Compiti per le vacanze, il parere del pediatra: “Meglio una pizza che un esercizio. L’estate sia solo libertà”

Un’estate che profuma di salsedine e libertà, non di carta stampata e compiti da svolgere. È questa la visione radicale del pediatra Italo Farnetani, che torna a scuotere il dibattito sui compiti delle vacanze: “Ogni anno le famiglie spendono 250 milioni di euro in libri per i compiti estivi, una media di 40 euro a studente. Sono soldi buttati”, afferma senza mezzi termini in un’intervista all’Adnkronos.
Per Farnetani, storico promotore dell’“estate senza compiti”, la pausa scolastica dovrebbe essere dedicata esclusivamente al riposo mentale, allo svago e alla scoperta di nuove esperienze. “L’unico dovere dei bambini e dei ragazzi durante le vacanze è divertirsi, fare sport, stare con la famiglia e gli amici, conoscere ambienti e persone nuove”, ribadisce il medico.
I motivi scientifici del “no” ai compiti
Dietro il suo “veto assoluto” ai compiti delle vacanze, Farnetani porta argomentazioni scientifiche e pedagogiche. “Le alte temperature estive, rese ancora più estreme dal cambiamento climatico, sono incompatibili con l’apprendimento”, spiega. “Non è corretto nemmeno suggerire di studiare nelle ore fresche: al mattino l’organismo non è ancora pronto, soprattutto dal punto di vista del ragionamento”. Il pediatra sottolinea come la pausa dagli impegni scolastici sia fondamentale per la crescita: “Bambini e adolescenti hanno bisogno di tempo libero per stare all’aria aperta, muoversi, arricchirsi di nuove esperienze. I compiti delle vacanze sono incompatibili con tutto questo e rischiano di prolungare lo stress dell’apprendimento”. Farnetani riconosce il ruolo centrale della scuola, ma invita a “svuotare la mente” durante l’estate, per coltivare quella che definisce “resilienza dalla fatica di imparare”.
L’impatto psicologico dei compiti estivi sugli studenti
Il tema dei compiti delle vacanze non riguarda soltanto l’organizzazione familiare o la didattica, ma tocca da vicino il benessere psicologico di bambini e adolescenti. Numerose ricerche in ambito psicopedagogico hanno evidenziato come il carico di esercizi assegnato durante la pausa estiva possa generare stress e ansia, soprattutto nei più piccoli.
La prospettiva di dover affrontare pagine di esercizi, spesso percepiti come un obbligo più che come un’opportunità di crescita, rischia di trasformare l’estate in un periodo di tensione anziché di riposo.
Gli esperti sottolineano che la pausa scolastica dovrebbe rappresentare un momento di decompressione dopo mesi di impegni e valutazioni, necessario per recuperare energie mentali e fisiche. Invece, la presenza costante dei compiti può alimentare un senso di pressione, con effetti negativi sulla motivazione e sull’autostima.
Alcuni studi hanno inoltre rilevato che il rischio di burnout scolastico non riguarda solo gli studenti più fragili, ma può colpire anche chi ha un buon rendimento, soprattutto se privato di un vero periodo di pausa. In questo contesto, la riflessione sull’utilità e sulle modalità dei compiti estivi si intreccia con la necessità di tutelare la salute mentale degli alunni, promuovendo un equilibrio tra apprendimento e benessere.
Il ruolo delle famiglie e delle attività alternative
Accanto al dibattito sui compiti, emerge con forza il tema delle attività alternative che le famiglie possono proporre durante l’estate. L’assenza di esercizi tradizionali non significa infatti rinunciare a stimolare la curiosità e la crescita dei ragazzi. Al contrario, il periodo estivo offre l’occasione per sperimentare forme di educazione non formale, capaci di arricchire il bagaglio di esperienze personali.
Le famiglie possono favorire la lettura condivisa, la partecipazione a laboratori creativi, le visite a musei e siti culturali, ma anche semplici attività all’aria aperta come escursioni, giochi di gruppo e sport.
Tali esperienze, spesso vissute in modo più spontaneo e coinvolgente rispetto ai compiti scolastici, contribuiscono allo sviluppo di competenze trasversali come la socialità, la creatività e l’autonomia. Inoltre, la condivisione di momenti di svago tra genitori e figli rafforza i legami affettivi e offre ai ragazzi modelli positivi di apprendimento informale.