Concorsi per docenti, “sottoporre i candidati ad un colloquio psicologico”. INTERVISTA a Gaetano Cotena

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“Più che un test di personalità, io penso a un colloquio psicologico e alla partecipazione nella commissione di concorso di uno psicologo psicoterapeuta che segua la lezione simulata e che possa intervenire e dopo la lezione simulata sottoponga il candidato a un colloquio psicologico”. Lo psicologo psicoterapeuta Gaetano Cotena allude al pensiero di Umberto Galimberti che avevamo raccolto tempo fa in un’affollata Piazza Grande a Modena, durante un suo molto apprezzato intervento al Festival della Filosofia.

Secondo Galimberti gli insegnanti “dovrebbero essere selezionati con test della personalità per evitare che docenti non in grado di insegnare e di appassionare rovinino in 40 anni di carriera la vita di intere generazioni di studenti”. “Il processo selettivo degli insegnanti – ci spiega oggi Gaetano Cotena, che è pure professore a contratto di Psicologia clinica presso l’università degli studi di Brescia e docente di scienze umane in un liceo, nonché autore del libro “Insegnare senza farsi male. Le competenze emotive e relazionali del docente e la prevenzione dello stress in classe”, Utet Editore – deve dare maggior valore alle competenze emotive e relazionali del docente . In questo momento gran parte della valutazione del docente viene fatta sulla base delle conoscenze e sulla sua capacità di trasferirle utilizzando le moderne tecnologie. Questa mia proposta nasce dal fatto che l’educazione si basa su processi di identificazione – io vedo come ti comporti e mi modello su quel comportamento se sei una persona importante per me – e di introiezione – metto dentro di me la tua voce e come mi fai sentire – sono attivi tutta la vita. E sono una parte fondamentale dell’educazione”.

Dottor Gaetano Cotena, che cosa comporta, nello sviluppo di un alunno, il fatto che potrebbe incontrare nel proprio percorso scolastico uno o più insegnanti davvero adeguati sul piano emotivo e su quello della relazione?

“Il modello di adulto che si presenta agli adolescenti e ancor più ai bambini nelle scuole dell’infanzia non può prescindere dalla necessità che il docente rappresenti un adulto stabile di riferimento, le cui caratteristiche sono state delineate nel mio libro. L’adulto che si sintonizza emotivamente con l’alunno non svaluta le emozioni che l’altro sta provando, non si preoccupa dell’ansia dell’altro ma se ne occupa, dichiara la propria rabbia se necessario ma non la agisce, utilizza il disaccordo, la sfida o la provocazione degli alunni come opportunità educativa, riconosce le proprie fonti di stress in classe e sa gestirle, è rassicurante e offre un aiuto autentico indipendente dal grazie o dal riconoscimento dello studente o del bambino, sa come contribuire alla strutturazione di un’identità sana. Pertanto il processo selettivo, prima ancora che la formazione dei docenti neoassunti, ha un ruolo fondamentale nell’identificare i candidati con queste competenze emotive e relazionali necessarie per assolvere il compito richiesto al buon educatore e agli insegnanti della scuola di oggi”.

Ma non le pare che in genere si punti più a sondare le capacità tecnologiche dei nuovi docenti che non sulle capacità personali e professionali che ha appena descritto?

“La mia idea di iter selettivo infatti toglie una percentuale sostanziale di importanza alla capacità del docente di utilizzare le nuove tecnologie attualmente ritenuta fondamentale nella selezione dei docenti per dare un peso maggiore alla padronanza della disciplina e soprattutto alle sue capcità emotive e relazionali. In questo momento la selezione dei docenti è svolta da altri docenti, certamente a volte con esperienza e competenti, ma che non sono stati formati né selezionati per valutare le competenze emotive e relazionali degli studenti. Allora la mia domanda è: come possono, loro, selezionare i futuri docenti?”

Come possono, secondo lei?

“Guardi, anche nelle aziende ci sono gli esperti della selezione del personale. Dunque è necessario inserire degli esperti che si occupino della valutazione delle competenze emotive e relazionali del docente che come detto rappresentano una parte fondamentale del processo educativo e da cui non si può prescindere per la costituzione in classe di un contesto emotivamente accogliente che favorisca l’apprendimento”.

Perché nella scuola non si fa?

“Già, perché non investire nella selezione dei docenti coinvolgendo la figura dello psicologo psicoterapeuta?”

Lei come se lo immagina, nella pratica, questo processo selettivo ? Quali sono le fasi e i pesi da dare alla valutazione?

