Concorsi scuola, l’affondo di Boeri e Perotti: così Brunetta penalizza i neolaureati e crea precariato

I nuovi concorsi pubblici fanno discutere. Con il decreto legge n. 44/2021 sono state definite le nuove regole per sbloccare i concorsi già banditi, per quelli che saranno banditi durante lo stato di emergenza e per quelli a regime.
Il decreto sbloccherà le procedure per almeno 110mila posti adeguandole alle condizioni imposte dalla pandemia. Per gli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti, in realtà, questo nuovo impianto concorsuale penalizza i neolaureati e crea le premesse per un nuovo boom di precari.
Concorsi per titoli e servizio, Tuzi (M5S): svantaggiano i giovani
Su La Repubblica, Boeri e Perotti indicano tre motivi: il primo riguarda la sola prova scritta e, per i concorsi già banditi, la mancanza della prova orale. Per i concorsi scuola (quello della primaria e quello della secondaria), la procedura potrà anche esaurirsi nella semplice valutazione di esperienze professionali e di titoli. Per Boeri e Perotti, così “diventa quindi impossibile per giovani molto preparati far valere le loro competenze e mettere in luce le loro motivazioni”. Poi altro motivo riguarda il fatto che le commissioni
le commissioni potranno basarsi sui “titoli di servizio” di cui i neolaureati sono sprovvisti. Poi c’è un altro motivo: la procedura semplificata sarà utilizzata per le assunzioni con contratti a tempo determinato nella Pa.
Su questo punto Boeri e Perotti sono chiari: “Si istituzionalizza così la produzione di precari a mezzo di precari: si entra nella Pa con dei contratti a tempo determinato, con prove che non permettono di selezionare in base a competenze, e si precostituiscono i titoli di servizio che renderanno poi possibile la stabilizzazione alla prima occasione in nome di una qualche emergenza nel riempire posti vacanti. I concorsi veri, quelli selettivi e aperti anche a chi sta fuori, vengono così svuotati”.