetto alla prova orale, la valutazione di tutto il servizio, anche di quello già svolto in altro ordine e grado e, infine, la definizione dei criteri di valutazione in modo più coerenti tra di loro.

Ora di religione: si è registrato un lieve calo nella scelta degli studenti ma alla fine circa l’84% la sceglie. Come interpreta tali numeri?

Gli studenti continuano a scegliere di frequentare l’ora di religione perché è un momento culturale e formativo che permette l’acquisizione di un sapere religioso e l’uso appropriato di strumenti e conoscenze indispensabili per cogliere “un sistema di fatti e di valori all’interno dell’universo umano” e in particolare aspetti fondamentali della vita, un insieme di regole e di insegnamenti che appartengono al patrimonio culturale italiano che narrano valori di tolleranza, rispetto reciproco e ospitalità. I nostri studenti scelgono l’insegnamento della religione perché “promuove tra gli studenti la partecipazione ad un dialogo autentico e costruttivo educando all’esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace”.

Secondo l’UAAR “il fenomeno religioso va trattato nella scuola pubblica al pari dell’ateismo e dell’agnosticismo”. Cosa ne pensa?

L’UAAR nega che la conoscenza e la comprensione della religione cattolica rappresentino un elemento fondamentale per la crescita culturale e civile delle giovani generazioni. Da anni fanno battaglie contro il dogmatismo nelle scuole come se stessero parlando di un’ora di catechesi. Purtroppo non hanno la più pallida idea di cosa sia davvero l’ora di religione oggi. Sono ancorati a una vecchia idea che non rispecchia la realtà. Ignorano l’obiettivo culturale e formativo dell’insegnamento della religione che, come ogni sapere scolastico, apre all’intelligenza della realtà.

Si ritiene d’accordo con il Ministro Valditara in merito alla questione cellulari a scuola? Pensa che la linea tracciata dal Ministro sia quella giusta?

Lo Snadir si batte per una scuola che dia dignità a tutti gli studenti e le studentesse: una scuola che instradi alla libertà e al pensiero critico e che metta da parte i metodi coercitivi. Pertanto, occorre intervenire – così come suggerisce il rapporto Gem (Global Education Monitoring) – per porre al centro le necessità dello studente, assicurando un impiego delle tecnologie che sia congruo, equo, progressivo e sostenibile. È essenziale educare gli studenti sui rischi e le opportunità derivanti dall’uso delle tecnologie. In ambito didattico, dovrebbe essere autorizzato – così come è previsto – solo l’uso di strumenti tecnologici che sostengano in modo tangibile l’apprendimento. Se il cellulare deve essere vietato anche per scopi didattici, allora occorre fornire -anche in comodato d’uso – a ogni studente di un tablet. Attendiamo l’intervento del Ministro Valditara per assicurare dal prossimo primo settembre ogni studente di un device utile per l’attività didattica.

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