Compiti per le vacanze un’occasione sprecata? Il parere della pedagogista Paglialunga: “Sì, se diventano un peso e non uno strumento”

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L’estate volge al termine e con essa si riaccende il dibattito sui compiti delle vacanze. Se per molti studenti si tratta di un peso inutile, un’ombra che oscura le giornate di relax, per altri rappresentano un’occasione per consolidare l’apprendimento e prepararsi al rientro. Ma dove sta la verità?

Un sondaggio di Skuola.net ha rivelato che ben tre studenti su quattro considerano eccessivo il carico di lavoro domestico assegnato durante l’estate. Un dato che fa riflettere e che spinge a interrogarsi sul reale valore dei compiti delle vacanze.

Su Avvenire, la pedagogista Maria Grazia Paglialunga offre un punto di vista interessante. Per la docente, il problema non risiede tanto nell’esistenza dei compiti in sé, quanto nel modo in cui vengono percepiti e utilizzati. “Il compito è una buona cosa“, afferma Paglialunga, “ci abitua alla perseveranza e ci aiuta a mettere in pratica ciò che abbiamo imparato in teoria”.

Il problema, secondo la pedagogista, è che oggi il compito ha assunto un’accezione negativa, schiacciato da un lato dalla mole di lavoro scolastico che spesso non lascia spazio ad altro, dall’altro da una cultura che demonizza lo sforzo e la fatica.

Per questo, secondo Paglialunga, è fondamentale che i compiti vengano pensati e assegnati con criterio, tenendo conto dell’età degli studenti e del loro bisogno di riposo. “Spiegare a cosa serve un compito e bilanciarlo con il tempo libero è fondamentale”, sottolinea la docente, “così come è importante che i compiti non si trasformino in una valutazione punitiva al rientro a scuola”.

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