“Intanto, alla padronanza della disciplina e conoscenza occorrerebbe dare il 30 per cento della valutazione. La valutazione delle conoscenze ha un peso importante nella scelta del docente. I contenuti rappresentano una parte fondamentale dell’insegnamento e anche del processo educativo, perchè un docente che padroneggia i contenuti della disciplina è anche un docente che sa collegarli con maggiore facilità alla realtà che gli studenti vivono ed è ormai noto che questo collegamento può rendere la scuola più utile e più interessante per gli studenti. In secondo luogo, il docente che padroneggia la disciplina è anche un docente più rilassato in classe, che non teme le domande degli studenti, che non si arrampica sugli specchi e che ha la sicurezza per dire che non sa rispondere ad una domanda e che si informerà per dare una risposta il giorno successivo. Terzo punto: Un docente che padroneggia i contenuti della disciplina è un docente capace di offrire un modello di adulto appassionato alla materia insegnata, che si dedica al mestiere che ha scelto, che conosce e che approfondisce. Ma la conoscenza va integrata con modalità didattiche ed espressive efficaci per poter essere trasmessa. E questo aspetto non è valutabile attraverso un test o un compito scritto. Dunque si può certamente mantenereuna prima fase scritta sui contenuti della disciplina, che valga il 30 per cento del voto finale e abbia un carattere di scrematura iniziale, ma da quel momento dell’iter selettivo in poi, nelle fasi successive, il docente dovrà mostrarsi nel suo modo di comunicare, di stare in relazione, nella chiarezza di esposizione e nella capacità di non offendersi se l’altro non ha capito”.

C’è pure il rischio che il docente si offenda?

“Si rischia che s’arrabbi se l’altro non capisce. Non sempre il docente crea un clima relazionale in classe nel quale gli alunni, anche i più timidi, si sentano liberi di dire che non hanno capito o che hanno perso il filo del discorso. Il docente ha una responsabilità del fatto che gli alunni non partecipino alla lezione oppure che non chiedano. Se io docente rispondo spazientito di fronte alle domande degli alunni è molto più probabile che loro non si sentiranno legittimati a chiedere, fallendo così nella costruzione della relazione educativa. Pertanto il docente dovrà essere testato dalla commissione durante una lezione simulata che riproponga le condizioni tipiche di stress che si presentano in una classe: richieste di chiarimento, incomprensione, tempo a disposizione, disaccordo dello studente con quanto detto dal docente, e altro. La valutazione proseguirà con la presentazione di una lezione da parte di un candidato”.

Come la immagina la lezione simulata?

“La lezione simulata sarà proposta da parte di un candidato di fronte a una commissione in cui sarà presente uno psicologo psicoterapeuta, che potrà intervenire chiedendo ulteriori spiegazioni su contenuti poco chiari o approfondimenti su aspetti che lo hanno incuriosito come se fosse uno studente. Questo permetterà di valutare la capacità del candidato di rispodere a una domanda imprevista o a un disaccordo nell’uditorio, non tanto per valutare i contenuti ma per verificare le modalità relazionali della gestione di questi aspetti: l’accoglieza di un dubbio o un disaccordo che spesso un docente si trova ad affrontare in una classe”.

Quale potrebbe essere, nella sua visione, una buona griglia di osservazione della lezione simulata?

“La griglia di osservazione dovrà tenere presenti soprattutto alcuni importanti aspetti: correttezza dei contenuti, chiarezza di esposizione, capacità di tenere alta l’attenzione e di non annoiare – se la commissione si annoia, si annoieranno anche gli studenti – passione nella trasmissione dei contenuti, capacità di integrare la teoria con esempi semplici e comprensibili, collegati alla realtà quotidiana degli studenti, capacità di non perdere il contatto con l’uditorio e di rendersi conto di quello che sta accadendo intorno a lui, tono di voce e capacità di emozionare: l’insegnamento deve attrarre, e non può attrarre se gli studenti non vengono stimolati anche sul piano emotivo. E ancora: capacità di gestire la propria ansia”.

Alla presentazione della lezione assisterà anche uno psicologo psicoterapeuta?

“Certo. Lo psicoterapeuta in questa fase appunterà le modalità di risposta dell’aspirante docente e le aree relazionali da approfondire durante il colloquio psicologico, che è l’ultimo aspetto di selezione. Durante il colloquio psicologico, al quale sarà presente l’intera commissione, potranno essere approfondite dallo psicologo-psicoterapeuta le motivazioni nella scelta di intraprendere la professione docente, ma soprattutto particolare attenzione sarà rivolta ad alcuni aspetti comportamentali”.

