Con l’orologio smart alunno di 8 anni chiama la Polizia da scuola per una rissa: ma era solo uno scherzo. L’ombra di una sfida per effettuare chiamate false

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Un alunno di una scuola primaria, in provincia di Prato, ha generato un falso allarme utilizzando il suo smartwatch per segnalare una presunta rissa tra studenti.

La chiamata ha attivato il protocollo di emergenza, mobilitando sia un’ambulanza che le forze dell’ordine. Gli operatori hanno però constatato che si trattava di uno scherzo, dopo aver parlato con le insegnanti della scuola.

Le misure della dirigenza scolastica

Come segnala La Nazione, che ha ricostruito la vicenda, la dirigente scolastica dell’istituto ha annunciato l’adozione di provvedimenti in seguito all’episodio. Considerata la giovane età del bambino, che probabilmente non ha compreso la gravità del suo gesto, l’attenzione si concentrerà sulla sensibilizzazione delle famiglie. I genitori riceveranno comunicazioni specifiche sul divieto di utilizzo dei dispositivi mobili all’interno dell’ambiente scolastico, sia durante le lezioni che nei momenti di pausa, inclusi telefoni cellulari e smartwatch.

Le indagini sulle possibili influenze esterne

Le autorità scolastiche stanno conducendo accertamenti per verificare se il bambino abbia agito da solo o sia stato influenzato da altri studenti più grandi. L’ipotesi è legata alla presenza sui social network di numerose “challenge” che incitano a effettuare chiamate di emergenza false. Gli investigatori stanno analizzando la dinamica dell’evento per comprendere se esistano collegamenti con questi pericolosi fenomeni virali che si diffondono tra i giovani attraverso le piattaforme social.

Quando il gioco diventa un pericolo per gli studenti

I social network sono diventati un terreno fertile per la diffusione virale di “challenge”, sfide che coinvolgono principalmente giovani e studenti. Nate spesso come forme di intrattenimento innocuo o per sostenere cause benefiche, queste tendenze possono trasformarsi rapidamente in pratiche rischiose. La pressione del gruppo e il desiderio di popolarità spingono molti ragazzi a partecipare, talvolta senza una piena consapevolezza dei pericoli associati. La velocità con cui queste mode si propagano rende difficile per adulti e istituzioni monitorare e intervenire tempestivamente, creando un ambiente potenzialmente dannoso per la sicurezza degli adolescenti.

Le challenge pericolose assumono forme diverse, spaziando da prove di resistenza fisica estreme a giochi di soffocamento autoindotto (“blackout challenge”), fino all’ingestione di sostanze non commestibili o all’emulazione di comportamenti illegali, come procurare falsi allarmi. I rischi per gli studenti sono molteplici e gravi: si va dalle lesioni fisiche, talvolta permanenti o fatali, ai danni psicologici legati all’ansia da prestazione, al fallimento o al cyberbullismo. Non vanno sottovalutate nemmeno le conseguenze legali per azioni che configurano reati e l’impatto negativo sul clima e sulla sicurezza scolastica.

La prevenzione rappresenta lo strumento più efficace per contrastare la diffusione di queste pratiche nocive. Un ruolo cruciale è svolto dalla scuola, che attraverso il personale docente e ATA, può promuovere percorsi di educazione digitale mirati a sviluppare negli studenti un approccio critico ai contenuti online e la consapevolezza dei rischi. Fondamentale è la collaborazione scuola-famiglia, un dialogo costante per monitorare le attività online dei ragazzi e fornire loro supporto. L’applicazione chiara dei regolamenti scolastici sull’uso dei dispositivi elettronici e sulla condotta online contribuisce a creare un ambiente più sicuro e a disincentivare la partecipazione a sfide potenzialmente dannose.

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