Concorso docenti, l’affondo de L’Espresso: “La scuola vuole burocrati del nozionismo. E invece servono degli insegnanti”

Si susseguono i commenti sul prossimo concorso scuola. L’ultima analisi de L’Espresso mette in luce un problema cruciale: la scuola, riflesso di un Paese che fatica a rinnovarsi, si sta orientando verso un approccio eccessivamente burocratico e nozionistico nella formazione degli insegnanti.
Il dibattito si accende intorno alla natura delle domande poste durante i concorsi, percepite come eccessivamente tecniche e lontane dalle reali competenze necessarie per formare i giovani alle sfide future.
Le domande, come riportato dal settimanale, spaziano dalla storia alla tecnologia, ponendo quesiti di memoria su fatti specifici o dettagli di programmi ministeriali. Tale approccio, pur essendo pratico per la correzione, è visto come un ostacolo alla selezione di insegnanti veramente capaci di ispirare e guidare gli studenti. La preoccupazione è che si formino docenti più simili a burocrati del sapere piuttosto che mentori e guide per le nuove generazioni.
Critiche emergono anche sul gap tra le competenze teoriche richieste e la realtà pratica dell’insegnamento. Molti docenti, formati in discipline specifiche come Lettere o Architettura, si trovano a gestire classi senza una preparazione adeguata in psicologia o dinamiche adolescenziali. Tale mancanza si traduce spesso in difficoltà nella gestione delle classi e nell’interazione con gli studenti, aspetti fondamentali della professione insegnante.
Il problema, tuttavia, è più ampio e riflette la situazione generale dell’Italia: un Paese che cresce lentamente, con prospettive incerte in un contesto di concorrenza globale. Gli insegnanti, figura centrale nella formazione delle generazioni future, dovrebbero essere preparati non solo a trasmettere nozioni, ma anche a ispirare, motivare e guidare i giovani in un mondo in rapida evoluzione.