Concorso docenti religione cattolica, il CSPI sulla valutazione orale: troppa didattica dei contenuti. Squilibrio anche nella tabella di valutazione dell’anzianità di servizio
In arrivo il bando del concorso riservato per i docenti di religione cattolica. Entro il mese di febbraio infatti dovrebbe esserci il via alla procedura dedicata ai precari storici.
Il Ministero ha già chiarito che questo concorso si svolgerà attraverso una prova orale, a carattere didattico metodologico, che non prevede un punteggio minimo di superamento.
La prova avrà una votazione che, sommata ai titoli culturali e professionali, determinerà la posizione finale alla graduatoria di merito da utilizzare, a scorrimento, fino a totale esaurimento.
La prova orale dovrebbe avere una durata massima complessiva di 30 minuti.
Prevista inoltre l’estrazione della traccia su cui si svolgerà l’esame 24 ore prima della prova stessa.
Proprio nell’ottica di stabilizzare il precariato, è prevista un peso considerevole alla valorizzazione dell’esperienza maturata, alla quale potranno essere assegnati fino a 100 dei 250 punti complessivamente previsti per la valutazione.
Durante la prova orale sono esclusi i contenuti riguardanti in modo specifico l’insegnamento della religione cattolica.
I rilievi del CSPI
Il CSPI, pur esprimendo parere favorevole, ha posto alcuni rilievi. In particolare, in relazione a quanto previsto dai criteri di valutazione della prova orale, il CSPI riscontra alcune incongruenze, rispetto ad altre procedure concorsuali, per quanto riguarda le tabelle di valutazione dei titoli.
In particolare, come si vede dalla tabella, a parere del CSPI, “l’impostazione complessiva tradisce un’idea di scuola centrata sulla didattica dei contenuti”.
Ad esempio, alla progettazione pedagogico/didattica è attribuito un peso inversamente proporzionale al grado di scuola e alle competenze specifiche relative ai contenuti.
Ma non solo. Secondo il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, anche l’allegato H, relativo alla Tabella di valutazione dell’anzianità di servizio e dei titoli di qualificazione professionale, andrebbe modificata, evidenziando un’eccessiva articolazione della tabella rispetto a quelle previste dalle altre procedure concorsuali, che solitamente attribuiscono un range di punti in base alla votazione conseguita per il titolo di accesso e un punteggio predefinito rispetto ai titoli aggiuntivi.
Avendo un massimo di 50 punti, si rischia di attribuire il punteggio massimo tanto a chi ha un solo titolo con una votazione elevata, quanto a chi ha conseguito un maggiore numero di titoli valutabili, con un’evidente differenza di trattamento rispetto ai candidati delle altre procedure concorsuali.
Inoltre, il CSPI propone, in analogia a quanto già previsto per le altre tabelle di valutazione dei titoli allegate ai bandi di concorso per l’accesso al ruolo docente, il riconoscimento di un punteggio aggiuntivo nel caso di inserimento nella graduatoria di merito di una precedente procedura concorsuale per la stessa tipologia di posto.
PARERE CSPI
Nel frattempo è arrivato un nuovo passo verso il concorso: siglato l’accordo tra il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Matteo Zuppi, e il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara proprio sulla procedura in arrivo.
Cosa prevede il concorso
L’Intesa prevede la copertura del 30% dei posti vacanti tramite concorso ordinario, come stabilito dall’articolo 1-bis della legge 159/19. Il rimanente 70% sarà assegnato attraverso una procedura straordinaria riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. In totale, sono coinvolti circa 6400 insegnanti.
L’accordo sostituisce quello del 14 dicembre 2020 e si basa sul rispetto dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense del 1984 e dell’Intesa del 2012. La procedura concorsuale si allinea alle normative vigenti e alle intese preesistenti, garantendo così un inquadramento legale e storico.
I candidati dovranno possedere i titoli di qualificazione professionale elencati nell’Intesa del 2012 e la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento. Il concorso si articolerà in prove scritte e orali, volte a valutare la preparazione dei candidati in relazione alla normativa e alle competenze richieste.
Il Cardinale Zuppi, in una nota, ha espresso gratitudine per questo accordo, sottolineando il valore degli insegnanti di religione come educatori che arricchiscono l’esperienza scolastica con dialogo e approfondimento culturale. L’accordo offre loro maggiore stabilità e sicurezza.
Il Ministro Valditara, sempre in un comunicato, ha sottolineato il ruolo dell’insegnamento della religione come mezzo per esplorare principi etici e morali e per comprendere meglio le radici della civiltà occidentale. Poi ha evidenziato come questo insegnamento fornisca agli studenti strumenti essenziali per conoscere aspetti fondamentali della storia e cultura.
Il nuovo concorso si svolge a vent’anni dalla prima e unica procedura del 2004, segnando così un momento storico nell’educazione religiosa nelle scuole.