Concorso a cattedra. ADAM al Ministro Giannini, ragioniamo sul concorso, non sulle abilitazioni
“Il Ministro Giannini non può liquidare così le bocciature alle prove scritte del concorso scuola 2016: ragionare su "come facciamo le abilitazioni". E perchè invece non ragionare su come è stato concepito il concorso?
“Il Ministro Giannini non può liquidare così le bocciature alle prove scritte del concorso scuola 2016: ragionare su "come facciamo le abilitazioni". E perchè invece non ragionare su come è stato concepito il concorso?
Ministro Giannini: lei è così certa che il suo operato sia inattaccabile? non è disposta a rivedere le sue scelte e ammettere che forse si sarebbe potuto procedere diversamente? Il Ministero sta precludendo la possibilità di avere delle vere graduatorie triennali da cui attingere per le assunzioni e ricorrerà ancora al precariato selvaggio nel prossimo triennio. E' davvero questo il risultato che voleva?” – Così si esprime la presidente dell'ADAM – Associazione Docenti Abilitati per Merito – Alessandra Operamolla, rispetto alle dichiarazioni del Ministro Stefania Giannini.
L'ADAM si era mossa per tempo: tra le richieste dei candidati stessi c'era la valutazione delle competenze didattiche e metodologiche, ma l'associazione aveva presentato al Capo Dipartimento Rosa De Pasquale e al Sottosegretario Angela D'Onghia, nonchè al CSPI, Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, voluto dal Ministro Giannini per validare le modalità del bando, una richiesta formale di esplicitare ai candidati i criteri su cui sarebbero stati valutati e di fornire loro dei quesiti-tipo su cui potersi allenare. Infatti, siamo a conoscenza che quesiti metodologico-didattici furono somministrati soltanto nel 1983: ma in tal caso l'esame abilitante, dal valore concorsuale, fu un tema, con un tempo a disposizione di alcune ore e soltanto sui programmi del tipo di scuola in cui il candidato stava insegnando. Insomma, si parla di un esame ben diverso da quello proposto oggi.
Sotto accusa anche l'accertamento della lingua straniera: il livello B2 del quadro europeo non faceva parte del bagaglio culturale degli abilitati perchè il Ministero non l'aveva mai inserito nei corsi abilitanti. Anche questo era nella nostra segnalazione, e si sottolinea anche come il TFA II ciclo si sia svolto mentre il Ministro Giannini era nel pieno dei suoi poteri. Pertanto il Ministro sapeva perfettamente cosa l'ordinamento degli attuali corsi abilitanti prevedesse e che la richiesta sulla lingua era un elemento del tutto inedito per gli abilitati.
Del resto l'Associazione ADAM ha anche segnalato al MIUR e al Governo alcune contraddizioni sull'accesso da parte degli abilitati di seconda fascia ai corsi di preparazione alle metodologie CLIL (Content and Language Integrated Learning) in lingua straniera, loro precluso: ben sapendo questo gli insegnanti precari non sono oggi affatto stimolati a intraprendere e continuare lo studio di una lingua straniera, ma si preoccupano di altri aspetti che per loro possono essere fondamentali per guadagnare punteggio in graduatoria, che è e rimane la modalità di accesso al lavoro precario.
“Invece,- continua la Operamolla – la prova scritta del concorso 2016 lascia parecchie perplessità: la prova si è presentata come uno stress-test con tempi davvero risicati, che non hanno offerto a molti la possibilità di dimostrare quanto sapevano. Infatti, nessun insegnante prepara mai un percorso didattico in 15 minuti, come invece la prova scritta ci ha chiesto di fare. La procedura di correzione proposta alle commissioni, stando alle testimonianze di alcuni commissari, non pemettendo di visualizzare il risultato complessivo di una prova prima di validarlo, ha portato a tante votazioni che per decimi di punto non hanno raggiunto la soglia della sufficienza (tanti voti tra il 27 e il 28). Ho visto tantissimi validi colleghi anche con esperienza non superare lo scritto per una manciata di decimi di punto, oppure per non aver risposto alle domande in lingua per via del tempo molto ridotto. Eppure se l'intenzione del Ministero fosse stata davvero quella di offrire una reale opportunità ai tanti precari in attesa di stabilizzazione, avrebbe dovuto somministrare loro una prova che permettesse di dimostrare il reale potenziale di insegnamento. Io definisco questa prova scritta, così come tutta la procedura, un chiaro errore politico del Ministro: non possiamo interpretarlo diversamente il risultato di un Ministero autorizzato dal MEF ad assumere oltre 63mila precari e che invece porta a casa graduatorie piene solo a metà. Si prevedono molti pensionamenti, invece probabilmente per alcune cdc i posti non saranno coperti. Ciò andrà a scapito degli abilitati coi punteggi più alti nella seconda fascia, che saranno chiamati a coprire i posti vacanti, e raggiungeranno presto quel limite dei 36 mesi, in vigore dal prossimo settembre, che li sottoporrà a serie limitazioni lavorative.