Quali?

“Intanto la velocità dell’eloquio. Le situazioni di valutazione aumentano certamente lo stato d’ansia, ed essendo l’ansia anche un facilitatore nella performance – perché mantiene alta l’attenzione e attiva risorse rivolte al superamento di una prova – di per sé l’attivazione ansiogena risulta generalmente adeguata alla situazione valutativa. Ma le modalità di gestione della propria ansia dovranno essere oggetto di valutazione. Come risponderebbe un docente alla richiesta dello psicoterapeuta o di un altro commissario di parlare un po’ più lentamente in modo da poterlo seguire meglio? Una domanda legittima per qualsiasi interlocutore, che richiama il candidato ad un ascolto di sé, necessario per la professione docente. E sarà importante valutare la risposta del candidato a questa richiesta, che dovrà essere posta in modo neutro e accompagnata con gentilezza per non trasmettere un giudizio negativo che potrebbe inficiare la restante parte della performance del candidato. Difronte alla richiesta neutra e non offensiva di parlare più lentamente sarà necessario valutare se il docente rallenta, si offende, resta frustrato dal rimando”.

Inoltre?

“Inoltre, la capacità di reggere la frustrazione di una interruzione. Il candidato si lascia interrompere? Oppure alza la voce per non lasciare spazio all’interlocutore? Sono aspetti questi che potrebbero passare comunemente come collegati all’ansia della valutazione, e in parte lo sono, ma sottendono anche aspetti aggressivi di personalità. E’ possibile che in un momento di stress in classe, quel docente che non regga la frustrazione, urli o perda il controllo. E ancora: portare degli esempi di situazioni potenzialmente stressanti in classe, e chiedere come le gestirebbe”.

Ma perché proprio lo psicologo psicoterapeuta deve valutare le competenze relazionali del docente?

“In trenta minuti di colloquio non si può prevedere come si comporterà una persona nei futuri anni di insegnamento, ma emergono molti aspetti della personalità che possono consentire una valutazione sulle capacità di gestione delle emozioni e degli aspetti relazionali. In modo grossolano certo, ma quel tanto che basta per immaginare quel docente in una classe e per fare in modo di sentire come lo psicologo-psicoterapeuta sta in quella conversazione. Perchè, soprattutto se sarà uno psicoterapeuta che arriva da una buona conoscenza di sé e da un percorso di analisi, è probabile che il sentire del terapeuta, utilizzato e affinato perché strumento terapeutico e diagnostico nella stanza di analisi, sarà quello di molti alunni in classe. E nella valutazione, il terapeuta dovrà tenere conto di questi aspetti, perchè è attraverso l’essere, ciò che il docente è, come si pone nei confronti degli alunni e nei confronti della vita, che influenzerà l’educazione e, quindi, la crescita del futuro cittadino. Pertanto non si può dimenticare questo aspetto nell’iter di selezione. Il docente certamente approfondirà nei corsi di formazione e con l’esperienza la gestione delle capacità relazionali e della classe, ma è necessario che parta da una buona base di competenze già acquisite perchè la formazione, da adulti, non può stravolgere gli atteggiamenti emotivi e relazionali di una persona.Dunque è necessario scegliere i docenti che potranno porsi come adulti stabili di riferimento, le cui caratteristiche ho descritto nel mio libro e con le quali gli studenti e ancor più i bambini delle scuole primarie o dell’infanzia potranno identificarsi durante il loro percorso di crescita e di costruzione dell’identità. Il ruolo del docente è fondamentale per la strutturazione dell’identità del futuro adulto. Talvolta può rappresentare la fonte di esperienze di valutazione ma altre volte può costituire quell’adulto a volte alternativo alla figura genitoriale che contribuisce alla strutturazione di modalità di gestione dell’emotività e della relazione che contribuiranno in modo significativo al benessere emotivo del futuro adulto”.

Che cosa succede, invece, nella pratica attuale della selezione dei docenti?

“Attualmente, nella valutazione dei docenti che affrontano un concorso, grande spazio viene dato alle conoscenze, alla capacità di integrare le medesime con le moderne metodologie didattiche e alla capacità di utilizzo delle moderne tecnologie. Dimenticando però che gli studenti sanno già utilizzare le moderne tecnologie ma hanno un grande bisogno di apprendere competenze di gestione della propria emotività e consapevolezza di sé. Questo bisogno è evidenziato dalla grande crescita del disagio psicologico in età scolare”.

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