Inoltre ci ha affranti moltissimo anche l'articolo di Zunino apparso su Repubblica la scorsa settimana, in cui voci di alcuni Dirigenti MIUR scaricavano la colpa su candidati e commissari. Essere definiti ignoranti dopo tutto il lavoro svolto nelle scuole non è stato bello, ma soprattutto non accettiamo questa ennesima delegittimazione delle nostre richieste: una reale fase transitoria da accompagnare alla legge delega sul reclutamento, che tuteli tutti gli abilitati ed i docenti in terza fascia. Ingiustizie ne abbiamo subite tante, prima fra tutte quella subita da chi, per colpa di una riforma scellerata, la riforma Gelmini, ha dovuto affrontare una doppia selezione concorsuale, la prima per frequentare il TFA, la seconda per guadagnare il diritto al ruolo. Questo è in Europa un caso unico: in Francia, ad esempio, docenti selezionati, formati e valutati al pari degli abilitati TFA divengono alla fine dell'anno formativo del “CAPES” docenti di ruolo. Difatti il Ministero, presto con una legge delega correggerà l'errore del reclutamento italiano, il doppio step, abilitazione selettiva seguita da concorso, istituendo dei concorsi-corsi. Però, sebbene tali concorsi -corsi sembrino sempre più rassomigliare al TFA, tale percorso rimane devalorizzato e deprivato del naturale riconoscimento del valore concorsuale che meriterebbe e invece si ripropongono ai docenti nuove selezioni con regole diverse. In sostanza nuovi concorsi non erano necessari: bisognava invece regolarizzare la posizione di quanti erano entrati nel mondo della scuola con una abilitazione ministeriale.
Il tutto si inquadra a mio avviso in un problema di dimensioni molto più grandi, che non riguarda soltanto il sistema scolastico, ma anche quello universitario, tutte le pubbliche amministrazioni e il sistema di reclutamento nelle aziende a carattere privato: per ormai vent'anni il Governo ha chiuso più che un occhio sulle politiche di reclutamento e sulla situazione lavorativa dei giovani. La generazione degli over 30 italiana oggi vive una situazione di precariato esistenziale, fisiologico, malato cui la politica non è in grado di garantire una risposta e di cui la politica stessa è responsabile. Essendo una persona realista, non mi aspetto che il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca sia in grado di cancellare 20 anni di precariato selvaggio con un colpo di spugna, ma quantomeno esigo il rispetto verso quei precari su cui si è retto in tutto questo tempo. I supplenti sono una categoria di lavoratori che conosce bene i sacrifici: i miei colleghi abilitati di primo e secondo ciclo sono partiti per il Nord anche quest'anno per lavorare. Ricevono spesso lo stipendio in ritardo, e quindi con quali risorse economiche potrebbero mai permettersi la certificazione in lingua che oggi il Ministro ha scelto come requisito contando soltanto sulle proprie disponibilità economiche? Purtroppo l'aggiornamento professionale è previsto dalla vigente legge (107/2015) soltanto per il personale già in ruolo. Servirebbe un intervento anche per sostenere l'aggiornamento dei docenti precari, che purtroppo rimangono sempre più penalizzati dalle politiche ministeriali.
Quindi vorrei invitare il Ministro a riflettere su quanto esposto, perchè si cerchino delle soluzioni più eque ed inclusive; in particolare il riconoscimento del doppio canale per coloro i quali sono collocati fuori dalla Graduatoria ad Esaurimento dovrebbe essere una misura da prendere seriamente in considerazione.”
Alessandra Operamolla